di Alan Maas (tr. Paolo Chiocchetti)

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Da mesi ormai sulla scena politica statunitense si trascina uno scontro senza esclusione di colpi tra democratici e repubblicani… sul ‘coraggio’ o la ‘codardia’ dei rispettivi leader durante la guerra in Vietnam. Aperto in gennaio dalle accuse di Michael Moore all’ ‘imboscato’ Bush, la battaglia si è di recente spostata sul passato militare di Kerry, grazie ad una spietata campagna mediatica di gruppi di veterani pro-guerra organizzata dai cervelli della campagna Bush.
Mentre nel mondo reale interi popoli vengono trascinati inesorabilmente nella spirale delle contese imperialistiche (chiamate variamente guerre al terrorismo, preventive, umanitarie, per la libertà, alla droga, missioni di pace, etc.), il dibattito presidenziale diventa di giorno in giorno più surreale e bellicista, e una parte consistente della sinistra americana abdica ipnotizzata alle armi della critica e della mobilitazione e si prepara a votare a novembre come Comandante in Capo il “male minore”… John F. Kerry, che proseguirà le stesse guerre, ma meglio e più ‘umanitariamente’.
Qui di seguito traduciamo dall’ottima newsletter Counterpunch un resoconto della “distorsione spazio-temporale” che appassiona i media americani (P.C.)


Tre milioni di Asiatici del sud-est morti. Cinquantaseimila soldati statunitensi uccisi. Città rase al suolo dalle bombe. Una campagna devastata ancor oggi dalla guerra chimica. Questa è la realtà della guerra USA in Vietnam. Ma a giudicare dai media, la sola cosa che conta oggi della Guerra del Vietnam è il passato militare di un solo ufficiale navale statunitense per un breve periodo nel 1968 e nel 1969.

John Kerry si arruolò nella Marina nel 1966 e prestò due turni di servizio in Vietnam. I primi sei mesi di lavoro trascorsero tranquilli, a bordo di una fregata che appoggiava le navi da guerra statunitensi al largo della costa vietnamita. La controversia è sul secondo periodo di Kerry — quattro mesi come capitano di una piccola “swift boat” che trasportava le truppe statunitensi in incursioni all’interno del Delta del Mekong. Regolarmente coinvolto in scontri a fuoco, Kerry subì tre ferite che gli meritarono altrettanti Purple Hearts — nonostante tutte fossero abbastanza leggere da evitargli di perdere un giorno di servizio.

Egli vinse anche due medaglie per “coraggio personale” e “prodezza” — per aver salvato un Berretto Verde sbalzato in acqua dalla sua barca, e per essere sbarcato a riva ed aver ucciso un combattente vietnamita che secondo quanto asserito stava minacciando la squadra di Kerry con un lanciagranate. Dopo il terzo ferimento, Kerry fece richiesta di essere riassegnato lontano dal combattimento, e finì per ritornare negli Stati Uniti come aiutante di un ammiraglio.

I veterani anti-Kerry avanzano numerose critiche sullo stato di servizio di Kerry — dalla sua breve durata, alla questione se le sue ferite di guerra fossero sufficientemente gravi da giustificare i Purple Hearts, alle sue azioni durante le battaglie che gli procurarono le medaglie. Ma quello che nessuna delle due parti in causa è disponibile a parlare è il quadro più ampio — la guerra degli Stati Uniti al popolo del Vietnam, e il ruolo che Kerry e gli altri capitani di swift boat vi giocarono.

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Le swift boat capitanate da Kerry traghettavano Navy SEALS, Berretti Verdi e altre forze speciali in missioni sul Delta del Meking. Il Delta del Mekong si trova nella parte meridionale del Vietnam, centinaia di miglia dal confine che, durante la guerra, separava il Vietnam del Nord, con il suo governo comunista filo-sovietico, e il Vietnam del Sud, controllato da un regime di marionette sostenute dagli Stati Uniti.

Il delta era economicamente importante, in quanto centro principale della produzione di riso in Vietnam. Era anche la base del Fronte di Liberazione Nazionale (NLF) del Vietnam del Sud, gli insorti armati che combattevano per la liberazione dal regime meridionale e i suoi protettori statunitensi in alleanza con il nord.

Questo era il nemico di Kerry — i combattenti insorti del NLF, che gli Americani insistevano a chiamare “Viet Cong”. Fin dal passaggio di consegne con i colonialisti francesi, l’obiettivo americano era di eliminare con ogni mezzo la minaccia del NLF.

Kerry era parte di una guerra sporca per uccidere più combattenti NLF possibile — e per terrorizzare la popolazione rurale costringendola a rivoltarsi contro i ribelli. Centrale nella strategia statunitense era il programma Phoenix di omicidi contro persone sospettate di essere comandanti NLF.

I sicari dei governi statunitense e sud vietnamita uccisero tra il 1966 e il 1973, come parte del programma Phoenix, almeno 20.000 persone. Nel ruolo di capitano di swift boat, Kerry trasportò queste squadre assassine lungo i canali e i fiumi della regione del Mekong fino ai villaggi dove presunti combattenti NLF erano stati identificati.

Più in generale, le motovedette contribuivano al mantenimento di un regno del terrore nelle campagne meridionale. “L’intera area, ad eccezione di alcuni selezionati ‘villaggi amici’, era una zona di fuoco libero, nel senso che gli Americani potevano sparare a piacimento e conteggiare ogni persona che uccidevano come un Viet Cong”, hanno scritto Alexander Cockburn e Jeffrey St. Clair. Washington inoltre bersagliava il Delta del Mekong con armi chimiche — utilizzando il napalm e l’altamente tossico Agent Orange per distruggere la vegetazione come parte della guerra ai gruppi di guerriglia.

Secondo tutte le testimonianze, Kerry non esitò mai ad utilizzare la sua superiore potenza di fuoco. I suoi diari, come descritti perfino dal suo biografo ufficiale Douglas Brinkley, contengono numerose descrizioni di Kerry mentre ordina alla sua squadra di aprire il fuoco su bersagli invisibili — come di attacchi su ‘villaggi amici’ e su barche da pesca sospettate di trasportare rifornimenti ai ribelli, ma poi rivelatisi trasportare soltanto famiglie innocenti.

“Kerry era un ufficiale estremamente aggressivo, e così ero io”, ha dichiarato a Brinkley un collega tenente, James Wasser. “E mi piaceva il fatto che portasse la battaglia al cuore del nemico, che fosse un osso duro e avesse fegato — che non avesse paura di versare del sangue per il suo paese”

La “guerra totale” di Washington rese la vita insostenibile ai contadini. “E’ difficile trovare una famiglia nel Vietnam del Sud”, concluse un subcomitato del Senato nel 1971, “che non ha sofferto una morte, un ferimento o l’angoscia dell’abbandono del proprio focolare ancestrale”.

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L’altra parte della storia di Kerry che i Repubblicani tireranno certamente fuori nelle prossime settimane è il suo passato di oppositore alla guerra, dopo che lasciò il Vietnam. Qualche tempo dopo essere stato congedato dalla Marina, Kerry cominciò a prendere pubblicamente posizione come attivista contro la guerra, lavorando assieme all’organizzazione recentemente fondata Vietnam Veterans Against the War (VVAW).

Kerry non fu mai tra i membri VVAW più radicali — molti degli attivisti del nocciolo duro arrivarono a considerarsi dei rivoluzionari — e la sua opposizione alla guerra statunitense stride con le sue affermazioni durante il servizio sul Delta del Mekong, che erano tutt’al più critiche nei confronti della strategia del Pentagono. Tuttavia, Kerry prese parte ad alcune delle proteste più drammatiche del movimento contro la guerra — inclusa una dimostrazione VVAW durata un’intera settimana dove centinaia di veterani gettavano le proprie medaglie e altri simboli del proprio periodo trascorso nell’esercito al di là di un cancello di fronte all’edificio del Campidoglio statunitense.

Rappresentando i VVAW alle udienze congressuali del 1971, Kerry diventò una figura conosciuta in tutta la nazione quando fece la famosa domanda: “Come potete chiedere ad un uomo di essere l’ultimo uomo a morire per un errore?” La testimonianza di Kerry descrisse ciò che aveva sentito ai cosiddetti “Winter Soldier Investigation” — udienze pubbliche organizzate dai VVAW, durante le quali più di 150 veterani del Vietnam raccontarono le proprie storie.

“Hanno rivissuto l’orrore assoluto di quello che questo paese, in un certo senso, ha fatto fare loro”, disse Kerry. “Hanno raccontato le storie di quando hanno in prima persona stuprato, tagliato orecchie, tagliato mani, arrotolato cavi di telefoni portatili ai genitali e attivato la corrente, tagliato arti, fatto saltare corpi, sparato alla cieca a civili, razziato villaggi alla maniera di Genghis Khan, sparato ai cani e al bestiame per divertimento, avvelenato derrate alimentari e più in generale devastato le campagne del Vietnam del Sud in aggiunta alle normali devastazioni della guerra, e la normale e al tempo stesso estremamente particolare devastazione che viene compiuta dalla potenza di fuoco aereo applicata di questo paese”.

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Comparata a questa brutalità — inflitta al popolo vietnamita da un governo statunitense determinato a imporre il proprio volere su mezzo mondo — l’attuale ossessione sulle ferite di guerra di Kerry è grottesca. Nel momento stesso in cui danno contro di ogni accusa e contro-accusa della controversia swift boat, i media lamentano una campagna presidenziale inchiodata ad una “distorsione spazio-temporale” sul Vietnam, nelle parole del New York Times.

In realtà, mentre i paralleli tra la sconfitta statunitense in Vietnam e la crisi dell’occupazione dell’Iraq diventano sempre più chiari, una seria discussione di cosa è accaduto in Vietnam potrebbe aiutare a comprendere molte cose. Allora, come oggi, il governo statunitense scatenò tutta la ferocia di cui era capace per riversarla su un paese povero — e giustificò la sua barbarie in nome della promozione della “democrazia” e della “libertà”.

Allora, come oggi, Washington incolpò della continua resistenza una minoranza di fanatici — la ‘minaccia comunista’ in Vietnam, i terroristi islamici in Iraq — ed assicurò che la fine era appena dietro l’angolo. In Vietnam, la macchina militare più potente del mondo fu sconfitta da una forza combattente scarsamente armate, perché i vietnamiti stavano combattendo per la propria libertà.

Durante questo processo una porzione significativa dei soldati americani si ribellarono contro la guerra, quando cominciarono a rendersi conto che venivano usati come carne da cannone in una guerra che serviva solo gli interessi dei ricchi e dei potenti — e, almeno per alcuni, che la causa dei vietnamiti era giusta.

Questa è la verità sul Vietnam. Ed è precisamente quello che oggi John Kerry sta disperatamente cercando di evitare in ogni discussione. Vorrebbe seppellire il suo servizio nel movimento contro la guerra — e, al contrario, celebrare il suo servizio al governo degli Stati Uniti in Vietnam, brandendo le sue storie di guerra come un patriottico distintivo d’onore, esattamente come fecero i veterani a favore della guerra denunciando Kerry e i VVAW negli anni Settanta.

“Ho imparato molto su questi valori, su quella motovedetta in ricognizione sul Delta del Mekong”, ha affermato Kerry durante il suo discorso di investitura alla Convention Democratica. Ma i valori che ha imparato ruotavano attorno all’Impero, alla forza che crea il diritto, e alla vittoria a tutti i costi.

I veterani che attaccano Kerry saranno anche degli svitati innamorati di Bush, ma Kerry sta commettendo un crimine ancora più disgustoso cambiando la Storia nella sua testa e rappresentando il suo servizio in Vietnam come ‘nobile’. Non ci fu proprio nulla di ‘nobile’ in quello che le truppe statunitensi fecero in Vietnam.

Washington costruì la propria strategia intorno all’utilizzo indiscriminato dell’arsenale più mortale del mondo per schiacciare il desiderio di libertà del popolo vietnamita. La sola ‘nobile’ alternativa per i soldati statunitensi fu quella di rivoltarsi contro la guerra — e ribellarsi contro la gerarchia militare e il sistema politico che era pronto a distruggere un intero paese e ad utilizzare le proprie truppe come carne da cannone.

E tuttavia quell’opposizione alla guerra — che fu scelta da un numero crescente di soldati americani, e che Kerry stesso per un breve periodo rappresentò — è precisamente quello che i Democratici e il loro candidato presidenziale vogliono ignorare.