di Daniele Lepido

Un droneIl progresso tecnologico può indossare, a volte, la maschera disumana della guerra. […] Per spiegare questa tendenza la filosofia non basta, meglio andare a spulciare bilanci e progetti d’investimento. Come ha rilevato un’inchiesta del Sole 24 Ore, per il budget del 2004 il Dipartimento della difesa americana ha ottenuto un aumento delle spese di ricerca e sviluppo militare di quasi il 12%, per un ammontare di 60 miliardi di dollari, l’80% degli investimenti mondiali nel settore.
Ma quali sono le invenzioni su cui stanno lavorando oggi «gli scienziati della guerra», insieme con aziende e università?

Uno dei campi più interessanti è quello delle nanotecnologie, con la soglia da “battere” del miliardesimo di metro: un business che, secondo le stime della National Science Foundation (www.nsf.gov), raggiungerà in America, entro il 2015, un giro d’affari da mille miliardi di dollari, più del doppio dell’industria farmaceutica del Paese. In campo medico ci sono già le prime potenziali applicazioni: a quelle dimensioni la nanoemulsione, che è una tecnica utilizzata per trasportare materiale genetico, diventa un’arma micidiale per combattere batteri e virus.
Nel campo dell’intelligenza artificiale i progetti in cantiere sembrano usciti da un film di fantascienza. I militari americani vogliono conoscere i segreti della mente umana per creare armi più sofisticate, insieme con dei veri e pro pri soldati-robot. L’agenzia di ricerca del Pentagono, la Darpa (www.darpa.mil), finanzia le ricerche di neurobiologi e neurofisiologi del Massachusetts Institute of Technology (Mit) come Tommaso Poggio e James Di Carlo, che stanno conducendo esperimenti sulle scimmie per capire i segreti della percezione visiva. Questo il loro fine: generare percezioni artificiali, per esempio oggetti o persone che non esistono, attraverso stimoli elettrici che agiscono direttamente sul cervello. […]
Anche nel campo della robotica il futuribile potrebbe presto diventare reale. Miguel Nicolelis, docente di neurobiologia alla Duke University di Durham (North Carolina) sta studiando, sempre grazie a un finanziamento del Darpa, gli impulsi cerebrali che controllano i muscoli delle braccia di due macachi. Dopo aver inserito degli elettrodi nel cervello degli animali, i ricercatori sono riusciti a far muovere un braccio robotico a cui le scimmie erano collegate. Come? Semplicemente allenando le due cavie a “pensare” di muovere l’arto, producendo quindi l’impulso elettrico. L’applicazione militare di questi esperimenti sarebbe addirittura quella di creare eserciti di automi da comandare con la mente, lontano dal campo di battaglia.
Ma nei prossimi anni potremmo anche avere metalli più resistenti grazie agli studi del laboratorio nazionale Lawrence Livermore (www.llnl.gov) del Dipartimento di energia dell’Università della California. La rivoluzione in questo caso passa per il laser, che ha permesso la messa a punto di un metodo alternativo alla “pallinatura” classica, una tecnica di rafforzamento dei metalli fino ad oggi effettuata grazie al martellamento con microsfere. Il risultato è che i metalli trattati con queste raffiche di luce sono dieci volte più resistenti a incrinature e corrosioni.
Anche la seconda generazione del Web, il così detto Internet 2, sta prendendo forma grazie ai finanziamenti che vengono dal Pentagono, in collaborazione con major dell’elettronica come Cisco, Hewlett Packard, Sun Microsystem e Ibm. Il network si baserà su un nuovo protocollo, l’Ipv6, che sostituirà, entro il 2008 l’attuale protocollo 4 che regge la rete da circa vent’anni. Il risultato sarà una rete più robusta e flessibile a cui si potranno collegare tutte le macchine da guerra dell’esercito, dai singoli soldati ai mega computer della Nasa, passando per gli aerei senza piloti.
[da ‘L’Avvenire’, 17.1.2004]