di Valerio Evangelisti

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A sinistra il corrispondente di Panorama da Parigi, Alberto Toscano. A destra una scena del film Ogni giorno nasce un fesso (1964).

Non so quanti ricordano il personaggio di Cacasenno, protagonista di un seguito che l’abate Adriano Banchieri volle dare alla saga rurale di Bertoldo e Bertoldino, scritta da Giulio Cesare Croce. Si trattava di un giovane contadino dai mezzi intellettuali così limitati che, al momento di salire a cavallo, infilò male la staffa. Si trovò così in sella al contrario, ma invece di cambiare posizione preferì fare in tal modo il viaggio fino in città.
Un incidente altrettanto grottesco capita al corrispondente da Parigi di Panorama Alberto Toscano (da non confondersi con l’omonimo filosofo radicale), in un articolo contro Cesare Battisti pubblicato nel numero del settimanale attualmente in edicola. Solo che, se Cacasenno aveva almeno il buon senso di andare al passo, Toscano cerca invece di galoppare alla carica. Con l’esito inevitabile di mostrare, nella corsa, le natiche ai propri nemici. Posizione quanto mai pericolosa, per chi sta tentando un assalto.


Ma procediamo con ordine. L’articolo si intitola Parbleu, quante bugie, ed è un titolo efficace, perché anticipa bene il contenuto. C’è anche uno strillo: “E’ un terrorista colpevole di delitti feroci, ma i media francesi dipingono Cesare Battisti come la vittima di un’Italia in camicia nera. Per motivi assai poco nobili”. A fondo pagina, un riquadro intitolato Killer, evaso, fuggiasco. E romanziere. Vita e opere del bandito che piace tanto agli intellettuali d’Oltralpe. Vi si riassumono le vicende di Battisti e se ne riassumono i crimini: “(…) Entra nella formazione terroristica Proletari armati per il comunismo nel 1977. Nel 1979 partecipa agli omicidi del gioielliere Pierluigi Torregiani e dell’agente di custodia Antonio Santoro e contribuisce all’ideazione di altri due assassinii.” Il riquadro non è firmato, ma Toscano firma l’intera pagina.
Veniamo ora all’articolo principale. Tesi di fondo di Toscano è che la mobilitazione di buona parte degli intellettuali francesi, di parecchie migliaia di comuni cittadini e di alcuni organi di stampa (vengono citati Libération, Le Monde, L’Humanité e La Marianne) contro l’ipotesi di estradizione di Cesare Battisti persegua una finalità occulta: far passare il governo Berlusconi per fascista o filofascista, e così mettere in crisi, trasversalmente, la maggioranza di governo francese, in vista delle elezioni amministrative che tra breve si terranno in quel paese.
L’ipotesi, se vogliamo, è un po’ bizantina (tra l’altro, la vignetta di Forattini che apre quel numero di Panorama mostra Berlusconi che, assieme al quidam che governa la Polonia, su un veicolo guidato da Bush, manda a gambe all’aria Chirac e altri leaders europei), però non si sa mai. Vediamo dunque le prove.
Consistono in brani estrapolati da alcuni articoli di giornale. Il principale è L’Humanité, che così scrive (o scriverebbe): “Cesare Battisti è stato condannato nel 1987 da una giustizia d’emergenza, un tribunale militare riservato ai processi dei militanti dell’estrema sinistra”. “E’ una balla colossale”, commenta indignato Toscano.
Infatti è una balla colossale. Però la traduzione (che fa il paio, sia detto, con una di Cesare Martinetti su La Stampa, ripresa anche da Paolo Mieli: “Battisti è stato condannato nel 1987 da un giudice speciale di un tribunale militare riservato ai processi contro i militanti dell’estrema sinistra”). La frase originale, infatti, suona così:
Cesare Battisti a été condamné en 1987 par la justice d’exception – un tribunal militaire -, réservée aux procès des militants de l’ultra gauche”.
La frase tra lineette è ripresa dal commento che i giudici francesi pronunciarono in occasione del loro primo diniego all’estradizione di Battisti, esaminati gli atti provenienti dall’Italia (ma certo né Toscano, né Martinetti, né Mieli potevano saperlo: non hanno tutto il tempo che ho io per informarsi). Il resto suona più o meno così: “Cesare Battisti è stato condannato nel 1987 sulla base della legislazione d’emergenza riservata ai processi contro i militanti dell’estrema sinistra”. Ciò corrisponde alla verità dei fatti, ed è un po’ difficile dimostrare il contrario. E se l’espressione dei magistrati francesi — “tribunale militare” – pare forte, si pensi che nell’istruttoria che precedette il processo Torreggiani ben tredici “indiziati” denunciarono sevizie, vi fu una sovrabbondanza di “confessioni” poi ritrattate, e tra i testimoni dell’accusa (sostenuta dal PM Corrado Carnevali, non particolarmente amato da Panorama) figurarono un giovane “pentito” con turbe mentali e una minorenne psicolabile. Tutto ciò è descritto con abbondanza di dettagli nel volume di Laura Grimaldi Processo all’istruttoria, ed. Milano Libri, 1981. Ma certo, come ho già detto, né Toscano né i suoi colleghi de La Stampa hanno tutto il tempo che ho io per informarmi.
Piuttosto stupisce che Toscano, che dalle biografie ufficiali risulta risiedere in Francia dal 1986, non conosca la differenza che esiste in francese tra réservé e réservée. In relazione al passo di cui sopra, cambia l’oggetto cui si riferisce. Il “tribunale militare” nel primo caso, la “legislazione speciale” nel secondo; e cambiano anche i fondamenti del discorso. Del resto Toscano, che vive in Francia da tanto tempo da confondersi col Camembert, a proposito di un altro intervento parla del suo autore come di “uno scrittore (tale Jean-Bernard Pouy)”. Ignora dunque che, tra le altre cose, questo Pouy è il creatore del popolarissimo personaggio Le Poulpe. Che in ogni libreria di Francia si trovano centinaia di volumetti dedicati a Le Poulpe. Che lo stesso Cesare Battisti ha scritto un’avventura di Le Poulpe. Che in Francia è uscito anche un film intitolato Le Poulpe. Il fatto è che, sicuramente, Toscano non ha il tempo che ho io per andare in libreria o per notare, in strada, i cartelloni dei film.
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Siamo comunque ancora distanti dalla cavalcata all’indietro di Cacasenno. Prima di arrivarci, notiamo di sfuggita una sottopolemica che Toscano accende (un Toscano che accende, a ben vedere, è un evento) contro Erri De Luca. Questi, su Le Monde, ha scritto che in Italia ci sono volute le lotte “rivoluzionarie” degli anni Settanta per arrivare a una democrazia compiuta.
Toscano si accende (anche un Toscano che si accende da solo è un evento) e replica furente che, dunque, la democrazia in Italia si è imposta attraverso gli assassinii di Aldo Moro e di Guido Rossa.
Io non pretendo di farmi interprete del pensiero di Erri De Luca, ma sospetto che lo scrittore non alludesse né a Moro né a Rossa. Forse voleva dire, più semplicemente, che l’Italia post-bellica era parecchio indietro, rispetto all’Europa, su un certo numero di cose. Per dirne alcune, fino al 1969 esisteva il reato di adulterio, e si applicava solo alle donne; i manicomi erano specie di lager (ci stiamo per tornare); il possesso di pochi grammi di marijuana comportava anni di prigione (ci stiamo per tornare); la condizione dei militari di leva, nelle caserme, era prossima allo schiavismo; ai carcerati non veniva riconosciuto alcun diritto; ecc. Tutto ciò, mi sembra che dica Erri De Luca, non cambiò per merito del potere democristiano, e nemmeno (se non in parte) della sinistra parlamentare. Cambiò dietro la pressione sociale di movimenti che talvolta erano, o si pretendevano, rivoluzionari. Un’interpretazione, quella di De Luca, che non mi sembra chiamare in causa né Moro, né Rossa, né le BR.
Ma veniamo, finalmente, alla buffa cavalcata all’indietro di Cacasenno. Il cuore del ragionamento di Toscano è che gli intellettuali francesi che hanno preso posizione per Battisti non sanno nulla dei delitti commessi da costui. Toscano lo verifica facilmente. Chiama al telefono Philippe Cohen, direttore del settimanale di sinistra La Marianne, colpevole di avere asserito che Battisti è stato condannato per fatti che non ha commesso. Chiede a Cohen di quali fatti stia parlando. L’altro tentenna.
A questo punto, supponiamo, Toscano esplode in una risata ironica e liberatoria. Quel Cohen non sa un tubo! Ma bravo! Di sicuro, tutti quelli che si battono perché Battisti non sia estradato sono ignari quanto lui. Bene, è il momento della carica. Cacasenno… anzi, no, Toscano… mette il piede nella staffa e monta in sella.
Perché lui, invece, conosce tutto quanto per filo e per segno. Ha il suo informatore: una fonte qualificatissima del ministero della Giustizia (supponiamo italiano). Questi “ricorda come Battisti sia stato autore di delitti spietati, quale quello del macellaio veneto (si tratta di Lino Sabbadin, assassinato dai PAC per avere ucciso un rapinatore, N.D.R.) DA LUI colpito con colpi d’arma da fuoco e finito con gelido sadismo mentre giaceva a terra”.
Qui trasecoliamo. Abbiamo appreso dal riquadro che Battisti avrebbe personalmente ucciso il gioielliere Torreggiani. Adesso impariamo che, sadico com’era, avrebbe ucciso anche Lino Sabbadin, e lo avrebbe anche finito col classico colpo alla nuca. Qualcosa non quadra. Infatti Torreggiani e Sabbadin furono uccisi lo stesso giorno (16 febbraio 1979) più o meno alla stessa ora, il primo a Milano, il secondo a Santa Maria di Sala (Venezia).
A questo punto rabbrividisco. Non tanto per la ferocia di Cesare Battisti o per la sua inesplicabile ubiquità, quanto per il crollo miserrimo della “fonte attendibilissima” da cui Alberto Toscano ha tratto le sue informazioni. Eppure Toscano, che vive da tanto in Francia da somigliare al Caprice des Dieux (a parte talune incertezze linguistiche), dovrebbe sapere che il paradosso dei delitti simultanei attribuiti a Battisti è stato menzionato infinite volte dalla stampa transalpina. Ma certo Toscano non ha il tempo che ho io per leggere i giornali.
I miei brividi, però, hanno altra fonte. Toscano sta galoppando alla carica non solo con le terga girate, alla Cacasenno, ma addirittura col culo scoperto. Ignaro di potere essere infilzato nella parte del corpo allo stesso tempo più ovvia e più dolorosa.
Come forse ho appena fatto, senza esultanza e, anzi, con simpatetico senso di pena.

Ci si chiederà perché ho scelto di illustrare questo intervento con un fotogramma dal film Ogni giorno nasce un fesso. Be’, non c’è un motivo particolare. E’ un film francese (tit. or. “Les Pieds Nickelés”), si parlava di Francia… Nessuno, per favore, tenti un’interpretazione maliziosa.