loriga.jpgRay Loriga è, a detta delle giornaliste delle pagine culturali americane, il “figo della letteratura” a livello planetario. Spagnolo di origine, da anni trapiantato a New York, diversi romanzi alle spalle (di cui soltanto uno tradotto in Italia: Tokyo non ci vuole più bene, Mondadori), Ray Loriga è uno dei massimi esponenti dell’underground>overground spagnolo: musica, cinematografia e letteratura (una grande letteratura) sono i suoi àmbiti prediletti, nei quali fa esplodere impazzimenti personali e collettivi che, ormai, fanno da specchi fedeli a una realtà in clamoroso movimento. Basti vedere la sua pellicola La pistola de mi hermano (purtroppo reperibile quasi soltanto grazie a circuiti off su newsgroup o chiedendo informazioni qui) o leggersi l’ultimo suo romanzo Trifero, per comprendere fino a che punto lo sguardo e la sintassi artistica di Loriga valgano la pena di essere attraversate con entusiasmo. Alle affezionate carmille: a poco vale la vaga somiglianza che Loriga spartisce con Vincent Gallo – il ragazzo è sposato, con figli, e soprattutto fedele. Pubblichiamo l’estratto da un’intervista che Ray loriga ha rilasciato tempo fa a BoldType.


Scrittore di avanguardia e profeta della nuova letteratura globale. Chi è Ray Loriga?

Un ex ragazzino incazzato. Il mio primo romanzo, che concerne proprio la mia adolescenza, si intitola non a caso Lo peor de todo. Sono cresciuto in collegio: un carcere. Poi ho fatto il militare: l’istituzione più perniciosa in cui uno è costretto a formarsi. Mi divertivo solo quando giocavo a pallone.

Ti sei sposato presto.

Sì. Un primo matrimonio a 17 anni. Andato subito in rovina. Poi ho scoperto la letteratura e, insieme alla letteratura, la stessa autocoscienza: un patto dissolubile tra le proprie limitazioni e le proprie potenzialità.

Le pagine che sono state fondamentali per te?
Rilke. Soprattutto il Canto del giovane soldato.

Film?

I magnifici sette. E I ragazzi della 56a strada di Coppola: mi ha aiutato a comprendere cosa stavo facendo nella vita.

Perché fai lo scrittore? Cosa ti interessa della letteratura?

Mi interessa la possibilità di essere un irradiatore di emozioni. Secondo me, l’emozione è la chiave dell’arte. La letteratura equivale a una mappa del tesoro. Grazie alla scrittura posso scuotere chi legge e gridargli che non siamo a questo mondo per lavorare o pagare le bollette. Posso demolire certezze. Posso cancellare questo inutile senso di colpa a cui ci hanno educato. E’ abbastanza.

La tua è una letteratura dei margini. E contestataria.

Non mi frega assolutamente nulla degli stereotipi. Prendi questa storia del sesso, droga e rock and roll. Ancora non si è capito che gente come Bob Dylan o Lou Reed parla come Ozu o Joyce: solo, con altre parole…