di Lorenza Ghinelli

dittatura_del_pensiero_unicoStasera a Rimini si inaugura la Biennale del Disegno, e continuo a chiedermi perché mi accanisco su argomenti che mi avvelenano il sangue, invece di andarmene allegramente a zonzo per la mia città, a godermi finalmente qualcosa di interessante. Il punto è questo: ho avuto la malaugurata idea di ascoltare un intervento di Bergoglio sul pensiero unico trasmesso dal CTV (Centro Televisivo Vaticano). Ed eccomi qui, col fegato a zampogna.
Premetto che questo intervento è precedente a quello in cui si è scagliato contro la fecondazione eterologa (senza mai chiamarla per nome) e di cui si è già tanto discusso. Premetto anche che per compromettere il mio fegato è stato sufficiente ascoltare con molta attenzione le parole che riporto fedelmente (avverbio capace di mettermi i brividi) qui sotto.
Il pensiero unico, dice Bergoglio, È un pensiero chiuso che non è aperto al dialogo, alla possibilità che ci sia un’altra cosa, alla possibilità che Dio ci parli, ci dica com’è il suo cammino, come ha fatto con i profeti. Questa gente non aveva ascoltato i profeti e non ascoltava Gesù. E’ qualcosa di più che una semplice testardaggine. No, è di più: è la idolatria del proprio pensiero. […] Hanno ucciso i profeti questa gente. Chiudono la porta alla promessa di Dio. E quando nella storia dell’umanità viene questo fenomeno del pensiero unico quante disgrazie, il secolo scorso abbiamo visto tutti noi le dittature del pensiero unico che hanno finito per uccidere tanta gente. Ma nel momento nel quale loro si sentivano padroni non si poteva pensare altrimenti. Si pensa così, anche oggi c’è la idolatria del pensiero unico.

Confesso che fin qui, la parte irrazionale del mio cervello ha pensato: wow.
Poi Bergoglio ha continuato:

Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così non sei moderno, non sei aperto. O peggio, tante volte dicono alcuni governanti: “ma io chiedo un aiuto, un aiuto finanziario per questo. Ma se tu vuoi questo aiuto devi pensarla così e devi fare questa legge e quest’altra e quest’altra”. Anche oggi c’è la dittatura del pensiero unico. E questa dittatura è la stessa di questa gente, prende la pietre per lapidare la libertà dei popoli, la libertà della gente, la libertà delle conoscenze, il rapporto della gente con Dio. E oggi Gesù è crocifisso un’altra volta.

La sensazione di disgusto che mi ha assalita è dovuta al senso profondo delle parole di Bergoglio (potrete trovarle qui), che solo se ascoltate superficialmente possono apparire condivisibili. A quali leggi (e proposte di leggi) “moderne” si riferisce l’attuale Papa quando accusa di pensiero unico coloro che le vorrebbero? La risposta è semplice: aborto, eutanasia, fecondazione eterologa, leggi contro l’omofobia, matrimonio egualitario. Ovviamente, siccome la Chiesa non si occupa di politica (vi prego di cogliere il sarcasmo di questa affermazione), Bergoglio non le nomina, ma le sottintende.
Il suo discorso apparentemente semplice, elementare, è in realtà studiato per rovesciare interamente le parti. Coloro che lottano per i propri diritti diventerebbero, agli occhi di questo Papa, dittatori pronti a scagliare le pietre contro la libertà dei popoli. Il paradosso è sconcertante.
Il secolo scorso le dittature del pensiero unico hanno commesso genocidi, sterminando ebrei, rom, omosessuali (ricordo che queste categorie possono essere racchiuse in un’unica parola: persone). Sono stati sterminati uomini, donne e bambini (vale lo stesso discorso), e molte donne sono state sterilizzate. La Chiesa, che a suo dire difenderebbe la vita, sapeva. E ha aiutato le grandi dittature del pensiero unico.
Bergoglio, a mio avviso, non ha nulla di candido. C’è ingegno nel modo in cui costruisce le sue omelie, c’è carisma, c’è calcolo.
Qualche giorno dopo questo proselito ne è seguito un altro, quello contro la fecondazione eterologa e l’omogenitorialità. Ossia contro la decisione della Corte Costituzionale che ha stabilito l’incostituzionalità del divieto alla fecondazione eterologa previsto dalla legge 40. In questo caso, Bergoglio non ha fatto altro che sottolineare quanto aveva già affermato in modo, più che velato, subdolo.
Eppure, nonostante ribadisca che “la vita umana è sacra e inviolabile”, non manca occasione per rimarcare il contrario. Perché se la vita umana è sacra e inviolabile, ogni essere umano deve essere messo nella possibilità di vivere secondo la propria natura e i propri valori. Uno Stato servo della Chiesa che non permette ai propri cittadini di vivere liberamente la propria vita e la propria morte è uno Stato che scaglia veramente pietre per lapidare la libertà della gente e delle conoscenze.
Uno Stato che non promulga leggi contro l’omofobia è uno Stato che non difende la vita, ne danno la disperante conferma i suicidi di troppi ragazzini vittime di bullismo omofobo. Bullismo legittimato da uno Stato inetto, vigliacco e asservito al potere ecclesiale.
Il Papa ha anche ribadito il suo rifiuto per ogni tipo di “sperimentazione educativa” con i bambini.

“Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del ‘pensiero unico”.

Il paragone è offensivo, menzognero e decisamente fantasioso. Paragonare “l’educazione” che ai bambini veniva impartita dalle dittature del XX secolo con l’educazione all’amore che un bambino può ricevere in una famiglia (eterosessuale o omosessuale) è a dir poco delirante.
Con le sue parole Bergoglio non difende la vita, ma la umilia. Umilia e offende le persone che lottano per potere essere genitori. Umilia e offende i figli che sono già venuti al mondo grazie all’amore, al coraggio di chi li ha voluti e anche a quello della scienza. Offende la conoscenza, perché di studi in merito ne sono stati fatti e questi studi smentiscono ogni argomentazione di Bergoglio.
L’unica vita che la Chiesa difende è quella non nata, priva di un pensiero e incapace di scagliarsi contro la sua istituzione pregna di presunzioni di verità. L’unica vita che la chiesa difende è quella astratta, che non fa rumore quando la si calpesta, che non ha bocca per parlare così da poterlo fare al posto suo. La Chiesa e i suoi rappresentanti sono i massimi esponenti del pensiero unico.
Se davvero difende la vita, che si scagli contro tutte quelle leggi che aprono la strada a nuovi genocidi, e mi riferisco alle leggi anti-gay tanto care a Putin e a Yoweri Museveni.

Nessun cittadino imporrebbe a un altro di abortire. Nessuno lo obbligherebbe a sposarsi, né a farsi fecondare. I cittadini desiderano solo essere liberi di fare quello che credono per se stessi.

Apertura al dialogo e rispetto delle scelte altrui hanno a che fare col pensiero divergente, che la Chiesa e i suoi esponenti non usano.

Bergoglio incanta le masse perché ha i modi dolci dei manipolatori più scaltri. Le sue frasi restano impresse nella mente della gente in modo parziale, nel modo che alla Chiesa fa comodo.
Molti ricorderanno queste parole: “Chi sono io per giudicare un gay?”, ma pochissimi ricordano il resto: “è scritto tutto nel catechismo”, e nel catechismo è scritto che gli omosessuali sono un’aberrazione. Ma affermando che non è lui a giudicare, ma Dio, si ammanta di un’umiltà e di un candore che non gli appartengono e che nascondono invece violenza e giudizio, nonché presunzione di verità. Perché il giudizio di un uomo è opinabile, mentre quello di un dio…

Quella che sembra la rinascita della Chiesa è solo un cambio di strategie. Oggi i preti finiscono su Youtube perché cantano Jeff Buckley durante i matrimoni. Le suore vanno a The Voice infiammando gli animi e commuovendo le giurie.
In sostanza, citando Tancredi Falconieri, ne “Il Gattopardo”: Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”.

Tempi durissimi per chi si ostina a pensare senza farsi abbindolare dalle stroboscopiche luci televisive e dalle parole edulcorate. De André, ancora una volta, ha ragione:

Certo bisogna farne di strada / da una ginnastica d’obbedienza / fino ad un gesto molto più umano
/ che ti dia il senso della violenza / però bisogna farne altrettanta / per diventare così coglioni / da non riuscire più a capire / che non ci sono poteri buoni.