di Riccardo Valla

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Riassunto. Parigi, estate 2005. L’ispettore Fouché informa Robert Londong, americano esperto di religioni, della morte del Conservatore del Louvre. L’assassino, il monaco Valjean, cerca a Notre Dame un secolare segreto.

Il cell ebbe il tempo di squillare una sola volta, poi il Magister rispose: «Valjean, sei sempre davanti al portone?»
«No, Magister, sono dentro! Ho lasciato passare dieci minuti poi ho detto al citofono: “Sta arrivando l’imam della moschea di Parigi. Incazzatissimo. Hanno nascosto dietro una statua un pacco di volantini contro il chador. Non vorrà mica che li trovi?” e la suora mi ha aperto senza fiatare; ormai l’unica cosa che li smuova è il timore di offendere gli islamici.»
«Bravo! E hai trovato il gargoyle?»
«Sì, ed è brutto come il peccato. Nel foro c’era una pergamena arrotolata.»
«Bene, è la nostra! Che dice?»

«Un momento, ecco…

“Vento sarà violento contro i soldati
Le armi battere al cielo lunga stagione
Zara e i bisanti saran vendicati
Y todos caballeros dal sermone.

lei ci capisce qualcosa? Se è una lettera di Leonardo non dovrebbe essere scritta al contrario? E poi questa è solo finta pergamena.»
«Sembra l’indicazione di un altro nascondiglio. Per Giove, ma come li scelgono, i dannati Conservatori del Louvre? Per le pubblicazioni di storia dell’arte o per i contributi alla “Settimana Enigmistica”? E questo è ancor peggio del suo predecessore! Ripetimi quei versi e dammi qualche minuto per vedere cosa trovo su Google, poi ti richiamo io.»

Capitolo terzo

A New York, da un edificio recentissimo e collocato dietro il Dakota, il palazzo dove fu ucciso John Lennon, usciva in quel momento una berlina con la targa del corpo diplomatico. Il passeggero era intento a telefonare.
«Ho fatto come mi diceva, Magister, ma adesso devo sapere. Non c’è più tempo, il nuovo papa prenderà presto una decisione. Vengo a Parigi.»
«Non ce n’è bisogno. È tutto a posto, mi dia solo il tempo di trovare il nascondiglio e avrà una carta con cui battere il Priorato ed entrare di pieno diritto tra gli Ordini del Cattolicesimo.» Il Magister chiuse la comunicazione.
Tonnorosa si sporse verso l’autista. «Padre O’Brian, vada più forte, freghiamocene dei limiti di velocità, voglio prendere l’aereo prima.»
Improvvisamente l’euforia per le promesse del Magister era crollata. Quell’uomo misterioso si era messo in contatto con lui e gli aveva promesso la famosa lettera di Da Vinci, quella che da secoli serviva a tenere a bada il Priorato, ma adesso doveva dare ragione a Valjean.
Il suo aiutante aveva scosso la testa, nell’udire la proposta, un mese prima. «Lei crede che al Vaticano importi qualcosa del Priorato? Il vostro piano mi pare una stronzata.»
E il vescovo non aveva saputi dargli altra risposta che questa: «Il mio predecessore Aringarosa ha fatto tutto quel can-can per molto meno…»
*
«E lei dice che questo Pus Dei è una setta antichissima, una delle prime eresie cristiane?» chiese Fouché, per subito aggiungere: «Lasci perdere i simboli, però.»
«Una superstizione. Per i suoi adepti, ogni prepuzio diventa il sim… ehm, il sostituto del Divin Prepuzio e ogni donna prende il posto delle pie donne che lo curarono.»
Fouché lo guardò di storto. «Questo spiega i “dio-fellisti” del messaggio di Sommeillère, ma c’è qualche altra prova?»
«Be’, soprattutto un vangelo apocrifo. Il “Vangelo dell’Ira di Maria”, presumibilmente la Maddalena, moglie o non moglie che fosse. Dice “Con i vostri salti svergognati, con le vostre canne e le vostre braccia levate, voi cercate il nerbo e non il Verbo”. L’interpretazione non è chiara, si pensa sia l’allegoria del rapporto di gelosia tra la Chiesa e Cristo. La Chiesa non tollera che Cristo appartenga a sette. Se serve, il mio amico Teadrinker è uno specialista su quei culti, abita non lontano da Parigi.»
«Vedremo. E i rapporti con la storia del Graal, Merovingi, Templari?»
«Pessimi. Per i primi, il simbolo…»
S’interruppe nel vedere che Fuché faceva tintinnare le manette.
«Non fa niente, so già chi è l’assassino» disse il poliziotto. «Lasci perdere. Parlerà quando l’interrogheremo, in gattabu…»
Si alzò all’improvviso per accogliere la donna che era entrata in quel momento e che guardava con preoccupazione prima Fouché e poi Londong.
«La signorina Sophie Gourmet, la nipote del povero Conservatore. Il professor Long-Dong.»
«Una parola sola. Si pronuncia come London. La “g” è muta» puntualizzò l’americano, infastidito.
parole di Fouché, per poi subito fissare con incredulità Londong. Ora si portò dietro le spalle del poliziotto e continuò a guardare l’americano e a compiere tutta una serie di gesti e smorfiette, come se volesse avvertilo di qualcosa. Strizzava gli occhi, abbassava lo sguardo su Fouché e faceva segno di “no” con la testa, indicava con lo sguardo l’uscita.
«Quando è arrivata, si parlava della setta del Pus Dei, lei ne sa qualcosa?» chiese il poliziotto, girandosi improvvisamente verso Sophie.
«No, sarà stato qualche suo club di zozzoni. Scambio delle mogli, bondage, promiscuità, sesso estremo… Lei sa, naturalmente, che mio zio era un porco. L’ho visto io stessa, mentre…» Arrossì. «Ehm, lasciamo perdere… Da allora ho tagliato i ponti. Non leggevo neppure i suoi messaggini.»
«Questo» la interruppe Fouché, porgendo loro una decina di fogli «era il contenuto del cell di Sommeillère. Messaggi archiviati, appunti, contatti. Non vi richiamano nulla alla mente?»
«Questo numero mi pare di conoscerlo, ma chi è Teatotaller?» chiese Londong.
Fouché guardò nel suo elenco. «Si tratta del suo amico Teadrinker. Gli abbiamo telefonato e ha detto che erano molto amici. Strano… Tra un Sommellier e un astemio, avrei pensato, non dovrebbe esserci una vecchia ruggine?…»
«”Astemio”?» chiese Sophie. Poi arrossì. «Oh, vero, Teatotaller, che sciocca.»

(4-CONTINUA)