alteredcarbon.jpgdi Giulio Ghezzi
[da I.H. Magazine]

morgan.gifBay City, Terra. Il “più antico dei mondi civilizzati” e patria della specie umana. L’ex soldato Takeshi Kovacs la vede per la prima volta e non è certo la migliore delle occasioni: è lontano centottanta anni luce da casa e la sua coscienza è stata digitalizzata in un corpo nuovo, con un fisico da nuotatore e una modifica militare al sistema nervoso. Kovacs è stato assunto da Laurens Bancroft, un nome che a chi viene da colonie come Harlan’s World non dice nulla, ma sulla terra è sinonimo di ricchezza, potere e molti nemici, perché Bancroft è quello che in gergo chiamano Mat (abbreviazione di matusalemme). Come molti degli anziani secolari, ha visto intere società sorgere e cadere, si è fatto prendere troppo da se stesso e ha finito per credersi un dio per il quale la piccola gente non conta più. La polizia ha archiviato il suo assassinio come suicidio ed è per questo che Bancroft, che nel frattempo si è equipaggiato di un corpo nuovo, ha assunto Kovacs, per indagare sui possibili autori dell’omicidio, presumendo che il fallimento potrebbe indurli a ritentare, magari questa volta con successo.

Kovacs ha sei settimane di tempo per scoprire i responsabili dell’assassinio di Bancroft e in cambio, in caso di riuscita dell’operazione, potrà ottenere un risarcimento cospicuo e l’immediata liberazione all’interno di una custodia di sua scelta. Le indagini si rivelano sin dall’inizio rischiose e complicate e Takeshi scopre un mondo fatto di squilibri e corruzione. E poi c’è il tenente Kristin Ortega a complicare tutto.
E’ un seducente – anche se inquietante – futuro, quello dipinto da Richard K. Morgan in questo Bay City (tit.or.: Altered Carbon), romanzo di esordio – e sembra quasi incredibile crederlo vista la qualità – edito in questi giorni in Italia dalla Nord.
Morgan ipotizza una parziale sconfitta della morte e delle malattie, visto che ciò che conta, nel XXV secolo, è la coscienza, che è stata digitalizzata. Alla nascita, tutti sono dotati di una pila corticale che registra le esperienze e che consente, in caso di danneggiamento grave di un corpo, di essere impiantata in una nuova “custodia”. E se la nuova custodia e la sua storia ti danno fastidio, esistono sempre quelle sintetiche, anche se a viverci dentro hai la sgradevole sensazione di abitare in una casa piena di spifferi e che i cibi abbiano tutti lo stesso sapore. I criminali scontano la loro pena (come Takeshi Kovacs prima di essere prelevato e portato sulla Terra) al di fuori del proprio corpo e immagazzinati in vasche, anche per più di un secolo.

Bay City è una gradevole miscela di fantascienza, noir e thriller, con una trama curata nei dettagli e mai sopra le righe, grazie anche a una perfetta caratterizzazione dei personaggi. Ricorda da vicino i romanzi di Philip K. Dick e William Gibson, ed è ispirato anche, come afferma l’autore, da tutti i romanzi hard-boiled che ha letto, con un particolare riguardo a Raymond Chandler e Dashiell Hammett. La scrittura estremamente visiva, resa ottimamente nell’edizione italiana da Vittorio Curtoni, è arricchita dell’influenza di pellicole francesi e giapponesi, care a Morgan, ma evoca soprattutto l’atmosfera di Blade Runner, che rappresenta al meglio il futuro noir immaginato dall’autore, con metropoli decadenti, politici corrotti e arroganti e un domani certo solo per chi può permettersi l’immortalità.

I diritti di Bay City sono stati opzionati dal produttore di Matrix, Joel Silver, per un progetto cinematografico che coinvolge la Warner Bros.

Bay City, di Richard K. Morgan, traduzione di Vittorio Curtoni, Nord, pp. 509, € 17,50