diaz.jpgdi Giuseppe Genna
“Una sola volta mi sono sentito in imbarazzo durante i giorni del G8 nel confronto con gli altri, ed è quando ci siamo confrontati sulla percentuale di aiuto ai paesi poveri” disse il Boss del Paese. Non si vergognò, dunque, Berlusconi, quando osservò bello comodo, seduto davanti alla tv, il tragico esito della sua personale strategia della tensione: il cadavere di Carlo Giuliani sul selciato di quella piazza genovese. Avrei non soltanto la possibilità, ma addirittura l’obbligo di satireggiare contro quest’uomo che dispone di pietà e amore per il bene comune in quantità inversamente proporzionale a quella di altri beni che possiede. Però, non è il caso. Ora si presenta davvero un’ulteriore ammenda alla sua storia personale ambigua e sulfurea: gli è data la possibilità di imbarazzarsi per ciò di cui non si imbarazzò. In parole povere: i 93 no global arrestati il 21 luglio 2001 dopo l’irruzione della polizia nella scuola Diaz sono stati prosciolti dall’accusa di associazione a delinquere perchè “non sono emersi a loro carico elementi che facciano presumere la sussistenza di rapporti associativi con chi devastò e saccheggiò la città”.

Non è dunque per Carlo Giuliani che domando al premier che momentaneamente mi governa di compiere un atto umano: quello di vergognarsi. Glielo chiedo in nome di altri nomi, di altre persone che, a differenza di Carlo Giuliani, sono vive e vegete: adesso stanno bene, tre anni fa non stavano benissimo. Quelle persone, in numero di novantatré, attraversarono un’esperienza di allucinante incubo reale: furono violentate, recluse, sottoposte a maltrattamenti che nessuno Stato civile, se intende mantenere qualifica e aggettivo, può permettersi di commettere. Ora, trascorsi quasi tre anni, è un intero movimento spontaneo, che si è cercato di criminalizzare, a pretendere un risarcimento morale per quelle violenze subite da una sua componente, quanto mai emblematica. Questo risarcimento non ha prezzo, poiché certi atti non hanno prezzo: si tratta di vergogna, quella che il cittadino pubblico e privato Silvio Berlusconi deve provare a fronte delle chiare lettere con cui è stata scritta la sentenza sui fatti occorsi alla Diaz: “Non sono stati acquisiti elementi ulteriori dai quali possa emergere la partecipazione degli indagati o di alcuni di essi ad una associazione finalizzata al compimento di atti di devastazione e saccheggio nei giorni immediatamente precedenti il loro arresto”.
Sottolineo che il transitorio premier non è l’unico a doversi vergognare. Si deve vergognare l’uomo che fu dietro quella scandalosa operazione, che la avvallò politicamente e mediaticamente, che fu costretto alle dimissioni soltanto dopo, quando insultò il cadavere del signor Marco Biagi, morto per merito di una ‘disattenzione’ dell’istituto amministrato dall’insultante, cioè il Ministero degli Interni. Si vergogni questo signore, che ora siede nuovamente, con un ruolo defilato e tutto sommato ridicolo, tra gli scranni ministeriali: è Claudio Scajola. Si vergogni pure lui, è un prezzo ragionevole da pagare, che peraltro non fa svanire nell’immediato la piacevole sensazione del velluto rosso Basile su cui attualmente posa la parte meno nobile dell’ignobiltà.
Insieme ai due esponenti di questa aleatoria fase di liberismo messicano e meticciato di interessi privati con atti pubblici, devono vergognarsi le cosiddette forze dell’ordine – non tutte, certo, ma in particolare quelle componenti che pensarono e misero in atto i crimini perpetrati agli ospiti della Scuola Diaz: e intendo i responsabili, dimissionati o dimissionatisi, e gli agenti che fecero intrusione e quelli che si occuparono di fare trascorrere ore di malebolgie a persone civili e del tutto estranee a eventi in qualsiasi modo illegali. Si vergognino, questi signori, si vergognino con comodità e agio, si vergognino in tutta pace e discrezione, nel privato delle loro abitazioni borghesi – poiché così è, si è nuovamente invertito il paradosso pasoliniano di Valle Giulia, e i tutori del disordine travestito da giustizia finta e maligna sono proprio loro, sono loro i custodi e gli amministratori di un condominio che valse – e continua a valere – come un girone infernale per novantatré persone.
Riporto, quindi, le parole del Comitato Verità e Giustizia per Genova, che così ha commentato la sentenza: “Oggi – afferma il Comitato – è tutto chiaro: quel blitz illegittimo, brutale e condotto compiendo falsificazioni di ogni tipo, è una delle pagine più nere nella storia delle nostre forze dell’ ordine in epoca repubblicana. Non c’è nulla di cui vantarsi. Chiunque abbia un minimo di senso dello Stato e della legalità non può che vergognarsi. La credibilità della Polizia di Stato, con questa archiviazione e con le motivazioni esposte nell’ordinanza del gip, è fortemente compromessa”.