di Luigi Bernardi

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Esco di casa, ho chiamato un taxi, devo partire con il treno. Arrivo giù nell’androne, la porta è aperta, una manna per i distributori di volantini pubblicitari. Esco, sento delle voci forti, grida. Vengono dalla strada, in fondo al sentiero che attraversa il cortile. La voce acuta di una donna, quella corposa di un uomo.
Cammino verso di loro, mi trascino il trolley, le ruote fanno rumore sull’acciottolato, coprono le urla. Ora vedo i protagonisti della lite. La donna è bionda, i capelli sciupati, forse sporchi. Mulina le braccia pallide, urla qualcosa che non capisco. L’uomo è andato verso un’altra donna. Questa ha i capelli neri, lucidi. Sta seduta sul gradino del marciapiede, la faccia nascosta fra le mani, i gomiti puntellati sui ginocchi. L’uomo le è andato dietro, le appoggia una mano sulla spalla, la lascia lì, immobile, forse pesante.


Della storia fanno parte anche un’auto parcheggiata proprio davanti alla sbarra che preclude l’accesso al cortile del mio condominio, e un camper accostato dall’altra parte della strada. Non è un incidente automobilistico, non ci sono tracce di urti. Dentro l’auto, sul sedile posteriore, stanno due donne, una molto anziana. C’è un uomo al volante, il motore è spento. Aspettano tutti e tre che succeda qualcosa. La bionda fa parte del gruppo. La guardo da vicino, ha la faccia tirata, la pelle più vecchia dei trentacinque che deve avere. Ora intendo bene le sue grida. Dice che non ha paura, che gliela farà pagare. Si rivolge alla bruna seduta.
Anch’io vado vicino alla bruna seduta, è abbronzata, più giovane, più in salute. La vedo singhiozzare, ci sono delle lacrime che le rigano il volto. L’uomo che le sta dietro ha la carnagione scura, i lineamenti andini, è tozzo sulle gambe corte. Toglie per un istante la mano dalla spalla della bruna. Dice alla bionda che anche lei avrà qualcosa da spiegare alla polizia. La bionda reagisce con nuove parole urlate, che non mi chiariscono cosa sta succedendo. Intorno, si sono fermati due o tre anziani, allungano le orecchie, cercano anche loro di capire qualcosa. Dall’espressione che fanno si vede che non ci riescono.
L’uomo ha riappoggiato la mano sulla spalla della bruna, le dà dei colpetti meccanici, una pantomima di conforto. Lei reagisce aumentando il ritmo dei singhiozzi. La bionda fa la spola fra la sua auto e i due. È ai limiti dell’isteria, la voce si fa così stridula che perde di umanità, sembra un animale al quale stanno strappando la vita. Di tanto in tanto lancia un’occhiata all’imbocco della strada, aspetta l’arrivo della polizia.
Arriva invece il taxi che mi deve portare in stazione. Mi stappa da quella storia della quale non ho capito nulla. Per conoscerla, dovrò inventarmela, non sarà la stessa cosa.

Da Il Diario di Bologna