di Luca Masali
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In un messaggio all’ Eymerich mailing list, Valerio Evangelisti poneva il seguente quesito:
“Nel discorso radiofonico di sabato scorso, Bush ha citato, a dimostrazione della nefandezza di Saddam Hussein, l’impiccagione di una ragazza che aveva applaudito le truppe anglo-americane. Così almeno riferiva il TG3 delle 19, l’unico che ho ascoltato. Mi aspettavo che questo episodio avrebbe avuto grande risonanza, ma poi non ho più letto né sentito nulla.
Qualcuno di voi ha trovato tracce un minimo circostanziate della notizia? […]”

Inaspettata, pochi minuti fa è giunta la risposta del Presidente degli Stati Uniti, che riportiamo con piacere.

Caro Valerio,
Il mio ufficio stampa è troppo impegnato con la guerra, quindi ti rispondo io direttamente. Che qui se vuoi un lavoro ben fatto te lo devi fare da solo.
Te parlavi di quella lì irachena là che hanno impiccato perché salutava i nostri carri armati e poi si è visto che non era vero niente. Ma non è che io sia un disinformatore, il fatto è che anche per me è difficile trovare conferme o smentite. D’altronde, con Al Jazeera oscurata, i giornalisti che per quanto siano amici nostri non possono usare il telefono satellitare (per il loro bene, si sa mai che i nefandi arabi scoprano dove sono e gli tirino un missile stupido ma pur sempre efficace) l’unica fonte di informazioni è l’ufficio stampa del mio esercito. Che al di là della facile ironia, è estremamente efficiente: scova notizie di cui nessun altro si era accorto, come gli iracheni che sparano col mortaio sulla folla a Bassora, vede ragazze impiccate a cento chilometri di distanza (col satellite, vedi quanto siamo bravi? Siamo noi gli unici ad aver notato il nefando episodio), vede persino nel futuro: gli inglesi che hanno il controllo delle città del sud Iraq, vallo a spiegare a questi arabi testoni che non se ne sono ancora resi conto e sparano collo schioppo agli elicotteri, col risultato che mi si alza il bonus-malus e la guerra mi costa più di assicurazione che di benzina (e già questo è un problema, ho chiesto a quegli imboscati della Lookeed di farmi elicotteri diesel, o almeno di metterci le bombole del Gpl, ma mi hanno guardato straniti e hanno balbettato le solite scuse da ingegneri). Le Assicurazioni Generali sono il vero nemico, altro che i generali di Saddam.
Ora mi stanno mettendo in croce con le clausole del contratto perché tra i rischi dell’operazione nel deserto non c’era l’annegamento. Tutto solo perché un nostro carro armato è cascato nel fiume, colpa dei dannati iracheni che fanno una manutenzione da schifo sulle strade, non c’anno manco i paracarri, figuriamoci i paracarriarmati. Eppure lo sapevano, che passavamo di lì: questa è disorganizzazione bella e buona, quando finirà la guerra risponderanno anche di questo crimine contro l’umanità. Intanto io adesso c’ho i primi quattro marines del mondo che sono riusciti ad annegarsi nel deserto, e mi prendono tutti per i fondelli. Soprattutto quelli della legione straniera, che dicono che di deserto loro se ne intendono, ma tanto non gli do retta perché sono mollaccioni francesi. Ma chi andava a pensare a una cosa simile? Tu, amico mio, avresti pensato a portarti dietro pinne, bracioli e salvagente nel deserto? Uffa. Ora sono altri soldi che se ne vanno, fortuna che il nipote del cugino di mio cognato c’ha una fabbrichetta di salvagente a forma di paperetta. Rumsfeld, o come diavolo si chiama, dice che sono poco marziali, ma non capisce niente, basta incollarci l’elmetto sulla testa e dipingere il becco di verde mimetico.
D’altronde è una guerra difficile. Questi criminali colla kefiah ricevono terribili armi dalla Russia, anzi no dalla Giordania, anzi no dalla Siria. O forse da Al Quaeda, o dalla Palestina. Queste ultime due sono nazioni così piccole che per quanto mi sia sforzato non le ho neanche trovate sul mappamondo. Comunque Ramsfld, o come diavolo si chiama, ha giurato che ci sono i carri armati di Arafat! Mostro maledetto, verrà anche il suo turno. Di Arafat, non di Russfild o come diavolo si chiama. Anzi no, forse le armi vengono da una sconosciuta federazione nord americana, che gliene aveva date a tonnellate quando Saddam era il baluardo dell’occidente contro gli infidi sciiti iraniani. Appena scopro chi sono li bombardo, anche se Rassfeld o come diavolo si chiama mi ha detto che l’abbiamo già fatto, ci abbiamo tirato giù due grattacieli a colpi di aeroplani, per punirli preventivamente di aver armato i nostri nemici preventivi per un attacco che avevamo già preventivamente preventivato. Troppi preventivi, dici tu? Questo è niente, dovresti vedere il preventivo della guerra che mi ha fatto Rasamfold o come diavolo si chiama, una cifra da genocidio. Comunque fa lo stesso se non capisci di preventivi, è diplomazia, non ci capisco molto nemmeno io. Cosa stavo dicendo? Ah già, gli sciiti. Anzi no, ma cosa dico? Gli sciiti sono nostri amici, anzi, cosa aspettano a ribellarsi, questi idioti? Possibile che i mullah siano diventati dei mullahccioni? Insomma, una cosa è chiara. Se questi pelandroni non ci aiuteranno a liberarli, va a finire che dovremo ammazzarli tutti. E mi costerà un sacco di soldi. Specialmente per risarcire gli inglesi che sono sempre in mezzo ai piedi e si fanno ammazzare come degli arabi qualsiasi, solo che poi mi tocca pagarli per buoni.
Meno male che almeno Berlusconi non mi ha dato gli alpini, sennò oltre a perdere chissà quanto tempo a costruire nel deserto una montagna da fargli assaltare mi sarebbero costati un sacco di soldi in penne bruciacchiate, da spennarci tutti i pollai del medio oriente. Intanto il Giappone dovrà spiegarci perché ha armato questi mostri con i temibili fuoristrada Toyota, che come tutti sanno sono fatti apposta per caricarci esplosivo da lanciare contro gli indifesi carri armati dei liberatori.
Se fossi nei panni di colui che siede sul trono del crisantemo mi preoccuperei seriamente.
Non so se ho risposto alla tua domanda dell’irachena impiccata, ma cerca di capirmi: non è un momento facile. Specialmente in famiglia: papà continua a brontolare “te l’avevo detto, io! Gioca nella sabbia coi carrarmatini ma non fare troppo casino sennò quelli si arrabbiano per davvero. Ma te niente, dovevi fare di testa tua. E adesso cavatela da solo”. Uffa. Eppure io da grande volevo fare come lui, prima volevo fare il presidente e poi volevo anche fare la guerra. Il presidente almeno sono riuscito a farlo, anche se lo so che lui non ha votato per me.
Ma mio fratello sì, ha votato 20 mila volte per me in Texas! Lui sì che mi vuole bene. Solo che adesso è arrabbiato perché dice che aveva promesso al consiglio di amministrazione (o al Congresso, non mi ricordo ma tanto è uguale) che in settantadue ore gli facevo ricostruire l’iraq. Ma non è colpa mia se quelli lì c’hanno i fuoristrada Toyota e io no! Al massimo le gip Ford che fanno schifo, nessuno vuole fare il camicaze per me. Lo sanno tutti che per fare i camicaze ci vogliono le gippone giapponesi, hai mai visto un camicaze su una cadillac? Lo dice anche Rumfield, o come diavolo si chiama, è una questione di cultura. Su una gip giapponese ti viene un sacco di voglia di fare il camicaze, su una macchina americana con quello che costa ti viene paura di graffiare il parafango. Come si fa a vincere una guerra in questo stato? Uffa. Mi sono stufato di fare la guerra. Anche Saddam poi è proprio stronzo. Ma dico, cosa gli costa tirare un’arma di distruzione di massa, magari piccolina? Gliela pago io, se il problema è quello. Diglielo te, che sei pacifista e quindi sei suo amico. A te magari ti da retta, a me mi fa le pernacchie al telefono, e si fa passare papà. Poi parlano tra loro e ridono un sacco, poi però il papi non mi vuol dire cosa si sono detti, dice che sono cose da grandi e quando sarò cresciuto capirò.
Però se glielo chiedi te che sei comunista e quindi un po’ camicaze islamico pure te magari ti dice di sì, e mi tira qualche missiletto di massa. Me ne bastano un paio, anche uno solo se proprio non può fare di più. Così finalmente posso buttare la bomba atomica e la facciamo finita. Ricordami però di dircelo agli inglesi, che quelli lì costano un sacco di soldi e sono sempre al posto sbagliato al momento sbagliato.

Sinceramente tuo,
Giorgio Dabliù.