di Fiorenzo Angoscini

La ristampa anastatica di “Il trattore ad Acquanegra” e l’anniversario della prematura scomparsa dell’autore, Gianni Bosio (Mantova, 21 agosto 1971) offrono l’occasione per approfondire la sua traiettoria umana, culturale e politica.

Gianni Bosio nasce ad Acquanegra sul Chiese, nella provincia mantovana, il 23 ottobre 1923. Primogenito di Lorenzo Barbato Bosio e Ida Pellegrini, Gianni frequenta le scuole elementari nel paese d’origine. I primi anni delle scuole di avviamento li compie invece a Brescia e Cremona. Successivamente si ‘trasferisce’ al Liceo Scientifico ma, quando viene estromesso dal Convitto Arcivescovile di Cremona, per incompatibilità ideologica, è costretto a ‘migrare’ a Bergamo presso il Liceo Classico ‘Paolo Sarpi’, dove conseguirà la maturità. Nello stesso anno della maturità (1943) si iscrive all’Università di Padova: facoltà di Lettere e Filosofia.

A Padova completa il piano di studi sino all’inizio del quarto anno allorché si trasferisce alla Statale di Milano. Proprio a Milano, e in seguito ai contatti con Antonio Banfi, accresce il proprio interesse per la storiografia. A 23 anni, con tutti gli esami superati e la tesi di laurea preparata (“Storia del marxismo in Italia sino al 1862”), decide di non discutere la tesi e non conseguire la laurea. Nel corso della propria attività, Bosio ha dato vita e collaborato a numerose pubblicazioni. Anche durante “l’era fascista”. Sono di quel periodo ‘Noi Giovani’- organo dell’omonimo gruppo clandestino di Acquanegra; ‘Chiaroscuri’ – Bergamo ’40; ‘Eccoci’-Cremona ’43; per l’Editrice «Terra nostra» di Mantova pubblica “Il Manifesto dei comunisti”.

L’attività politico-culturale

Nel dopoguerra collabora a: ‘Terra Nostra’, settimanale del Socialismo mantovano, all’edizione milanese de “L’Avanti!”, all’organo della federazione milanese del Psi ‘Il Proletario’. Nei primi mesi del ’46 è redattore di “Quarto Stato”, pubblicazione fondata e diretta da Lelio Basso. Nell’inverno ’49 ‘fonda’ “Movimento Operaio”. Nel ’62, dopo aver ridato fiato alle Edizioni Avanti!, riesce ad ottenere, per le stesse, una autonomia formale ed economico-amministrativa dal Psi.

Al momento della scissione (1964) del Psi, e conseguente nascita del Psiup, aumenta gli sforzi per ottenere totale autonomia dal partito di Nenni; ciò gli riesce e con i colleghi delle Edizioni Avanti!, che proseguiranno la loro attività con il nuovo nome di “Edizioni del Gallo”, approfondisce e riconduce nell’alveo della cultura proletaria nuovi filoni di ricerca.

Per raggiungere tali obiettivi fonda l’”Istituo Ernesto de Martino per la conoscenza critica e la presenza alternativa del mondo popolare e proletario” e parallelamente ad esso si esibisce con il “Nuovo Canzoniere Italiano”.
Bosio cercò di coniugare alcune delle sue feconde intuizioni con la realtà concreta del movimento d’opposizione antagonista: “Il lavoro culturale non può che trasformarsi in lotta politica”, afferma Bosio. E la cultura è soprattutto quella del popolo: le mascherate, i maggi, ma anche e più semplicemente, il gioco della morra o i canti in osteria con il solo accompagnamento di fisarmoniche e posate da cucina; oppure ancora il ‘fischio della beverata’ attuato dai paesani durante le lotte agrarie condotte cascina per cascina, nella Padania verso la fine degli anni quaranta, e altre iniziative attuate in anni più recenti dagli operai in lotta: l’occupazione delle fabbriche, lo sciopero selvaggio o il ‘salto della scocca’.

L’attività di scandaglio di Bosio è ancorata alla metropoli, alla città, alla classe operaia; questo perché egli partiva dall’assunto che il capitalismo perseguiva ”con coerenza spietata lo spopolamento delle nostre campagne”. Questa teorizzazione trova più chiara esplicazione in un suo scritto del 1966: “Le ricerche e gli studi sul mondo popolare si muovono all’interno del mondo contadino; un mondo destinato a perire in quanto autonomo e determinante della società italiana […] L’egemonia della città sulla campagna, come forma adatta di dominio e di espansione del capitalismo contemporaneo, pone questi studi di fronte ad una scelta: o si riducono a disciplina tradizionale, cioè si atrofizzano, o si trasformano in mezzo per la conoscenza della società contemporanea […] La campagna, dissolta, può servire a far capire la città: ma la città fa giustizia della campagna. La città è dominata, diretta e organizzata dal profitto”.1

Bosio è il precursore – insieme, ma in maniera diversa e distinta, a Danilo Montaldi –2 della ‘ricerca sul campo’, dell’ inserimento della ‘storia orale’, del recupero e riproposizione dei canti popolari (quelli di piazza/strada e d’osteria) operai-contadini, politici e sociali, tra gli strumenti di lotta, sviluppo e progresso, delle classi subalterne.

Nonostante il lavoro politico-culturale del mantovano Bosio e del cremonese Montaldi partisse da presupposti simili, alcuni individuano e colgono nella diversa interpretazione dello stile di lavoro da applicare (non solo pratico ed organizzativo, ma anche politico, metodologico e filologico) le divergenze tra i due ‘intellettuali di campagna’ (questa definizione non vuole essere dispregiativa, nemmeno riduttiva, bensì solo territoriale per indicare i principali luoghi di ricerca: inizialmente Acquanegra sul Chiese, Piadena, Calvatone, Persico Dosimo, Rivarolo del Re, Persichello, Pescarolo, poi il Salento, gli Abruzzi, il Lazio, le zone agricole del nord e sud Italia, per Bosio e collaboratori; tutta la provincia cremonese, ma anche Milano e le città operaie del settentrione per Montaldi).

Così, ad esempio, in maniera molto ‘educata’ Stefano Merli in “L’altra storia”3 coglie e fa notare le diversità e le divergenze tra i due ‘irregolari’ della ortodossia PSI-PCI. “…la critica di Montaldi ha ragione in molti punti, si preclude però la comprensione generale del lavoro di Bosio”. In maniera più ‘volgare’, sia come stile e metodo, la rivista ‘Ombre Rosse’, diretta da Goffredo Fofi, nel suo numero 13, febbraio 1976, sferra un violento attacco a Bosio, utilizzando uno scritto di Danilo Montaldi dell’ autunno 1973 e non destinato alla pubblicazione “Esperienza operaia o spontaneità”.4

Proprio in questa occasione, rispondendo ai rilievi sollevati da Stefano Merli, Cesare Bermani non nasconde o censura le divergenze fra i Compagni padani Bosio e Montaldi, precisando che i rapporti tra i due “… furono aleatori . Montaldi collaborò solo di sfuggita alla rubrica ‘Questioni del Socialismo’ ma nel 1959 si ebbero tra Bosio e Montaldi un paio di incontri e una intensa ma breve corrispondenza epistolare. Dopo di allora i due si ignorarono a vicenda e non si videro più. E’ lo stesso Montaldi a ricordare l’occasione di quegli incontri e l’impressione negativa che ne riportò e che lo spinse a troncare ogni rapporto con Bosio”.

E proprio attraverso le argomentazioni di Bermani si evidenziano le notevoli diversità di vedute dei due organizzatori di culture.
Così, Montaldi, parte dall’inizio: “…si rifece (Bosio, nda) al lavoro svolto da ‘Movimento Operaio’ per illustrare il concetto stesso di cultura delle classi subalterne. In realtà io ero abbastanza critico nei riguardi di ‘Movimento Operaio’: mi era parso che tutti quei ricercatori si fossero buttati a indagare nel passato appunto per non scontrarsi con i dirigenti politici sul presente…Si spinse, allora, in una critica della sociologia a tutto profitto della letteratura e del ‘documento in sé’, rivelando la sua anima assai tradizionale di fronte a questi temi. Che fosse possibile un uso marxista della sociologia nemmeno gli sfiorava la mente (assai diversamente, come è noto, da Panzieri)…” per finire col bollarlo, poi, come “…un crociano di ritorno”.

La rottura definitiva, e finale, si consuma con la mancata (più per scelta di Montaldi che non per volontà comune) pubblicazione, da parte delle Edizioni Avanti!, di “Autobiografie della leggera”.
Dopo di allora, ignorando reciprocamente ciò che facevano, Montaldi continuò a ricercare come se il marxismo fosse un sistema di conoscenza sociologica, Bosio come se il marxismo fosse la concezione materialistica della storia”.

Militante politico5 organizzatore di cultura, dopo essere stato consigliere delegato delle Edizioni Avanti!6 animatore di case editrici non ortodosse (Edizioni del Gallo, Edizioni Bella Ciao), direttore di riviste ‘socialiste’ (Quarto Stato, Il Labriola, Mondo Operaio) poco allineate con la linea ufficiale del Psi, collaboratore di “La Classe” e “Quaderni Rossi”, produttore de “I Dischi del Sole” (il primo disco, DS 1, esce nel 1963) e di spettacoli (all”Umanitaria’ di Milano si allestisce, nel 1962, la prima rappresentazione di “L’altra Italia. Canti del Popolo italiano” curata da Roberto Leydi e Tullio Savi, con Fausto Amodei, Sandra Mantovani e Michele Luciano Straniero. Anche se il più famoso, ed importante, sarà ‘Bella Ciao’, presentato al Festival dei due Mondi di Spoleto nel 1964, e di cui parleremo più diffusamente) musicali e teatrali; fondatore, con Roberto Leydi, del Nuovo Canzoniere Italiano: inteso come rivista (il primo numero è del luglio 1962) e strutturazione di più ‘individui’ e gruppi musicali-teatrali; con il contributo anche di Alberto Mario Cirese,7 dell’Istituto Ernesto de Martino (1967), promotore delle Leghe di Cultura8 .

Nel quaderno si ricorda che “L’aggregazione di questi gruppi ed il loro modo di intervenire sulle realtà di classe locali erano stati suggeriti da Gianni Bosio, con la sua proposta delle ‘Leghe di Cultura’…”. Oltre alla Lega di Acquanegra sul Chiese (Mn) e Piadena (Cr), al Movimento Culturale Giovanile di Calvatone (Cr), al Gruppo Operai-Studenti-Braccianti di Rivarolo del Re (Cr), al Gruppo Lavoratori Studenti di Persico Dosimo (Cr), si segnalano le “Esperienze di ricerca e intervento del Circolo ‘Gianni Bosio’ a Roma e nel Lazio”: “…per un raffronto fra le finalità, la ricerca e l’attività di un circolo che opera in una realtà urbana, anche se periferica, di una grande città e le leghe e i gruppi di una zona ad economia agricola quali sono le provincie di Cremona e Mantova”.9.

Oltre ai molti articoli e collaborazioni con quotidiani, settimanali, riviste con periodicità variabile, è autore di pubblicazioni significative, ormai difficilmente reperibili: “Giornale di un organizzatore di cultura” (27 giugno 1955- 27 dicembre 1955) del 1962; “Elogio del magnetofono. Chiarimento alla descrizione dei materiali su nastro del Fondo Ida Pellegrini” (1966) forse il suo saggio più importante riguardante la cultura orale e una chiave di lettura indispensabile ai 655 nastri del suo fondo di registrazioni, che aveva chiamato con il nome della madre10 ; “L’intellettuale rovesciato. Interventi e ricerche sulla emergenza d’interesse verso le forme di espressione e di organizzazione ‘spontanee’ nel mondo popolare e proletario” che viene pubblicato in primo conio dalla Lega di Cultura di Piadena, come ‘quaderno n. 3-maggio 1967’. Ed è un ciclostilato di 183 pagine. La seconda edizione (che, però, è indicata come prima edizione del novembre 1975) è pubblicata-con una nota introduttiva di Cesare Bermani e Clara Longhini Bosio – nella collana ‘Strumenti della cultura di classe’ dalle Edizioni Bella Ciao di Milano, a cura, si precisa, dell’Istituto Ernesto de Martino per la Conoscenza Critica e la Presenza Alternativa del Mondo Popolare e Proletario fondato da Gianni Bosio. Il titolo è identico a quello scelto anche per il ‘quaderno’ della Lega di Piadena, con la sola aggiunta: gennaio 1963-agosto 1971, mese e anno della sua morte. Una terza edizione, a cura di Cesare Bermani, è stampata nel 1998 dall’Editoriale Jaca Book di Milano.

“Il trattore ad Acquanegra. Piccola e grande storia in una comunità contadina” 11 è l’opera postuma, ed incompiuta, ritenuta “…il primo lavoro che Bosio concepì con l’uso di testimonianze orali e poi di narrazioni orali…era quanto ci voleva per tentare di fare ‘storiografia marxista attraverso la ricerca metodica, lo spirito critico, cioè opponendo il fare, la produzione, alla polemica, all’intenzione’12 . Bermani è stato, oltre che curatore, anche uno dei più stretti collaboratori di Bosio, ha raccolto, riordinato, sistemato gli scritti sparsi lasciati dall’autore e che coprono un periodo molto lungo, dal 1962 sino alla scomparsa (1971) e li ha organizzati per questa pubblicazione.

Sempre Bermani ha curato un’ altra pubblicazione postuma di Bosio: Scritti del 1942 al 1948. Da «Noi giovani» a «Quarto Stato».13 L’attività di ricerca, e le pubblicazioni di quello che può essere definito il ‘biografo ufficiale’ di Gianni Bosio, sono numerose ed abbracciano un ampio terreno d’indagine, per questo si rimanda alla biografia e bibliografia completa riportata nel suo sito web.14 Voglio, soltanto a titolo illustrativo dei vasti interessi di Bermani, ricordare alcuni suoi lavori ‘esemplari’. Il monumentale,15 Pagine di Guerriglia. L’esperienza dei garibaldini nella Val Sesia.16

Anche la ricostruzione storico-politica delle vicende relative alla ‘Volante Rossa’, effettuata tramite i resoconti di quotidiani e periodici dell’epoca ma, e soprattutto, grazie alle testimonianze orali dei protagonisti di quelle vicende, è un’altro esempio di ‘storia militante’. Una prima bozza di lavoro con il titolo La Volante Rossa (estate 1945-febbraio 1949) è stata pubblicata sul n. 9/10, inverno 77/78, della rivista Primo Maggio. Ampliata e più strutturata diventa un libro nel 1996,17 con una ristampa nel 2009.18

Un altro argomento di scottante realtà storica e storiografica è quello che, Bermani, affronta in Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell’emigrazione italiana 1937-1945. La vita quotidiana degli emigrati italiani nella Germania nazista. Titolo e sottotitoli chiariscono e spiegano già tutto19 . Sempre in ambito strettamente politico sono anche queste due pubblicazioni: Gramsci raccontato, testimonianze raccolte da Cesare Bermani, Gianni Bosio e Mimma Paulesu Quercioli,20 e una sorta di riedizione, molto ampliata sia nei testi che nelle testimonianze audio-sonore (due cd allegati) è Gramsci gli intellettuali e la cultura proletaria21 con nuove testimonianze.
Completamente diversa rispetto a quelle appena ricordate è la segnalazione relativa ad una ricerca particolare. Si tratta di “Il bambino è servito. Leggende metropolitane in Italia”22 .

L’ultimo rimando è relativo ad un vero e proprio manuale pratico-teorico-ideologico di cos’è, e come si conduce, ‘la ricerca orale’: “Introduzione alla storia orale”23 . Due volumi in cui, oltre ad indicare qual’è la metodologia da utilizzare, si dimostra che “…la stragrande maggioranza della popolazione mondiale è colta per mezzo della comunicazione orale…la comunicazione orale resa permanente dal disco è ‘di più’ della cultura scritta…”.24

I compagni e collaboratori di Bosio furono numerosi. Con alcuni percorse un tratto di strada, poi le vedute e i ragionamenti si divaricarono. Purtroppo non è possibile dedicare attenzione a tutti loro. Oltre a Bermani, i più stretti e fedeli, sicuramente da ricordare, sono Luciano Della Mea, da sempre e per sempre al suo fianco, Franco Coggiola, autore di numerose ricerche a quattro mani condotte proprio con il virtuoso del magnetofono. Le più interessanti e significative sono quelle relative ai ‘Maggi’: “L’avvento della primavera, della stagione che apre un nuovo anno di vita per la campagna e i suoi lavori, è festeggiato nel mondo contadino in vari modi, tutti sostanzialmente pagani e laici: riti di propiziazione, di iniziazione, di fertilità (della terra e della donna) che hanno in comune, nonostante le notevoli differenze, la denominazione di “Maggi”.25

Un altro compagno-collaboratore, ma anche amico e, quasi, compaesano è Giuseppe Morandi (in realtà, Morandi è di Piadena (Cr) e Bosio di Acquanegra (Mn) ma i due piccoli paesi confinano, le abitudini e tradizioni si mischiano, inoltre sono avvicinati da due corsi d’acqua: il fiume Chiese che scorre in territorio mantovano, e proprio a metà strada tra i due centri abitati, si getta nell’Oglio, fiume che, in quel tratto, scorre nel territorio cremonese di Piadena) che, insieme a Gianfranco ‘Miciu’ Azzali (di Voltido-Cr) e Mauro Cesini, costituisce ufficialmente (14 aprile 1967) la Lega di Cultura di Piadena.26 La più longeva, tutt’ora operativa e che ha all’attivo numerosi ‘quaderni’, quasi tutti realizzati tramite interviste, testimonianze e racconti ‘orali’. Nel nucleo fondatore sono da annoverare anche Pierino Azzali ed Eugenia Genia Arnoldi in Azzali. Quest’ultima, attrice in Novecento di Bertolucci dove si esibisce in una struggente ‘Quando Bandiera Rossa si cantava’ .27

Giuseppe Morandi è anche autore di “Spoleto 1964, Bella Ciao. Il diario”,28 in cui, puntualmente, si raccontano le vicende e le polemiche relative allo spettacolo che aveva come sottotitolo “Un programma di canzoni popolari italiane”, presentato, quell’anno, dal Nuovo Canzoniere Italiano al Festival dei due Mondi. Lo ‘scandalo’ scoppia quando Michele Luciano Straniero, interprete di “O Gorizia tu sei maledetta”,29 canta queste strofe: “Traditori signori ufficiali/che la guerra l’avete voluta/scannatori di carne venduta/e rovina della gioventù”.

Altro cooperatore del ‘socialista anomalo’, decentrato (solo geograficamente) rispetto ai precedenti, è Alessandro Portelli. Quando Bosio lo introduce nei suoi ambiti organizzati, lo presenta così: “E’ romano, ma è serio”. Un complimento che, forse, è anche una critica. Non a lui, ma a certi ambienti della capitale. Portelli è autore di una minuziosa ricostruzione storico-documentale delle atrocità commesse dai nazi-fascisti a Roma con la strage delle Fosse Ardeatine (335 trucidati il 24 marzo 1944) e conseguente smascheramento della mistificazione tentata ed orchestrata, e a tutt’oggi non ancora esaurita, da nazisti, fascisti, reazionari e revisionisti vari, di attribuire la responsabilità politico e morale dell’eccidio al Gap di Roma (Rosario Bentivegna, Carla Capponi, Franco Calamandrei, Carlo Salinari, Gianfranco Mattei, Marisa Musu, Luigi Pintor) autore di un’azione di Resistenza armata (atto di guerra) contro una divisione di SS italiane, l’11ª Compagnia del III Battaglione del Polizeiregiment ‘Bozen’ appartenente alla Ordungspolizei (polizia d’ordine) e composto da reclute altoatesine, compiuto in via Rasella il 23 marzo, in cui persero la vita 33 militi nazi-fascisti. Con questo documento storico, L’ordine è già stato eseguito30 in cui già dal titolo si capisce la sostanza e dimostra come le due cose non siano collegate.

Portelli, con Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli, il Canzoniere del Lazio, fonda a Roma, nel 1972, il ‘Circolo Gianni Bosio’. Animatore e direttore della rivista “I Giorni Cantati. Storia-Memoria-Immaginario”, bollettino di informazione e ricerca sulla cultura operaia e contadina.
E’ stato lasciato per ultimo colui che si può definire il ‘pupillo’ di Bosio, l’allievo preferito: Ivan Della Mea. Sicuramente, Della Mea considera Bosio il suo mentore prediletto. Con il quale litiga ma poi, come un figliol prodigo laico, torna alla pratica tratteggiata da Bosio e alla fruttuosa collaborazione-contaminazione.
Coggiola e Della Mea sono stati direttori della creatura più importante del ricercatore mantovano, l’Istituto Ernesto de Martino.

Storici, politici, militanti e anche i collaboratori più vicini, attribuiscono a Gianni Bosio la qualifica di ‘marxista critico’, formato e cresciuto, cioè, nel solco teorico tracciato e sviluppato da Rosa Luxemburg e Karl Korsch. Ma questa collocazione è abbastanza strana e stride con quanto Bosio scrive e teorizza già nel gennaio 1948. Così, dopo aver ribadito che “Oggi è la classe che, come classe dirigente, deve imparare a pensare in termini di massa…Deve agire in termini di massa se vuole trasferire la democrazia su un terreno nuovo, sostanziale oltre che formale, sociale oltre che politico” .31 Bermani, in ‘Attualità di Gianni Bosio’,32 a proposito di questo ‘pensiero’, chiarisce: “Un moderno partito marxista-leninista cioè, basato sul centralismo democratico, che alle sezioni territoriali affianca organizzazioni capillari (nuclei di strada, nuclei di fabbrica)”. Quanto di più ortodosso e in linea con la teoria e la pratica della maggior parte dei Partiti Comunisti, non solo ‘occidentali’.

Anche Emanuele Gino Tortoreto (Milano, 1928-2012), esponente milanese socialista, ricorda: “La sua produzione intellettuale […] e la sua attività politica […] credo che si siano manifestate anche nel richiamo ossessivo al partito (…) al partito e alla sua funzione…”.33

(Fine della prima parte – la seconda sarà pubblicata su Carmilla il 29 agosto)


  1. Gianni Bosio, L’intellettuale rovesciato, introduzione di Cesare Bermani e Clara Longhini Bosio-collana ‘Strumenti della cultura di classe’-a cura dell’Istituto Ernesto de Martino per la Conoscenza Critica e la Presenza Alternativa del Mondo Popolare e Proletario fondato da Gianni Bosio, Edizioni Bella Ciao, Milano,
    novembre 1975  

  2. Cremona 1° luglio 1929-Val Roia (Im) 27 aprile 1975. Autore, con Franco Alasia, della prima ‘scandalosa’ ricerca sugli immigrati (meridionali) in Italia, Franco Alasia, Danilo Montaldi, Milano, Corea. Inchiesta sugli immigrati. Prefazione di Danilo Dolci, Feltrinelli, Milano, marzo 1960; D. Montaldi, Autobiografie della leggera. Vagabondi, ex carcerati, ladri, prostitute raccontano la loro vita, Einaudi, Torino, dicembre 1961; D. Montaldi, Militanti Politici di base. Testimonianze di vita politica nella Bassa padana, dalle origini del socialismo a oggi, Einaudi, Torino, aprile 1971; D. Montaldi, Saggio sulla politica comunista in Italia 1919-1970 (postumo), Edizioni ‘Quaderni Piacentini’, Piacenza, dicembre 1976, ristampato, per conto del Centro d’Iniziativa Luca Rossi di Milano, dalla Cooperativa Colibrì, Paderno Dugnano (Mi), marzo 2016. Per la cronologia completa della vita e delle opere, nonché bibliografia, vedi D. Montaldi, Bisogna sognare. Scritti 1952-1975, edito, per conto dell’Associazione Culturale Centro d’Iniziativa Luca Rossi-Milano, dalla Cooperativa Colibrì, Paderno Dugnano (Mi), luglio 1994  

  3. Stefano Merli, L’altra storia. Bosio, Montaldi e le origini della nuova sinistra, Opuscoli marxisti, Feltrinelli, Milano, aprile 1977  

  4. Cesare Bermani (a cura di) Bosio oggi: rilettura di una esperienza. Testimonianze di Gaetanò Arfè, Cesare Bermani, Eugenio Camerlenghi, Alberto Mario Cirese, Luciano Della Mea, Roberto Leydi, Stefano Merli, Tullio Savi, con un’appendice di scritti di Gianni Bosio, Provincia di Mantova, Biblioteca archivio, Casa del Mantegna, Istituto Ernesto de Martino, Mantova, dicembre 1986. Atti del convegno tenuto al Teatro Accademico del Bibbiena di Mantova, il 3-5 ottobre 1975.  

  5. Cesare Bermani (a cura di), Cronologia della vita e opere, Istituto Ernesto de Martino, http://www.iedm.it/istituto/gianni-bosio-cronologia-della-vita-e-delle-opere/  

  6. Paolo Mencarelli, Libro e mondo popolare. Le Edizioni Avanti! di Gianni Bosio 1953-1964, Biblion Edizioni, Milano, novembre 2011  

  7. Antropologo che scriveva per ‘L’Avanti!’, ‘Paese Sera’, ‘Calendario del Popolo’, ‘Mondo Operaio’, e insieme al padre Eugenio aveva curato la pubblicazione di “La Lapa (‘come l’ape quand’è primavera’) Argomenti di storia e cultura popolare” e svolge attività di assistente volontario presso la cattedra di Etnologia, per la quale collabora anche con Ernesto de Martino  

  8. La Lega. Dieci anni di attività delle leghe di cultura e dei gruppi del cremonese e del mantovano, Quaderni della lega di Cultura di Piadena (Cr), serie terza, a cura di Gianfranco Azzali, Enio Camerlenghi, Gioietta Dallò, Giuseppe Morandi, Silvio Uggeri, n. 5-luglio 1976-ciclostilato in proprio  

  9. Premessa a La Lega, Quaderno n. 5 della Lega di Cultura di Piadena, cit;  

  10. C. Bermani, Cronologia della vita e delle opere, cit;  

  11. Gianni Bosio, Il trattore ad Acquanegra. Piccola e grande storia in una comunità contadina, Associazione Postumia Centro Studi e Ricerche di Scienze Lettere Arti, Gazoldo degli Ippoliti (Mn), Quaderni di Postumia 1, stampato da Publi Paolini in Mantova, aprile 2016 – Prima edizione a cura di Cesare Bermani, De Donato, Bari, settembre 1981  

  12. C. Bermani, Gli inizi di una nuova storiografia sociale, in E Gianni Bosio disse, Il de Martino. Rivista dell’Istituto de Martino, n. 19-20, Firenze, marzo 2009  

  13. Cesare Bermani (a cura di), Scritti del 1942 al 1948. Da «Noi giovani» a «Quarto Stato», Mantova-Gianluigi Arcari editore Piàdena-Lega di Cultura, ottobre 1981  

  14. http://www.omegna.net/bermani/  

  15. 1.614 pagine di documenti e testimonianze dirette, raccolte con il magnetofono, distribuite in tre volumi, più 108 pagine (4° volume) di fonti ed indici, e controverso per le polemiche che ha alimentato, tanto che il secondo volume è uscito a distanza di un quarto di secolo rispetto al primo  

  16. Cesare Bermani, Pagine di guerriglia. L’esperienza dei garibaldini nella Val Sesia, volume I (Cap. I-XXXV) Sapere Edizioni, Milano, dicembre 1971; volume II (Cap. XXXVI-LII) Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Vercelli ‘Cino Moscatelli’, Vercelli, aprile 1995; volume III (Cap. LIII-LXXIV) Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Biella e Vercelli ‘Cino Moscatelli’, Vercelli, dicembre 1996; Volume IV, Fonti e indici, Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in provincia di Biella e Vercelli ‘Cino Moscatelli’, Vercelli, aprile 2000  

  17. Cesare Bermani, Storia e mito della Volante rossa, con una testimonianza di Eligio Trincheri, prefazione di Giorgio Galli, Nuove Edizioni Internazionali, Milano, ottobre 1996  

  18. C.Bermani, La Volante Rossa. Storia e mito di un ‘gruppo di bravi ragazzi’, Archivio Primo Moroni-Edizioni Colibrì, Paderno Dugnano (Mi), maggio 2009  

  19. Cesare Bermani, Al lavoro nella Germania di Hitler. Racconti e memorie dell’emigrazione italiana 1937-1945. La vita quotidiana degli emigrati italiani nella Germania nazista, Bollati Boringhieri, Torino, giugno 1998  

  20. C. Bermani (a cura di), Gramsci raccontato, Istituto Ernesto de Martino, Edizioni Associate, Roma, novembre 1987  

  21. C. Bermani, Gramsci gli intellettuali e la cultura proletaria, Archivio Primo Moroni e Centro d’Iniziativa Luca Rossi (Milano) edito da Cooperativa Colibrì, Paderno Dugnano (Mi), dicembre 2007  

  22. Cesare Bermani, Il bambino è servito. Leggende metropolitane in Italia, Edizioni Dedalo, Bari, novembre 1991  

  23. Cesare Bermani (a cura di), Introduzione alla storia orale, vol. I, Storia, conservazione delle fonti e problemi di merito, Odradek, Roma, novembre 1999 ; vol. II, Esperienze di ricerca, Odradek, Roma, giugno 2001  

  24. G. Bosio, L’Italia nelle canzoni, Catalogo I Dischi del Sole prodotti dalle Edizioni del Gallo, Milano, maggio 1968  

  25. Franco Coggiola, in Ivan Della Mea, Se qualcuno ti fa morto -DS 1009/11, libretto allegato al disco omonimo, marzo 1972  

  26. La Lega, cit.; http://legadicultura.it/  

  27. Quando “Bandiera rossa” si cantava, trenta lire al giorno si ciapava e adesso che si canta “Giovinesa” si crepa dalla fame e dala debolessa  

  28. Giuseppe Morandi, Spoleto 64, Bella Ciao, n. 20 dei Quaderni della Biblioteca Popolare di Piadena, Piadena, gennaio 1965; G. Morandi, Spoleto 1964. Bella Ciao. Il diario, Il de Martino, supplemento al n. 21/2012, Istituto Ernesto de Martino, Il Nuovo Canzoniere Italiano, Lega di Cultura di Piadena, Firenze, febbraio 2012  

  29. https://www.carmillaonline.com/2016/08/06/gorizia-lattuale/  

  30. Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli, Roma, febbraio 1999  

  31. G. Bosio, Scritti dal 1942 al 1948, cit.;  

  32. Bosio oggi: rilettura di una esperienza, cit.;  

  33. Emanuele Tortoreto, Gianni Bosio: democrazia di base e tradizione socialista, in Socialismo di sinistra. Sei contributi nella storia italiana ed europea, Milano, Quaderni del Centro Rosa Luxemburg, n. 1, 1983