di Simone Scaffidi

arginetumultoM. Girardi, R. Lombardi, L’argine, Becco Giallo, 2016, pp. 136, € 15.00

A. Milani, S. Rocchi, Tumulto, Eris Edizioni, 2016, pp. 168 , € 17.50

Un fiume in comune. È stata una bella coincidenza immergersi contemporaneamente nelle acque del Senio, nella bassa ravvenate, e della Drina, al confine tra la Bosnia e la Serbia. Ci sono riuscito grazie alla lettura di due romanzi a fumetti, L’argine e Tumulto, usciti quasi in contemporanea per Becco Giallo e Eris Edizioni.

Argini e tumulti. Sebbene i titoli possano sembrare opposti di segno, addentrandosi nelle due opere ci si accorge che “argine” e “tumulto” rappresentano due termini dello stesso discorso – e dell’esistenza –, incapaci di sopravvivere l’uno senza l’altro. Ai tumulti della guerra e ai tumulti interiori, spia d’accensione delle due storie, si contrappongono gli argini, ovvero i tentativi più o meno riusciti di contenere l’irruenza dell’incertezza e della confusione. La sfida, sembrano volerci comunicare i quattro autori (tre donne e un uomo), è far fluire il tumulto tra gli argini, in un letto che possa avvicinarsi ad assumere le sembianze della serenità e della liberazione. È quasi un paradosso, ma senza l’argine, in entrambi i romanzi a fumetti, nessuna fuga o redenzione sembra possibile

Fiume-confine. La Drina e il Senio rappresentano un confine. La prima scava la frontiera serbo-bosniaca, insanguinata durante la Guerra dei Balcani, e il secondo disegna la linea del fronte bloccata a Cotignola durante la Seconda Guerra Mondiale. Se il linguaggio e l’immaginario bellico portano con sé un’idea di confine associata allo scontro e alla barriera, le parole e i disegni di queste due opere ribaltano l’assunto e il fiume-confine diviene così luogo d’incontro e di purificazione. È una zona liminale dove si aprono uno spazio e un tempo in cui è possibile dialogare con se stessi e con gli altri, ripensarsi e distruggere a colpi di poesia e musica punk ogni nefanda visione respingente e identitaria della frontiera.

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Tumulto

Otto mani. All’origine di questi due romanzi a fumetti c’è un lavoro di ricerca sul campo, un viaggio nei territori, nei luoghi del delitto e della meraviglia, per toccare con mano le storie delle persone che li abitano e li hanno abitati, e per rendere la narrazione più carica di vitalità e confronto. Sceneggiatura e trasposizione grafica sono state pensate e agite di concerto dalle due coppie di autori. Otto mani in totale. Sei femminili. Quattro per opera. Le coppie nei romanzi a fumetti non sono una novità, ma di norma si tratta di uno sceneggiatore specializzato e un disegnatore specializzato, ognuno con compiti precisi e differenziati. Non è scontato assistere a collaborazioni di questo genere, così totali e incisive nell’elaborazione scritta e disegnata delle storie.

L’argine. L’hanno scritto e disegnato insieme Marina Girardi e Rocco Lombardi. Sebbene si tratti della loro prima pubblicazione in coppia, i due collaborano da anni a diversi progetti, tra i quali l’interessantissimo Nomadisegni: un tentativo selvatico e itinerante di ridare dignità ai territori e alle storie che li attraversano, mescolando viaggio, musica e disegno. Se in questa coppia già rodata l’elaborazione bifronte della sceneggiatura può dunque non stupire, l’elemento straniante è sicuramente rappresentato dalla collaborazione sul piano del disegno e del colore. I due infatti dal punto di vista grafico non c’entrano niente l’uno con l’altra: Marina ha un tratto leggero, colorato, capace di sollevare i confini e farli cadere, è l’accordatrice dei Sigur Ros; Rocco invece ha un tratto punk, nero, raschiato, ma ha anche la padronanza dello strumento di Brian Eno. Era difficile mettere insieme questi due stili tanto lontani tra loro, eppure la commistione risulta eccellente. Marina e Rocco sono riusciti nell’impresa di metter sullo stesso palco Jonsi dei Sigur Ros e i Nerorgasmo, con Bjork e Brian Eno pronti a intervenire per lenire eventuali incomprensioni. Il risultato è un Live in Cotignola (Lungargine, aprile 1945) di rara originalità. Una melodia che sobbalza, graffia e copre i bombardamenti alleati sulla città. Scatta in volo con la poesia, che si alza lieve come un rondone, e ritorna sulla terra con la sua antitesi, la guerra. [C’è un’unica nota dolente in questo volume: il lettering. Violenta e artificiosa è la sua irruzione digitale nelle pagine. È il terzo incomodo: lacera la fluidità della storia disegnata e la riuscita commistione di due sensibilità che si esprimono con stili differenti].

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L’argine

Tumulto. A differenza di Rocco e Marina, Alice Milani e Silvia Rocchi, hanno fuso i loro stili in un sol tratto. Mentre i primi hanno consumato un soddisfacente rapporto sessuale, compenetrando i propri stili ma mantenendo ed esaltando le proprie individualità, le seconde con Tumulto hanno dato alla luce il loro primo figlio a colori. E ci sono riuscite mescolando i pastelli a un viaggio in moto. Non avendo un linguaggio grafico così agli antipodi come gli autori de L’argine, l’operazione di commistione dei tratti è avvenuta naturalmente. In ogni tavola di Tumulto c’è infatti lo zampino di entrambe le autrici ma riconoscere l’una dentro le sfumature dell’altra non è impresa facile. Due amiche intraprendono un viaggio in moto nei territori della ex Jugoslavia. Sarà la canzone di un gruppo punk-rock femminile, ormai scioltosi, a portarle fin lì. «Le curve della Drina non le puoi raddrizzare» dicono gli abitanti che vivono le sue rive. «Vinto dall’orgoglio, sconvolto dal torpore» cantava il gruppo femminile punk-rock. Le ragazze lo sanno o forse non lo sanno ancora. Intanto le curve della Drina le costringono a piegare le loro convinzioni, mentre la moto inclina nel dubbio e le marce scalano montagne d’incertezza e d’orgoglio. Ma l’asfalto corre dentro di loro, ce lo si porta dentro per anni, finché non arriva il momento di farlo fluire, di liberarsi da quel macigno incollato alle ruote. Da un lato le montagne, dall’altro la Drina. Una storia semplice, colma di domande nello spazio bianco: è possibile tagliare le curve della vita? Raddrizzarle? O così facendo si rischia forse di rimanere schiacciati tra l’acqua e il versante? [Considerando che i paragoni fin qui si son sprecati, bisogna invece riconoscere che in questo caso il lettering è completamente in armonia col disegno, un tutt’uno con l’opera che ne esalta stile e narrazione].

Confluenza. Mi son fatto trasportare contemporaneamente dalla corrente della Drina e del Senio e ora non so più in che acque nuoto, perché le storie, il punk, la Seconda Guerra Mondiale, la capretta, la guerra in ex-Jugoslavia, le rondini si sono mescolate in una storia sola che confonde la memoria, e con i suoi scherzi, sovrappone i piani, li fa crollare, li buca. Mi sembrava già una roba originale aver letto due fumetti disegnati a quattro mani da tre autrici e un autore, ma ora sono convinto di averne letto uno a otto mani e aver goduto dell’acqua fresca di un sol fiume d’argini e tumulti. Un grazie ad Alice, Marina, Silvia e Rocco per questo bello scherzo che mi hanno giocato.