buto.jpgdi Matteo Boscarol

Yokohama – Figlio naturale del grande Kazuo Ohno ed artistico di Tatsumi Hijikata, Yoshito Ohno e` forse oggi l`unico testimone che vide ed esperi` in prima persona la nascita in Giappone della “danza delle tenebre” , l`ankoku butô, poi semplicemente butô. Nacque dall`incontro del talentuoso Kazuo Ohno e del ribelle del corpo Tatsumi Hijikata nel Giappone degli anni `60, periodo di movimenti, proteste e, artisticamente parlando, molto fertile (nuovo cinema, letteratura che rompe col passato, etc.). Proprio ora si e` arrivati ad un punto di svolta per il butô, visto che dopo la prematura scomparsa di Hijikata nel 1986 ormai anche Kazuo Ohno, quasi novantanovenne, sembra essersi ritirato dalle scene. Sara` interessante vedere come i nuovi danzatori, ormai provenienti da tutto il mondo, sapranno continuare il percorso iniziato dai due, integrandolo con necessita` di una societa`inevitabilmente cambiata. Abbiamo chiesto questo ed altro a Yoshito Ohno, in questo periodo in Italia ai DAMS, che abbiamo incontrato nella sua casa, situata sulle incantevoli nei sobborghi di Yokohama.

OHNO.jpgCi puo` raccontare del suo rapporto artistico con suo padre con cui ha estensivamente collaborato fin dal 1959?

Incontrai Kazuo Ohno per la prima volta (durante tutta l`intervista Yoshito Ohno si riferisce al padre usando il nome proprio, ndr) solo all`eta` di nove anni quando ritorno` dalla Nuova Guinea e dalle Filippine dopo un lungo periodo passato nell`esercito. A quel tempo incomincio`a lavorare come insegnante in una scuola femminile missionaria, l`esperienza della quale lo ispirera` nei suoi vari travestitismi in abiti da donna nel corso di tutta la carriera. Gia` prima della guerra studio` con Takaya Eguchi e Misato Miya la “Neue Tanze” tedesca, a cui si interesso` anche Tatsumi Hijikata che conobbe nel 1954. Dal quel momento in poi i due collaborarono iniziando un sodalizio a cui ebbi la fortuna di partecipare per la prima volta nel 1959 prendendo parte ad un adattamento da “Il vecchio e il mare” di Hemingway. Ricordo con entusiasmo anche Kinjiki (colori proibiti) da Mishima e nel 1960 la partecipazione alla prima “Dance Experience” di Hijikata in “Divinariane” un adattamento da “Nostra Signora dei fiori” di Jean Genet.

hijik.bmpDunque ha avuto il privilegio di lavorare con suo padre e Hijikata Tatsumi [nella foto a sinistra], due personalita`cosi forti eppure cosi` diverse nel loro approccio alla danza. Ci puo`dire qualcosa in proposito?

Entrambi nacquero in luoghi del nord, freddi: Kazuo Ohno a Hakodate (nell`isola piu` settentrionale del Giappone, nrd), mentre Hijikata nella campagna della prefettura di Akita, quasi costantemente attanagliata dalla morsa del freddo. Hakodate a quel tempo era un porto molto attivo e fiorente dove gli scambi fra diverse culture erano all`ordine del giorno, cosi` incontrare degli stranieri non era un fatto per niente eccezzionale e tutto, dalle arti alla cucina, veniva influenzato da questo ambiente cosi frizzante. Proprio questo elemento di apertura verso il mondo lo si puo` ravvisare chiaramente e naturalmente nella personalita` e nella danza di Kazuo Ohno, sempre predisposto all`allargamento, all`estensione, a un movimento verso l`esterno per cosi` dire. Al contrario il luogo di nascita di Hijikata, freddo isolato, quasi desolato, lo porto` ad esprimere, lungo il suo percorso artistico, un senso di chiusura, un movimento verso l`interno quasi un rattrappirsi su se stesso. Atteggiamento che non cambio` una volta spostatosi dalla campagna di Akita alla metropoli di Tokyo , anzi si intensifico` fino ad esplodere nella famosa performance Hijikata Tatsumi e i giapponesi: la ribellione del corpo di carne nell`ottobre del 1968. Mi rinfacciava spesso ironicamente di essere un city-boy, un ragazzo del cemento al contrario di lui che era senz`altro un ragazzo di campagna, della terra.
Per dirla con una formula, cio` che e` importante nella danza per Kazuo Ohno e` mettere il cuore prima di tutto, a cui poi naturalmente seguira` la forma, mentre cio` che Hijikata tento` lungo la sua carriera fu di imporre prima di tutto la propria volonta`, la propria forma come nella danza finanche nel corpo.

Ha nominato il cuore e la volonta` sul e del corpo, in che modo, durante la performance butô questi e altri elementi si combinano?

Nella danza di Kazuo Ohno tutto contribuisce alla nascita di una performance, le svariate letture, gli appunti piu` e piu` volte corretti, cio` che viene dal cuore (“kokoro”,ndr) e anche cio` che il corpo ha da dire. Sì, senza dubbio per lui sono state sempre molto importanti la lettura e anche la scrittura.
Personalmente, proprio adesso sono in un periodo in cui mi sto dibattendo: talvolta` mi affido alla volonta`, al pensiero, talvolta ne faccio completamente a meno. Se fino ad ora cio` che e` stato fondamentale per me e` stata la volonta`, la volonta` di creare una forma di danza personale, recentemente ho capito che anche danzare senza prima darsi una forma ben precisa, quindi senza affidarmi troppo al pensiero, e` per me possibile. Questo e`forse il percorso che fu intrapreso anche dallo stesso Hijikata. Se agli inizi voleva plasmare un corpo di propria volonta`, costruirselo, ripeteva infatti spesso: ”Questo corpo non mi serve piu`! La carne non mi serve piu`!”, verso la fine della sua vita tutto questo avvenne in modo naturale, automatico. Era sempre piu` bianco, solo un mucchio d`ossa, la carne gli si sbianco` e pochi mesi prima di morire giro` un film, dove questo si puo` vedere chiaramente: camminava come in stato di putrescenza, senza energia`(che peraltro non voleva) diafano (si alza e imita Hijikata camminando come una
marionetta senza fili, ndr).

Un’ultima domanda: come vede il panorama contemporaneo del butô ora che anche suo padre sembra aver abbandonato le scene?

I tempi qui in Giappone sono abbastanza difficili, i giovani non sanno che futuro avranno, in che genere di societa`dovranno vivere, un po` hanno perso le speranze. Lo stesso clima e` cambiato: il freddo, il vero freddo che tanto influenzo` Hijikata ormai non c`e` piu` e questo e` molto importante perche` se c`era una cosa che piu` di ogni altra caratterizzava il butô era questo senso di gelo, anche interiore. Anche i luoghi sono cambiati, basti pensare che nelle case ci sono sempre meno tatami (pavimentazione tipicamente giapponese composta da pannelli rettangolari fatti con paglia di riso) e quindi si tende a stare seduti sulle sedie e non come prima a sprofondare ed alzarsi, sprofondare ed alzarsi… (si alza e si siede sul tatami parecchie volte, ndr). O anche l`architettura stessa dell`abitazione, da cui e` completamente sparita la trave portante “hashira” (una sorta di palo centrale che oltre ad avere un significato pratico ne aveva molti simbolici) ha modificato e modifica il nostro modo di vivere, per non parlare del corpo, drasticamente cambiato negli ultimi 20-10 anni: la differenza di corporatura e di statura fra i quindicenni e i cinquantenni in Giappone e` davvero impressionante! E i piedi! Un tempo si camminava quasi sempre scalzi, la pianta del piede era forte, robusta, mentre ora e molto piu` delicata, camminare scalzi e` per i giovani quasi pericoloso!
Ebbene tutti questi cambiamenti, che non mi sentirei di definire negativi, richiedono anche e soprattutto dalle nuove generazioni di danzatori delle risposte, delle nuove ragioni d`essere per il butô.

Hijikata Tatsumi: poetica butô

hij2.jpg“L`arte underground diventa nient`altro che moda non per ragioni esterne ma a causa delle persone che la praticano. Dapprima creano un deserto attorno a loro e poi si lamentano che non c`e` acqua, perche` non provano a bere dai pozzi che giacciono nei loro corpi? Dovrebbero gettare una scala giu` dentro i loro corpi, scenderci e cibarsi dell`oscurita` li custodita. Ma loro cercano sempre le soluzioni all`esterno, fuori da se stessi.
……
il mio corpo vuole essere fatto a pezzi e nascosto in qualche freddo posto. E` sicuramente il luogo in cui ritornero`.
……
Quando vedo un cane storpio, inseguito, preso a bastonate e sassate dai bambini, ridotto in un angolo e pestato selvaggiamente; allora sento una profonda gelosia nei confronti del cane…. adoro le casse toracice, ma mi rendo conto che quella del cane vince la mia. Forse e` soltanto una vecchia immagine mentale. In giorni di pioggia vedo la cassa toracica di un cane e posso gustare la sconfitta. Fra l`altro, dall`inizio, il mio butoh non ha mai avuto a che fare con grasso o eccesso di curve. Pelle e ossa e solo lo stretto necessario d muscoli e` quello che basta.
……
Lascio una delle mie sorelle abitare il mio corpo. Quando devo concentrarmi su un pezzo di danza, la lascio cogliere nell`oscurita` dentro il mio corpo. Lei mangia piu` che il necessario. Quando lei si alza nel mio corpo, io involontariamente mi siedo. Quando io cado, lei cade. invero c`e` qualcosa di piu` di questa corrispondenza.
……
Quando pur avendo un corpo sano tu vuoi essere disabile, o adirittura pensi che sarebbe stato meglio nascere storpio, allora hai fatto il primo passo nel butoh. Nello stesso modo in cui il desiderio di essere storpio e` nel dominio del bambino, cosi` lo e` anche nell`esperienza di danzatore butoh.
……
Le uova di salmone mi fanno venire in mente gli intestini di Cristo e allora non le mangio. Penso che alla fine finiro` di mettere del cibo nel mio stomaco, perche` ho capito che le cose che mangio si depositano in qualche modo nel mio corpo. quando quel giorno arrivera`non ci sara` da piangere o da preoccuparsi anche per la famiglia. Quando succedera` tutto diventera` assolutamete chiaro, ma siccome la mia sorella morta e` venuta ad abitare il mio corpo, cio` non puo` succedere.
…..
Restando su due piedi, non saprei dire se andare a destra o a sinistra. Il mio essere attonito mi fa lottare e finisco piantato sotto la pioggia.
In origine c`era una gamba sola e quindi un solo osso pelvico al di sopra di essa.”

[traduzione Matteo Boscarol]