di Paolo Lago e Gioacchino Toni
[In occasione dell’uscita del libro di Paolo Lago e Gioacchino Toni, Ibridazioni. Viaggio nell’immaginario tecnologico di David Cronenberg, prefazione di Pietro Ammaturo (Rogas 2025), si riporta di seguito un breve stralcio ringraziando l’editore per la gentile concessione. p.l. – gh.t.]
Passati […] in rassegna alcuni, tra i tanti, aspetti dell’immaginario tecnologico che ha attraversato la storia della fiction proiettata verso un futuro in larga parte dai tratti distopici, [nel volume] sarà affrontata la produzione cinematografica cronenberghiana, in cui, spesso, i processi di ibridazione che ne caratterizzano la poetica prendono il via da qualche esperimento scientifico che, sfuggito di mano, determina negli esseri umani trasformazioni incontrollabili, toccando tematiche che hanno a che fare con le facoltà percettive della mente, l’identità, la sessualità, il rapporto dell’essere umano con i media e, più in generale, con le tecnologie. È insomma all’immaginario tecnologico di cui sono permeati i film di David Cronenberg che intende guardare questo lavoro. […]
Il regista canadese ha spesso messo in scena la crisi identitaria degli esseri umani e lo ha fatto estremizzandola, a partire dalle mostruosità derivanti da processi di ibridazione che, schematicamente, possono essere ricondotti a tipologie biologiche, artificiali e mediatiche a cui gli individui si sottopongono più o meno volontariamente. Per quanto tendano spesso a sovrapporsi, è utile analizzare specificatamente ognuna di queste tipologie a partire dalle opere del canadese che le indagano più direttamente.
L’ibridazione di tipo biologico è presente soprattutto in film come Shivers, Rabid e La mosca, opere in cui, a partire da qualche maldestro esperimento scientifico, i corpi e le identità dei personaggi vengono contaminati da elementi di carattere biologico ad essi estranei. Può trattarsi di un parassita consapevolmente innestato per riattivare la libido in un’umanità alienata dall’eccessivo ricorso al pensiero razionale tecnico-scientifico, come in Shivers, di un trapianto di pelle che, anziché restituire l’identità fisica perduta alla vittima di un incidente, scatena incontrollate e contagiose pulsioni aggressive, quasi a sancire l’impossibilità della scienza di rimediare alla frantumazione identitaria, come in Rabid, oppure, ancora, della fusione accidentale fra un essere umano e un insetto che compromette l’identità fisica e mentale del protagonista, come ne La mosca.
Ed è proprio nella parte finale di questo ultimo film che compare quell’ibridazione artificiale che, se qua si manifesta in maniera repulsiva, sarà poi ripresa in una non meno inquietante variante attrattiva da Crash e, per certi versi, dallo stesso Crimes of the Future del nuovo millennio. In tali casi l’ibridazione ha a che fare con l’innesto di componenti artificiali nel corpo dei protagonisti, con la dipendenza tecnologica e con un più generale processo di artificializzazione dell’essere umano contemporaneo che ne riscrive identità, immaginari e desideri.
Una terza tipologia di ibridazione, che può dirsi mediatica, pur essendo massimamente esplicitata in Videodrome ed eXistenZ, opere che riflettono rispettivamente sull’incidenza sull’essere umano del mezzo televisivo e dei sistemi di interattività digitale, può dirsi anticipata da alcuni film incentrati sull’universo telepatico. L’occhio con cui il regista guarda a tutte queste forme di comunicazione – telepatica, televisiva, digitale-interattiva – è al contempo attratto e spaventato, in quanto vi coglie sia inedite possibilità di ampliamento della limitata e limitante realtà vissuta dall’essere umano contemporaneo, sia potenzialità manipolatrici capaci di riscrivere l’individuo nella mente e nel corpo distruggendone l’identità.
L’ibridazione mediatica nella produzione cronenberghiana segue […] un percorso che prende il via con opere incentrate sulle potenzialità della comunicazione telepatica (Stereo, Brood, Scanners, La zona morta), per poi passare a mostrare come l’incidenza del medium televisivo sull’essere umano (Videodrome) conduca alla nascita di un’inquietante ed inedita tipologia di ibridazione che verrà ulteriormente rafforzata dalle nuove tecnologie digitali interattive (eXistenZ) che spalancano le porte all’onlife, ossia all’indiscernibilità tra online ed offline, al corpo disseminato nelle rete e alla tematica dell’inconscio artificiale, ponendo con forza la questione che, probabilmente, è a monte di tutto il cinema cronenberghiano: l’identità umana, fisica e mentale, in un mondo sempre più tecnologizzato, sempre più artificiale.
A delineare in estrema sintesi la posizione di Cronenberg nei confronti della scienza e della tecnologia provvede lo stesso regista nel corso di un’intervista rilasciata a ridosso dell’uscita di eXistenZ. Il canadese in tale occasione afferma di voler mantenere uno sguardo il più possibile neutrale nei confronti della tecnologia e pur intercettando probabilmente le paure del pubblico nei confronti di questa, tenta di evitare tanto atteggiamenti apocalittici quanto apologetici. […]
[Nel volume sono esaminati] i tre principali processi di ibridazione indagati dal regista – biologico, artificiale e mediatico –, pur nella consapevolezza di un loro, non infrequente, intrecciarsi. Per analizzare tali processi di ibridazione [viene fatto riferimento] al concetto di “phylum macchinico”, coniato da Deleuze e Guattari per indicare la connessione fra «singolarità» prolungabili mediante determinate operazioni. Possiamo estendere il termine “phylum”, cioè connessione, non solo alla macchina ma anche alla sfera del corpo e della comunicazione mentale/mediatica introducendo così il “phylum biologico” ed il “phylum mediatico”. […]



