di Alessandra Daniele

Il Movimento 5 Stelle continua a precipitare, e il mitico Reddito di Cittadinanza potrebbe arrivare troppo tardi per salvarlo.
Nelle elezioni abruzzesi, i grillini sono crollati al 19%. Calcolato l’astensionismo al 47%, oggi il M5S ha soltanto il voto di un elettore su 10.
A quanto pare, anche il ritorno di Alessandro Di Battista è stato un boomerang. Il Cazzaro Viaggiatore, più che in America Latina, andrebbe spedito in Australia.
Luigi Di Maio è sparito 3 giorni, per farsi installare gli aggiornamenti dalla Casaleggio.
Quando è tornato online, ha chiesto un’alleanza alle liste civiche che chiamava liste civetta.
Poi ha definito il Movimento 5 Stelle l’unico argine al berlusconismo. Devono avergli installato gli aggiornamenti del 2009.
La Lega di Salvini, benché primo partito, s’e fermata al 27% dei votanti – parecchi punti sotto i roboanti sondaggi di propaganda – cioè il 13% degli elettori totali.
Quindi, tutto il cosiddetto Governo del Popolo ha ormai soltanto il consenso reale di 2 italiani su 10.
La presunta marea gialloverde, che ci è stata raccontata per mesi come uno tsunami inarrestabile, in realtà si è già ritirata.
A mantenerla al potere è soltanto il patto di sangue per le poltrone che sta costando al Movimento 5 Stelle un’incurabile emorragia di consensi.
Il contratto firmato dal M5S con la Lega somiglia sempre di più a quelli stipulati in Supernatural con un Demone degli Incroci.
E il ministro dell’Inferno non lascerà andare i grillini finché non li avrà dissanguati completamente.
Preoccupato soprattutto di tenere la presa sul governo, Salvini non ha nemmeno festeggiato il risultato dell’Abruzzo secondo l’abituale stile social della Bestia. Invece di lanciarsi in una diretta Facebook di 12 ore in divisa da Imperatore Klingon, s’è precipitato a prendere in ostaggio il primogenito dei grillini, il Reddito di Cittadinanza, con una raffica di emendamenti che lo renderebbero ancora più difficile, se non impossibile, da ottenere.
Poi ha sconfessato l’analisi costi-benefici commissionata da Toninelli, ribadendo che i lavori per il TAV procederanno comunque, come l’Autonomia Differenziata delle regioni più ricche del Nord, la cosa più vicina alla secessione che è riuscito ad ottenere, confermando che il suo patriottismo tricolore non è che un altro dei suoi grotteschi travestimenti.
Benché sia diventato popolare anche al Sud, in realtà Salvini non ha mai cambiato idea sui meridionali.
Vedremo quando i meridionali cambieranno idea su Salvini.
Intanto, questa settimana alla Banda degli Onesti grillina toccherà salvargli il culone dal processo per sequestro di persona.
La base potrà votare sulla piattaforma Rousseau, ma naturalmente alla fine, come a Sanremo, a decidere davvero sarà la giuria di esperti.
E gli salverà il culone, sputtanando definitivamente la Prima Direttiva a 5 Stelle.
Perché Salvini è Salvini.