di Francesca Fiorentin

[L’ostinata ricerca di una dimensione più umana, finalmente liberata dai meccanismi del lavoro salariato e dell’economia, sembra la caratteristica più significativa di queste poesie di Francesca Fiorentin, dal significativo titolo “Stra-ordinari”. Di esse, soltanto la prima è edita, uscita lo scorso settembre nella raccolta Gli alfabeti intatti per l’editore Arcipelago Itaca. Come in una danza macabra, da una parte si muovono i «dirigenti in livrea», dall’altra i «caduti per la povertà», non ultimi i migranti, costretti a percorrere immani spazi, ad attraversare mari per abbandonare i propri territori devastati per raggiungere i territori occidentali, non meno devastati dalla ideologia capitalistica. Infatti, come scrive Francesca, questo XXI secolo sembra quasi un «cimitero dei vivi»: e questi «vivi» appaiono come asserviti alla «dittatura del tempo astratto» (cioè di un tempo regolato dal lavoro salariato, vero e proprio «disturbo comportamentale della modernità»), come scrisse Robert Kurz, lucidissimo esponente del Gruppo tedesco Krisis. Quella di Francesca Fiorentin è una poesia profondamente radicata nella realtà sociale contemporanea, intrisa di una sofferenza quotidiana che mai soccombe, di una lotta che non può essere messa a tacere. Perché, probabilmente, solo lottando anche silenziosamente giorno dopo giorno si può aspirare a una liberazione, a una nuova dimensione più umana. Paolo Lago]

 

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10 gennaio 2017

Corroboro gli attriti
di una inoperosa lite mondiale.
Ho uno stipendio, ma non è solo lavoro,
è una missione di lotta da crociati
di competere per dei tenutari di capitali
che tengono le file di questa lite.
Una sola è la specie di attore
e sarà anche le vittima:
il gladiatore, che ha come padrone
non un senatore romano, ma un general manager
di origine “globale”.

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20 gennaio 2017

Incentivi per voi, operai scansafatiche, spiccioli.
Dirigenti in livrea
porgono fiori e bandiere sulle lapidi dei caduti
per la povertà.

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20 aprile 2017

A Bram Stoker

Lucy degli archeologi,
il XXI secolo è ancora cimitero di vivi,
uccidi una volta per sempre i suoi morti,
vivi mostri,
nella tua bara hai provato la morte reale,
mia promessa sposa.

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26 maggio 2017

Per gli esuli annegati nel Mediterraneo

Porto il tuo ultimo respiro nel tempo della mia vita,
la tua rabbia di annegato in mare come mia.
Inutile pensiero un tribunale di giustizia
la responsabilità è estesa
diffusa fino a chi io chiamo per nome,
a cui dico disperata: “Straniero, vattene”.

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27 giugno 2017

Se davanti a me sei pietra nell’altro edificio sei sorridente, performer; gioco alla carta che soffoca la pietra: accartoccia banconote di cento euro e ne fa un vestito per te, dovrebbe starti a pennello come la perplessità della coscienza. Esagero pensando che cambierai, tu sei l’economia.
È inutile: forbici, tagliate tutta la carta con filigrana.

 


Il disegno di copertina è stato realizzato da Matteo Martinelli

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