di Fabrizio Lorusso

Bimbahaiti.jpgQuesta è la seconda parte di un reportage sulla storia di Haiti, prima e dopo il tremendo terremoto che ha colpito la sua capitale, Porto Principe, ormai due mesi or sono. La disgrazia di un paese e i problemi profondi della sua gente vengono dal passato e non dipendono solo dalla sfortuna, dagli uragani o dalla geologia.
S’è tanto discusso di aiuti umanitari e solidarietà in Europa e negli USA, ma non si discute mai dell’estrema dipendenza cui il popolo haitiano è da sempre stato abituato: dipendenza religiosa, economica, educativa, energetica, politica e spirituale da qualche salvatore, Dio o potenza straniera. In generale non amo credere alle spiegazioni facili, attribuire la colpa di tutti i mali sempre e solo all’imperialismo, agli americani o ai francesi, oppure a un gran complotto internazionale, però l’esperienza diretta ad Haiti mi ha mostrato una realtà innegabile: una nazione orgogliosa e pacifica costantemente repressa dall’esterno e dall’interno nei suoi slanci di emancipazione, uno stato al limite del fallimento che dipende, così come i suoi cttadini, dalla cooperazione interessata dei paesi ricchi e dall’ottusità della sua stessa classe dirigente.
Alcuni hanno denunciato il “populismo” dell’ex presidente di Haiti, Aristide, spesso definito dai media come un prete-messia, ma senza cognizione di causa o secondo gli stereotipi classici da sempre diffusi sull’America Latina. Ciononostante Aristide (due volte presidente eletto tra il 1990 e il 2004 e due volte forzato in esilio dopo dei colpi di stato) aveva delle idee chiare su come far uscire Haiti dalla spirale di dipendenza e sottomissione, ma la forza delle idee approvate democraticamente a volte deve cedere alle bombe e ai machete dei pochi potenti che non sono d’accordo dentro e fuori dal paese.

Aristide e gli anni 90
Ma in origine da dove venivano tanto astio e avversione contro l’ex prete Jean-Bertande Aristide? Si trattava davvero di una figura così pericolosa e radicale come veniva presentato da certi settori statunitensi e internazionali? A cosa si deve la sua quasi eterna popolarità in patria? Pur non potendo rispondere esaustivamente a queste domande, credo che qui sia utile chiarire brevemente alcuni aspetti della sua traiettoria.
Nato nel 1953 e proveniente da una famiglia povera del nord di Haiti, Aristide venne cresciuto dai preti salesiani e potette studiare filosofia e psicologia fino al livello post-universitario in patria e anche in Italia, in Grecia e in Israele. Nel 1983 fu ordinato sacerdote dell’ordine salesiano, si stabilì a Porto Principe in una piccola parrocchia di periferia e divenne un esponente della cosiddetta “teologia della liberazione”, l’ala più progressista ed egualitaria della chiesa cattolica in America Latina che entrò in aperto contrasto con la visione moderata e conservatrice delle gerarchie vaticane e del Papa Giovanni Paolo II, un grande alleato anticomunista dell’amministrazione USA di “Reagan-Rambo”. I sermoni di Aristide e le sue interviste incitavano il popolo alla rivoluzione e alla lotta per una vera uguaglianza sociale e venivano trasmessi dalla radio cattolica nazionale. Questo suo attivismo politico gli causò frizioni coi salesiani che infine lo espulsero dall’ordine nel 1988, ancor prima della decisione definitiva di abbandonare la chiesa e sposarsi con la cittadina statunitense Mildred Toullot nel 1994.
Nel 1990 Aristide ottenne il 67% dei voti e divenne il vincitore delle prime vere elezioni democratiche ad Haiti con una piattaforma di stampo socialdemocratico favorevole alle classi più povere (l’80% della popolazione viveva e vive tuttora in uno stato d’indigenza) che prevedeva forme di redistribuzione dei redditi e l’universalizzazione dell’accesso al sistema sanitario e all’istruzione.

1991. Primo colpo di Stato contro Aristide
Nel settembre 1991 una serie di conflitti istituzionali tra il presidente e il parlamento, insieme ad un clima di crescente violenza politica attizzata dall’opposizione, fecero da sfondo all’attuazione di un colpo di stato manu militari architettato dalla CIA che lo costrinse fuori dal paese per i successivi tre anni, dal 1991 al 1994, e impose alla presidenza il giudice Joseph Nerette, in realtà una marionetta agli ordini del comandante dell’esercito Raoul Cedras. La versione ufficiale è che tutto avvenne “secondo la costituzione” con modalità molto simili a quanto successo col golpe in Honduras nel giugno 2009 o di nuovo ad Haiti con lo stesso Aristide nel 2004.Cartellohaiti.jpgIl rientro del presidente in patria dopo il suo esilio triennale negli Stati Uniti venne accompagnato da un compromesso negoziato, o meglio obbligato, con l’FMI (Fondo Monetario Internazionale), la Banca Mondiale e con l’allora presidente USA, Bill Clinton (lo stesso che oggi promuove la sua “filantropica” raccolta fondi insieme a Bush), che imponeva uno stop alle politiche sociali volute da Aristide e un’adesione incondizionata ai precetti del Consenso di Washington che costituì un lucchetto sicuro per blindare i margini di manovra dei futuri governi del paese. Di ritorno Aristide riuscì per lo meno a smantellare l’esercito e a sostituirlo con una polizia nazionale.

1995. Prima presidenza di Preval
Dal 1995 al 2000 Renè Preval, l’attuale capo di stato haitiano che fu primo ministro nel 1991 (anche se non era formalmente membro del partito di Aristide chiamato Lavalas), ebbe la sua prima occasione come presidente e Aristide fu nominato primo ministro: in pratica un’inversione di ruoli durante un mandato caratterizzato dalla relativa discesa del tasso di disoccupazione ma anche dall’opposizione parlamentare del partito Lavalas alle politiche di privatizzazione e aggiustamento strutturale implementate da Preval.
Anche nel 2000, nonostante i precedenti cinque anni di relativo immobilismo e i milioni di dollari investiti dalle agenzie internazionali presenti sull’isola per costruire una sottospecie di democrazia secondo i loro gusti, le elezioni favorirono il candidato supportato dal partito Fanmi Lavalas (nuovo nome del Lavalas) che fu ancora Aristide, il quale venne però accusato di frode e subì il boicottaggio elettorale e parlamentare attuato da un’opposizione intransigente e antidemocratica prima e dopo il voto.

2000. Il ritorno di Aristide
Appena entrato in possesso delle sue facoltà costituzionali il neoeletto presidente annunciò ufficialmente la richiesta alla Francia del pagamento di 21 miliardi di dollari ad Haiti come corrispettivo attualizzato all’anno 2000 dell’annoso debito di guerra che gravò per 144 anni (dal 1804 al 1948!) sul popolo haitiano. Chiesacapra.jpgInfatti la potenza coloniale francese impose il pagamento di una somma enorme e ingiusta (per avere un’idea della cifra, questa era equivalente al doppio di quanto ottenne la Francia dalla vendita agli USA delle sue colonie nordamericane, gli stati dell’Arkansas, Missouri, Iowa, Oklahoma, Kansas, Nebraska, Minnesota e Dakota) alla sua ex colonia liberata quando questa si alzò in armi e guadagnò la sua indipendenza nel 1804: Haiti cominciò la sua storia con un debito pluridecennale, ma diventò la prima repubblica “nera” d’America, la prima ad abolire la schiavitù, la prima a dare il voto alle donne e la seconda a proclamarsi libera e indipendente nell’emisfero occidentale anticipando di fatto gli altri paesi latino americani.

Divide et impera
In questi primi anni di governo e fino al secondo golpe del 2004, come dichiarato in intervista da Tom Luce, sembra funzionare la politica del divide et impera messa in atto dall’opposizione contro Aristide. Infatti da una parte si verifica un progressivo allontanamento dei gruppi più radicali d’ispirazione marxista, mentre dall’altra alcuni collaboratori storici del presidente legati al mondo cattolico progressista, come il sacerdote Max Dominique, prendono le distanze dal movimento che loro stessi hanno contribuito a fondare. Si denunciano i tentativi del presidente di giustificare la violenza in caso di legittima difesa e dunque la sua parziale rinuncia a forme lotta politica non violenta in seguito all’ondata di attacchi di natura paramilitare cui venivano sottoposti i militanti del suo partito Fanmi Lavalas. Queste divisioni interne favorirono un processo di debilitamento e delegittimazione istituzionale che fu esasperato da una guerra sporca a livello nazionale orchestrata dalla CIA e dal gruppo 184 che riuscirono infine a concludere con successo il colpo di stato del febbraio 2004 di cui abbiamo già parlato.
Si veda: http://www.blackcommentator.com/67/67_pina.html

2004 — 2006. Il signor mattanza
Fu durante il governo di Alexandre e Latortue, patrocinato da G. W. Bush che inviò un migliaio di marines subito seguiti dagli eserciti francese e canadese, che la violenza politica e la repressione tornarono ad essere il pane quotidiano per molti haitiani. La repressione dei marines e dell’esercito d’occupazione statunitense fece alcune vittime innocenti (anche se hanno sempre negato tali crimini) mentre i movimenti sociali, la società civile e i partiti politici fedeli all’ex presidente Aristide in esilio, in primis il Fanmi Lavalas da lui creato nel 1996 per sostituire il preesistente Lavalas (“la valanga”, del 1991), sperimentarono un retrocesso democratico di un ventennio e rivissero gli eccessi dell’epoca del dittatore Baby Doc, Jean-Claude Duvalier (al potere dalla morte di suo padre nel 1971 fino al 1986). Il giovane Duvalier, eletto a soli 19 anni, aveva a sua volta ben appreso la professione del repressore da suo padre, il “presidente assoluto” Francois Duvalier detto Papa Doc, creatore della spietata polizia segreta dei Tonton Macoutes, che fu sciolta solamente nel 1986 dopo che aveva fatto oltre 30mila vittime. Dopo alcuni mesi d’occupazione americana, nel giugno 2004 entrarono in funzione le forze militari dell’Onu, i 7000 caschi blu della Minustah (Missione della Nazioni unite per la Stabilizzazione ad Haiti) che è composta da una sezione militare e una di polizia, entrambe sotto il comando formale del contingente brasiliano ma in realtà controllate a distanza dagli USA e in minor parte dal governo haitiano. L’affidamento al Brasile del comando delle operazioni delle Nazioni Unite ad Haiti sembrava dunque rispondere più a delle esigenze d’immagine e di presenza dell’emergente potenza sudamericana che a un effettiva messa in discussione della tradizionale dominazione americana.

Fine della seconda parte (2/3)

Leggi qui la prima parte: LINK

Sostegno aiuti http://prohaiti2010.blogspot.com/
Video Port u Prince di Diego Lucifreddi: YouTube FabrizioLorussoMex
Foto Haiti e Aumohd: Picasaweb.google.com Album HaitiAlcune fonti necessarie:
http://www.haitiaction.net/
http://www.haitiinformationproject.net/
http://www.haitianalysis.com/
http://www.blackcommentator.com/67/67_pina.html
Trailer documentario Kevin Pina: The Untold Story
http://www.teledyol.net/KP/HUS/HUS.mp4
Lamericalatina.Net