di Alessandra Daniele

Pantocrator.jpgPANTOCRATOR

Trevis mollò una gomitata al collega.
— Siamo nella Palestina del primo secolo d.C, piantala di fischiettare canzoni che non sono ancora state scritte!
Sidney grugnì.
— Ma cos’è che avevano già scritto in quest’epoca di merda?
– La Bibbia.
– Che faccio, fischietto la Bibbia?
Con un’altra gomitata Trevis zittì il collega, poi gli indicò un uomo di spalle davanti a loro.
– Eccolo — bisbigliò — L’abbiamo trovato! È solo, prendiamolo!
I due si avventarono sull’uomo armati d’un paio di siringhe. Lo stordirono, e lo trascinarono via.
Quando si risvegliò era legato a bordo del Time Runner, veicolo sperimentale della NASA per il viaggio nel tempo, ideato — e poi rubato — dal dottor Horatio J. Trevis, e dal collega, Sidney.
– Qualsiasi cosa stiate cercando di farmi sarà inutile. In verità, vi dico…
Trevis si voltò di scatto dai comandi, e gli puntò un dito contro.
– Non ci provare. Non sperare di fregarci con le tue cazzate.
L’uomo sospirò, appoggiandosi allo schienale per quanto glielo consentivano le cinghie.
— Avete intenzione di uccidermi?
– Ti piacerebbe, vero? — Ghignò Trevis — Faremo molto di più — fece una pausa a effetto — noi ti cancelleremo dalla Storia. — Si girò verso il collega — Sidney, spiega al signore dove lo stiamo portando.
– Beh, in realtà non sappiamo esattamente dove – cominciò Sidney Un’occhiataccia di Trevis gli fece correggere il tiro — Ti stiamo portando nel futuro, ma non nel futuro dal quale noi proveniamo. Quello già non esiste più, perché lo abbiamo cambiato togliendoti dal passato dal quale derivava. Ciò che troveremo sarà un mondo futuro diverso, sviluppatosi senza Cristianesimo, quindi probabilmente migliore…
Sicuramente migliore — lo corresse Trevis.
– Sicuramente migliore di quello che abbiamo lasciato. Laggiù, dopo aver controllato, potremmo anche lasciarti andare, perché in una società ad alto sviluppo culturale e scientifico non potrai fare più alcun danno.
L’uomo scosse la testa, con un mezzo sorriso.
– Siamo arrivati — annunciò Trevis trionfante — Adesso vedrai.

– Non è possibile, non è possibile! — Ripeteva Trevis sconvolto, aggirandosi per la cattedrale — Non siamo riusciti a cambiare niente! — Strinse i pugni e urlò — Come diavolo ha fatto?
Stavolta fu Sidney a tirargli una gomitata per zittirlo.
– Calmati, o ci scopriranno.
– Lo abbiamo portato via — continuò Trevis, rauco — È ancora di là, legato nella cabina del TimeR, come cris… come ha fatto a impedirci di cambiare la Storia?
– Beh, magari è davvero…
– Stronzate! — Tornò a urlare Trevis. Poi crollò a sedere su una panca — Qual’è il trucco, com’è possibile che sia tutto assolutamente uguale a come l’avevamo lasciato?
– Non proprio tutto — disse il collega, indicando l’imponente mosaico sulla volta — Quando siamo partiti il Cristo Pantocrator lassù aveva i capelli — ridacchiò.
Trevis alzò la testa, come folgorato. Poi afferrò Sidney e lo trascinò nel TimeR nascosto in sagrestia.
– Che succede? — Chiese tranquillo l’uomo che li aspettava legato.
– Si riparte.
– E dove si va?
– A prelevare anche il tuo complice — ghignò Trevis. — Il pelato che ha preso il tuo posto e il tuo nome.
L’uomo sorrise.
— Fatelo pure. Un terzo lo sostituirà. E poi, se sarà necessario, un quarto, un quinto, un sesto…
– Quanti siete?
– Centinaia… non potete fermarci tutti. Ci prepariamo da anni, tutti per interpretare lo stesso ruolo. Altri hanno già provato a fermarci, molti di noi sono stati uccisi. Ma alla fine almeno uno di noi ce la farà — Tornò ad appoggiarsi allo schienale — E potrebbe anche essere uno che non ha la mia pazienza — aggiunse con uno strano sorriso.

PERSISTENZA

Il primo Sovrintendente di Tisra e lo sconosciuto stavano seduti davanti a due bicchieri di glab liscio. Tra di loro galleggiava l’ologramma d’un sistema stellare.
– Tre mega crediti. Ti auguro che la tua informazione li valga.
– Non basterebbero tutti i megac del tuo disgraziato pianeta a pagarmela quanto vale.
– Perché “disgraziato”?
– Interessa ai terrestri.
Il sovrintendente trasalì.
– Provamelo.
Lo sconosciuto allungò le sottili propaggini sulla piastra incastonata al centro del tavolino, e subito l’ologramma si modificò disegnando il tracciato d’una rotta interstellare, affiancato da una colonna di calcoli esplicativi.
– Sacro Jestra! — Mormorò il Sovrintendente — I terrestri! Cosa vorrebbero fare di Tisra?
– Quello che hanno fatto del loro pianeta madre — rispose lo sconosciuto, scolando il suo glab — “Fottimadre” è un tipico insulto terrestre.
Il primo Sovrintendente poggiò i tre megac sul tavolino. Lo sconosciuto li intascò rapidamente, e sparì.

– Com’è andata? – Chiese Hela, speranzosa.
– Bene — rispose Hen, rientrando nella sua navicella in orbita attorno a Tisra — Il Sovrintendente l’ha bevuta e m’ha pagato! — Fece rotolare i megac sotto gli occhi prismatici della sorella.
– E’ bizzarro, basta nominare i terrestri per suscitare il panico — ridacchiò lei — ma i terrestri non esistono!
– Beh, non più — precisò il fratello — Per fortuna si sono autodistrutti completamente ancora prima di mettere piede fuori dal loro sistema solare. Però le onde elettromagnetiche delle loro passate trasmissioni radiotelevisive continuano a propagarsi nella galassia. Da quelle molti hanno imparato a conoscerli come una minaccia orrenda, ed è nata la leggenda d’una loro misteriosa… persistenza.
– Ma come hai fatto a convincere il tisriano che i terrestri puntassero proprio sul suo sistema stellare?
Hen sorrise. S’avvicinò all’olopiastra incastonata sul muro e l’attivò sfiorandola con la propaggine sinistra.
– Vedi questo? Sembra il tracciato stilizzato d’una complicata rotta interstellare
– Da dove viene?
– Dalla terra. Compare in moltissime delle vecchie trasmissioni televisive terrestri, insieme ad altri undici simili. Li chiamavano Zodiaco. Uniscono una serie di stelle raffigurate come apparivano allora viste dalla terra. Questo tracciato in particolare è lo “Scorpione”, e qui in fondo comprende anche Thal, la stella di Tisra.
– Quindi forse i terrestri progettavano davvero di conquistarla — commentò Hela, stupita.
– A me importa solo che lo abbia creduto il Sovrintendente — Hen sorrise indicando i megac luccicanti.
Hela notò l’evanescente sagoma d’un insettoide sovrapposta al tracciato interstellare.
– Cos’è?
– Lo Scorpione, la forma di vita terrestre dalla quale questa rotta prendeva nome — rispose Hen — Era una bestiaccia tremenda, perciò i terrestri l’adoravano, e davano il suo nome a molte cose. Poteva uccidere con una sola puntura della sua coda avvelenata.
La navicella sussultò, le luci si spensero.
– Che succede?!
L’ologramma della rotta Scorpione venne bruscamente sostituito da uno del volto corrusco del Sovrintendente di Tisra.
– Spie dei terrestri, vi abbiamo immobilizzato, preparatevi a essere distrutti!
– Ma no! Noi non abbiamo niente a che fare con loro! — Urlò Hen nel buio.
– Come fate allora a conoscere i loro piani?
– Abbiamo soltanto elaborato i dati ricavati dalle loro trasmissioni radiotelevisive!
– Abbiamo mentito! — Aggiunse Hela.
L’ologramma del tisriano si contorse in uno strana smorfia.
– Siete venuti a estorcere denaro grazie a una minaccia. Non possiamo rischiare, dobbiamo comunque distruggervi preventivamente. Avete gli stessi metodi dei terrestri.
Un solo colpo a fusione centrò la navicella.
– Li avete anche voi — pensò Hen, prima di svanire disintegrato in un lampo silenzioso.