di Dario Voltolini

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Ho domandato a mia figlia Evelina, che ha quasi sei anni, come s’immaginasse la fine del cielo. Mi ha risposto così.
Oltre ogni cosa, cioè oltre le case, oltre la campagna, oltre le montagne e oltre il mare, oltre le navi e le barche, c’è il cielo. Più si va avanti nel cielo, più il cielo si stringe. Dapprima si stringe poco, poi sempre di più. Va a finire in un angolo, in fondo. È come un angolo fra due pareti altissime. Quando si arriva a quell’angolo, il cielo è strettissimo. Allora comincia a rimpicciolirsi e diventa un pallino. Poi diventa ancora più piccolo: diventa un puntino che vola via, come nel cartone della Pantera Rosa, ma ancora di più.


Il cartone della Pantera Rosa, del 1978, è Pink S.W.A.T. ed è il quinto episodio contenuto nella videocassetta intitolata Prehistoric Pink (M.G.M. Entertainment). La Pantera Rosa risucchia tutto in un aspirapolvere, nel tentativo di catturare un famelico insetto che se ne svolazza sempre via facendola franca ogni volta. Risucchia talmente ogni cosa da risucchiare in ultimo anche lo scenario (il mondo) sul cui sfondo si sviluppa la storia. Aspira se stessa (se stesso? qui c’è un problema aperto, come per Krazy Kat), aspira l’aspirapolvere, tutto. Tranne l’insetto.
Naturalmente il tarlo della mente adulta, di fronte alla risposta della bambina, si chiede dove voli via il punto finale di cielo. Il tarlo se lo domanda e sotto sotto sospetta che il luogo del volare via del punto finale di cielo sia il cielo. Se ne vola via nel cielo: paradosso!
C’è qualcosa di contemporaneamente (paradossalmente) adulto e non cresciuto nella sensibilità al paradosso logico. Di adulto, perché la curvatura che va impressa alla direzione logica del pensiero per produrre paradossi è un’acquisizione successiva a quella della semplice direzione lineare del pensiero e, forse, a essa sovrapposta. Di non cresciuto, perché il gusto di scorgere cose che altri non scorgono e di ricavare piacere dal proprio primato è un residuo fanciullesco in una costruzione che ormai ha altre derive, altre alluvioni. Quando si è fanciulli, quel gusto non è fanciullesco, non è “non cresciuto”, perché non è un residuo e perché è cresciuto come deve, né più, né meno.
Ho domandato a Evelina, quindi, dove volasse via il punto di cielo, tendendole il mio miserabile trabocchetto cretese. E lei mi ha risposto che se ne volava via. Quindi non: dove? nel cielo (paradosso!); bensì: dove? via (tautologia!).
Che domanda stupida, avrà sicuramente pensato. La risposta essendo così ovvia.

Da La Stampa – Torino 7, che si ringrazia.