di Dario Voltolini

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Iniziamo a pubblicare, su Carmilla On Line, i piccoli brani intitolati Cieli che Dario Voltolini fa uscire ormai da tempo sul supplemento locale de La Stampa Torino Sette. Voltolini, oltre che infaticabile animatore culturale, è uno scrittore di estrema raffinatezza. Invitiamo quindi i lettori a centellinare questi frammenti, limpidi quanto un cielo primaverile. Un grazie a La Stampa per la gentile concessione. V.E.

Stamattina il cielo che vedo dalla finestra verso occidente si sta rasserenando. Per terra cominciano ad asciugarsi larghi tratti di asfalto. Il celeste è flebile, dopo la pioggia, sfumato come il bianco delle nuvole che si ritirano. Non esiste quasi alcun contrasto, proprio nel senso del “contrasto” del video, fra i due campi di colore. Ieri alla GAM ho visto il dipinto di Lorenzo Delleani Nuvole al vento, datato 15-7-1894, dove le nuvole bianche e il cielo azzurro sembrano inseguirsi in moti vorticosi, persino la pasta del colore si stira e si increspa, e non solo nell’olio che presta la materia alle nubi, ma anche in quello che la presta al cielo pulito.

Quale intuizione sta qui sotto, sia consapevole sia inconsapevole? Forse brilla l’idea che anche la volta celeste sgombra e pulita sia in realtà materia, e non un vuoto perdersi verso l’alto. Non è infatti il gas dell’atmosfera a renderci, della luce solare, l’azzurro, il blu, il celeste e tutte quante le altre quotidiane variazioni cromatiche? Come possiamo pensare vuoto quel volume di materia? È di notte che il cielo sprofonda, non certo di giorno. Eppure guardiamo in su nel celeste e ci pare di puntare verso un indeterminato fondo, benché sia nei fatti solo una questione di chilometri. E, al contrario, proprio quando il cielo si inabissa nel suo nero noi lo vediamo pieno di stelle. Vedere la luce è una questione duplice, prendiamo questo inizio di libro: “La luce è invisibile. In un mondo ubiquamente penetrato di luce, tutto fatto di enti trasparenti, nulla si vedrebbe. La luce rende visibili i corpi, e i corpi rendono visibile la luce” (Luigi Lombardi Vallauri, Nera luce, Le Lettere). Ma se la sorgente di luce è un corpo, ci si può domandare, queste suggestive proposizioni rimangono vere? Le stelle, le vedremmo se fossero trasparenti? Può un corpo trasparente emettere luce? Qualcosa nella luce la fa simile al tempo, che conosciamo meglio quando non ci poniamo domande su di lui. Qualcosa lega la luce al tempo: chissà se i fisici sapranno rivelarci davvero che cosa?