di Emanuela Cocco

Orso Tosco, L’ultimo Pinguino delle Langhe, pp. 269, € 17, Rizzoli, Milano 2024.

elegia

cupa calligrafia

dazio

duro strazio

Ero curiosissima di vedere come Orso Tosco avrebbe messo le mani in una storia a vocazione classica, investigativa, con il ricercatore che insegue le tracce del male, con il cattivo, la vittima, il corpo di polizia, la vita che si mette di mezzo, le piste ingannevoli attorno al delitto, le linee di racconto che proprio quando sembrano divagare ti stanno portando più vicino alla verità. Proprio il concetto di verità e di destino sono a volte traditi, a volte corteggiati, dai romanzi che hanno al centro un mistero da risolvere. In alcuni di questi romanzi  la tentazione di dividere il mondo in buoni e cattivi, di cercare un ritratto della verità che sia, alla fine, riconciliazione e pace e restaurazione dell’equilibrio, prende il sopravvento e si arriva così a una narrazione inautentica, a volte imbarazzante per il semplicismo con il quale si affrontano grandi temi quali la vita, la morte, la perdita delle illusioni. Nella vita, invece, e nei romanzi che accolgono le domande di una storia di detection classica senza servilismo, la verità non porta la pace, e l’equilibrio è impossibile.

Anche i lunedì speciali, quelli capaci di cambiare il corso di un’intera esistenza, iniziano come un giorno qualsiasi. Questo è ciò che rende la vita meravigliosa e al contempo terrificante.

Così è nei romanzi di Giorgio Scerbanenco, così in questo romanzo di Orso Tosco, nel quale conosciamo il Pinguino, un investigatore che insegue la verità senza coltivare per la sua persona alcuna speranza di redenzione. Quella di Orso Tosco è un’elegia cupa venata da una fatale tenerezza, una storia scritta con una prosa attenta alle immagini, ai suoni delle frasi che accompagnano rivelazioni e domande esistenziali sulla vita, l’amore, la violenza, ben mascherate dentro un congegno di narrazione detection piuttosto classico. La felicità è impossibile e forse anche il suo sogno. La storia personale del protagonista è rotta, spezzata, messa in pausa dalle aggressioni di chi ha attentato alla vita della donna che ama, lui stesso è intrappolato in un corpo non amabile, in una mancanza di ordine che gli fa intravedere le cose sotto forma di enigmatici ritornelli, o di visioni.

affumicatoio

nodo scorsoio

morta ammazzata

plastica galvanizzata

Intorno, oltre la morte, oltre i corpi squarciati sui quali qualcuno ha infierito, avanza la commedia umana di personaggi ridicoli, a tratti spaventosi nella loro mediocrità e una famiglia, il team investigativo, imperfetta, a volte deludente e risibile, ma che lo sostiene, il tutto è sostenuto da un intreccio che  porta il protagonista a vagare nella più varia umanità, gente sporca, sleale, che ha completamente rinunciato alla bellezza. Tutto questo, però, è immerso nel paesaggio delle colline delle Langhe, dove il Pinguino, accompagnato dalla bassotta Gilda, la dolce Gildina che sola riesce a mantenere in lui una dimensione fanciullesca e tenera, l’impronta vivida di una dolcezza andata per sempre perduta, a volte, per alcuni istanti, dimentica la morte e la sopraffazione, dimentica i corpi abusati, feriti, privati della vita, che sono il suo impegno quotidiano. La vita è altrove, la vita e le speranze sono andate, niente si ricompone, mai, sembra dire Orso Tosco. La morte suona come un film nero degli anni ’70 la sua nenia macabra, ma, nello spazio di un romanzo, possiamo ancora fingere che ci sia la possibilità di giocare a dare la caccia ai fantasmi.

 

In mezzo alla morte, alla violenza, al male, sempre più banale e mediocre nella sua spietatezza, resta il tempo per uno scherzo, una carezza, l’impronta di memoria di quello che è stato essere umani, amici, fratelli, di quello che poteva essere e che a volte, con i suoi strani giri di pensiero, con le sue battute, con i pranzi e le bevute, il Pinguino cerca di ricordare. Io spero che sempre di più scrittori veri, come lo è sicuramente Orso Tosco, si mettano a sperimentare questo tipo di storie accettando la sfida di dare al lettore quello che si aspetta, e che avrà, la storia sempre vecchia eppure nuova di un delitto e di una ricerca intorno ai fatti, senza però rinunciare a mettere la propria firma sulla storia. Un romanzo giallo, un ricercatore classico reinventato da un autore di oggi, una messa in scena illuminata da trovate personali, una trama densa di intrecci e implicazioni con il presente, una tregua nel paesaggio e nella bellezza ritratta un attimo prima di essere violata, un uomo in esilio che vale la pena di incontrare.