di Edoardo Todaro

Valentina Mira, Dalla stessa parte mi troverai. Acca Larentia, l’altra storia di un mistero italiano, pp. 247, € 17, Edizioni SEM

Gennaio 2024.  Sono trascorsi quasi 50 anni dal 7 gennaio 1978, ed ogni anno a Roma assistiamo ad un consueto rituale: i fascisti, neo o altro che si dir voglia, si ritrovano a commemorare due militanti dell’allora MSI uccisi, come da rivendicazione, dai Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale.

In realtà i neofascisti che morirono furono tre, il 3° come effetto collaterale degli scontri, conseguenti ai fatti avvenuti, tra “ forze dell’ordine “ e neofascisti, tra i quali possiamo annoverare futuri appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari ed ai partiti in doppio petto, appartenenti al panorama politico della destra istituzionale, da Giorgia Meloni a Francesca Mambro.

Lo scrivere oggi di fatti risalenti allo scorso secolo non vuol dire assolutamente arruolarsi tra le file di chi si stupisce che tanti giovani, o meno giovani, si ritrovino e ripropongano lo schema dei saluti romani,delle  file schierate, delle urla obbedienti, dei cori unanimi, uno spettacolo con un confine labile, tra il grottesco ed il patetico dove tutti sono vestiti di nero come ci fosse un funerale. Non c’è da stupirsi, è così da anni, da decenni. Ipocrita è semmai il gridare allo scandalo, l’indignarsi delle anime belle della democratura. Quanto accaduto, per l’ennesima volta, ci dà lo spunto di entrare a ragionare, non tanto su quanto avvenne nei primi giorni del 1978, ma bensì  sul 4° cadavere che Acca Larentia ha lasciato.

Aver letto “ Dalla stessa parte mi troverai “ dà un senso difficile da descrivere: impotenza, incredulità, il  perché, e tante altre cose che possono descrivere il clima respirato in quegli anni. Un clima particolarmente soffocante, per Roma in particolare, definito da molti come una situazione di “ guerra a bassa intensità “, visto che gli avvenimenti che si susseguivano, ponevano l’attenzione dei  preposti al controllo dell’ordine pubblico ad avvenimenti sui quali prestare maggiore attenzione, iniziative portate avanti dalle organizzazioni che praticavano la lotta armata. Che a Roma, da una parte e/o dall’altra, della contrapposizione politica, venisse messo mani alle armi, individuando nell’anonimo nemico colui che dovesse essere eliminato era un dato assodato. Ma non tutto può essere dato per scontato. A distanza di quasi 10 anni, nell’aprile del 1987, viene arrestato Mario Scrocca, infermiere professionale, con il padre operaio edile, che  dopo 24 ore  viene ritrovato cadavere.

In questo racconto, che poi in realtà racconto non è vista la realtà che è scritta, non manca niente di quel periodo che ha contrassegnato la storia di questo paese. Ad esempio essere pentiti a 14 anni? Mah! Il mondo in Italia in quegli anni era questo, un mondo che era fatto anche di occupazioni di case; di lotte “ per il marciapiede “ (non posso chiarire in questo ambito cosa sia stata) tra Torpignattara, l’Alessandranino e la Garbatella. E detto tutto questo, non può assolutamente restare fuori dal contesto descritto, la figura di Rossella, la compagna di Mario, addetta alle pulizie. Mario e Rossella un tutt’uno, fatto di impegno politico affrontando disoccupazione, lavoro precario, pomeriggi al bar  e/o sui muretti, con i banchetti contro il caro prezzi, perché le lotte quando sono concrete si sviluppano e prendono forza sul territorio, dal territorio, per il territorio, con le casalinghe, con chi la scuola ha dovuto lasciarla per motivi economici/familiari. Ma se c’è Rossella, c’è di sicuro Valentina con le sue frequentazioni piuttosto ambigue, anzi decisamente posizionate,  a destra del panorama politico. Rosella e Valentina che si incontrano e soprattutto si riconoscono una nell’altra al di là delle differenza generazionali, e del vissuto in ambienti completamente diversi. Ed anche se in questo libro non se ne parla in modo approfondito, di Roberto Scialabba vittima per mano fascista, assassinato proprio per “ ricordare “ Acca Larentia. Le parole scritte in “ Dalla stessa parte mi troverai “  mettono in evidenza i tanti, i troppi , elementi che non tornano.

Quanto letto, non è, né vuol essere cercare di far luce su che fine ha fatto Mario Scrocca, suicidio? omicidio? Verità giudiziale e verità storica a confronto, la responsabilità di chi pur sapendo ha chiuso gli occhi, le orecchie. Ricordare e rendere attuale Mario Scrocca vuol dire che la lotta non si esaurisce in una persona ma di sicuro c’è un percorso collettivo nel quale non viene lasciato indietro nessuno, perché se c’è un nemico, quello è lo stato, stato che, volutamente, non si è preso cura di chi era , è, nelle sue mani. Un libro, questo,che non è parte della pacificazione nazionale imperante, della rimozione di ciò che è avvenuto, è un libro con cui fare i conti non solo per ciò che di cui parla, ma di sicuro, a futura memoria, per ciò che può indicare, e dire che Mario Scrocca, e non solo lui, è parte nostra, mai da dimenticare, parte attiva. Un’avvertenza è necessaria: se qualcuno si appresta a leggere questo libro con l’aspettativa di scoprire come sono andate le cose, ha sbagliato libro. Ciò che viene riportato lascia le cose al loro posto ma allo stesso tempo fa sì che Mario Scrocca sia parte della nostra memoria e del nostro vissuto, perché Mario ci appartiene.