di Davide Tramontin

Alessandro Cinquegrani, Pensa il risveglio, Terrarossa Edizioni, pp. 236, euro 15,90 stampa, euro 9,50 ebook.

Dopo un lungo silenzio Alessandro Cinquegrani torna alla narrativa con un romanzo breve e denso, che segue il brillante esordio avvenuto nel 2012 con Cacciatori di frodo (Finalista al premio Calvino e candidato allo Strega). Nel corso degli ultimi dieci anni l’autore è stato impegnato sul fronte della saggistica, della critica letteraria e cinematografica, trattando argomenti che sono confluiti in Pensa il risveglio. Il romanzo si apre con quella che dopo poche pagine si rivelerà essere la scena di un film ambientato in una realtà distopica a cui il protagonista Alberto sta lavorando insieme all’amico regista Lorenzo. Quest’ultimo sparirà dopo essersi rifiutato di modificare il titolo dell’opera da Albert Speer è morto in La nostalgia dell’acqua. Da subito il protagonista si inserisce passivamente nello spazio lasciato vacante dall’amico occupandone il posto di lavoro, il ruolo di marito, abitandone il mondo.

Tutti i temi portanti del romanzo sono presenti in nuce già dalle prime pagine, quelle in cui il lettore viene per così dire ingannato dalla messa in scena di una storia che non sarà quella narrata, ma che appartiene invece alla finzione cinematografica (a sua volta trasposta in forma letteraria): la dicotomia tra una dimensione ideale ed eterna contrapposta allo scorrere del tempo testimoniato dall’immagine delle rovine costantemente presente nel testo; la paternità e le responsabilità che da essa derivano, suggerite dal sistema di controllo delle nascite descritto nel film e la battaglia tra luce e ombra combattuta all’interno di Alberto e proiettata con modalità espressionista sull’ambientazione in cui la storia è messa in scena.

Alberto si trova a vivere, non la vita dell’amico scomparso, ma nella vita di questo, di cui occuperà lo spazio alla stregua di un parassita. Tuttavia la dimensione di cui diviene abitatore si mostra gradualmente sempre più inquietante e si trova qui uno dei punti di forza della scrittura di Cinquegrani: la resa di uno scenario perturbante attraverso un eccesso di realismo. La compagna che il protagonista “sottrae” all’amico scomparso, pur apparendo esteriormente identica alla donna conosciuta, si comporta in modo meccanico e persino il suo amore e la sua rabbia risulteranno artefatti; piccoli elementi fuori posto in quadri familiari contribuiranno a far sì che Alberto noti quelle che nella storia vengono definite “crepe”, pertugi attraverso cui occhieggiare un’altra dimensione di cui non è dato sapere se sia maggiormente autentica rispetto a quella abitata.

La costruzione della vicenda procede con un complesso gioco di specchi in cui protagonista e lettore vengono disorientati nell’interpretazione di una realtà che appare sempre più contraffatta, in cui ogni luogo ne richiama un altro, ogni soggetto e ogni azione risultano allusivi. Significativo è il rapporto complementare tra il protagonista Alberto e l’amico scomparso Lorenzo, esplicitato a livello tematico nella contrapposizione delle figure di Josef Mengele, il medico famoso per i cruenti esperimenti sui gemelli praticati ad Auschwitz e Albert Speer, massimo interprete dell’architettura nazista e ministro per gli armamenti, l’uomo più vicino a Hitler. I due personaggi storici, costantemente presenti nella narrazione, assumono valenze archetipiche rispetto a due accezioni in cui il Male può essere declinato, ossia quello di una coerenza estrema, di un’aberrazione indicibile, avulso da ogni forma di pentimento (Mengele) oppure il modo subdolo e mutevolmente opportunista, finalizzato a trarre sempre il maggior profitto dalle condizioni presenti (Speer). Il protagonista si troverà dunque a dialogare a distanza con Lorenzo e la sua assenza, quasi si trattasse di un suo doppio al negativo. Il rapporto con l’amico e la ricerca dello stesso si tradurranno in una profonda riflessione in cui componenti della personalità in conflitto tra loro si sostanzieranno nelle immagini e nelle situazioni narrate: luce e ombra, predatore e preda, esistenza e sparizione.

La ricerca di una sintesi psicologica da parte di Alberto viene sviluppata sia dall’interno (riportandone le riflessioni), sia attraverso gli eventi che accadono attorno; ciò rende possibile l’esposizione di temi profondi e controversi per mezzo di una narrazione raffinata che non rifugge l’azione e il colpo di scena, traino di una lettura priva di rallentamenti e in costante accelerazione. Risulta dunque appropriata la collocazione di Pensa il risveglio all’interno di una collana dedicata a testi sperimentali, non solo per un certo gusto postmoderno nel mescolare generi, registri e nel costruire in maniera originale la vicenda (pure presenti), ma soprattutto per la coraggiosa ricerca di una posizione mediana tra un romanzo che potremmo dire “psicologico” e fantastico da una parte e una narrazione coinvolgente caratterizzata dalle meccaniche di un racconto giallo (virato al nero) dall’altra.

Al fine di puntellare le vicende dei personaggi a scenari in continuo mutamento, finalizzati a disorientare il lettore mescolando piani realistici e onirici, vengono utilizzate efficaci trovate quali la costante riproposizione di alcuni elementi (è il caso dei torpedoni Flixbus che Alberto vede continuamente e immagina simili a navi spaziali) a fare da filo rosso. Lo stesso vale per gli obliqui parallelismi che si vanno a creare tra personaggi e situazioni e che generano coincidenze narrative spesso sottolineate dall’autore; tuttavia, se talvolta la strada per interpretare il testo risulta tracciata in modo sensibilmente marcato, va anche evidenziato che i contributi derivanti dal lavoro di critico di Cinquegrani arricchiscono il romanzo, senza per questo risultare l’esposizione di una tesi. In Pensa il risveglio non si riscontra la volontà di insegnare alcunché, evidentemente non ritenendolo lo scopo della letteratura, ma vi si trova il semplice racconto di una storia che fa emergere quesiti e spinge il lettore a riflessioni sul mondo in relazione alla propria interiorità.

Moltissimo si potrebbe ancora dire su questo romanzo: per esempio sulla trattazione del nazismo, rappresentato tanto rispetto alla sua realtà storica, quanto nella sua portata simbolica; o sulla memoria e sul suo rapporto di delicato equilibrio tra giudizio morale e comprensione del proprio oggetto. Ancora: la paternità; l’interrogarsi su rovine, testimoni di un tempo che tutto annienta; gli archetipi junghiani e moltissimo altro è presente nel testo, tanto che sarebbe opportuno intraprendere un suo studio critico. Fluido e profondo, veloce e statico, franco e contraddittorio, Pensa il risveglio si imprime a forza nella fantasia, imponendo la cittadinanza di indimenticabili scene nell’ immaginario del lettore.