di Alessandra Daniele 

È particolarmente difficile scrivere di politica italiana in questi giorni.
Perché fa veramente schifo al cazzo.
Persino più del solito.
È tutta una cacarella di correnti contrapposte, con due soli punti fermi.
Matteo Renzi è fermamente deciso a far perdere le elezioni regionali al PD. Uno  scossone che farebbe traballare il governo, rendendo più importante il suo sostegno condizionato. Per Renzi la vendetta è un piatto che si serve quando serve.
Matteo Salvini è fermamente deciso a mangiare tutto quello che gli passa davanti. Salumi, mozzarelle, polpette, ciliegie, bulloni, scarafaggi.
L’unica cosa che non ha ancora tentato di inghiottire sono i cellulari che gli porgono per i selfie, perché quelli sono la sua Sindone: ci lascia impressa la sua immagine di sudore e sugna che gli archeologi del futuro considereranno un falso, perché di tratti evidentemente non umani.
Scrivere di politica italiana in questi giorni è come fare l’autopsia d’un cadavere frollato in una fogna. In mezzo ai topi.
La Destra sfruttta il Covid-19 per istigare all’odio razziale.
I candidati alle elezioni regionali sono una secchiata di riciclati.
Gli Stati Confusionali di Conte non sono serviti a un cazzo.
Ma è davvero questa la politica? No.
La politica, quella vera, è per le strade. Nelle piazze. Davanti alle fabbriche.
La politica, quella vera, non sono le ripicche di Renzi, la bulimia di Salvini, l’inesistenza di Conte. Non è questo teatrino degli orrori.
La politica, quella vera, siamo noi.

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