di Nico Maccentelli
Geraldina Colotti, Lo spazio dei dinosauri, pp. 132, 2025, DeiMerangoli Editrice, € 14,00
Un prete alla ricerca di se stesso e che ritrova dall’altra parte del mondo una parte della sua vita, le origini, che non conosceva, una ragazza che fa l’infermiera e che gira attorno alla vita del sacerdote combinando un connubio intraprendente, un gruppo di ragazzi alla ricerca anch’essi di un passato che solo può spiegare il presente deprimente, da cambiare con la forza e la speranza giovanile. E tutto questo in una storia che si diapana dalla Sicilia alla costra ligure, passando per il Venezuela e Cuba. Ce n’è abbastanza per un intrigo internazionale che parte dalla richiesta d’aiuto di un moribondo, il fatto accidental in cui inciampa don Giacomo.
Geraldina Colotti, l’autrice de Lo spazio dei dinosauri, ha scritto un romanzo breve partendo dalle sue profonde conoscenze dell’America latina e del suo essere stata militante rivoluzionaria. Da anni è giornalista e scrittrice, traduttrice dal francese e dallo spagnolo, è inoltre corrispondente in Europa per Resumen Latinoamericano e dirige l’edizione italiana di Le Monde Diplomatique – Il Manifesto, vive tra Roma e Caracas. Ha pubblicato saggi, poesie, romanzi e libri per ragazzi tradotti in diverse lingue.
Lo spazio dei dinosauti ha il sapore di guerrilla e gorillias, in un passato dove precipitano iprotagonisti a loro insaputa e loro malgrado. Ma il senso di fondo, nella scoperta di eventi e nell’afrontare situazioni, è che il passato è memoria storica collettiva. Lo dicono esplicitamente i ragazzi di un centro sociale, lo evidenziano fisicamente gli assassini che sopravvivono nel tempo, probabile allegoria di un passato che è sempre presente e che mordeper conto di un potere pervasivo, che a volte ha le sembianze di un fascismo nell’era del Condor plan, e poi diventa altro nel corso delle fasi storiche, ma restando sempre quello che è.
In questa correlazione temporale stanno tutte le ragioni di un percorso narrativo pieno di svolte. Ritrovare la memoria storica serve alla propria vita e all’esistenza collettiva, a partire da quella di chi si pone problemi e va a caccia di guai.
Siamo abituati spesso a una scrittura che riprende i temi intimistici del romanzo borghese. E l’intera letteratura contempranea ne è piena, sfociando spesso in una mera propaganda dell’esistente. La vocazione di Carmilla, va ricordato, è invece quella (e per questo nacque in forma cartacea precisamente 30 anni fa) di esplorare la letteratura di genere che si fa domande, prefigura destinazioni sociali, morde con i vari generi lo stato di cose presente, individuando autori e narrative di ciritica sociale, culturale, politica. I temi che la Colotti pone hanno la forza di riproporre, anche solo accennati, questioni di cui oggi non si tratta, o se lo si fa, si segue la vulgata dominante, dipingendo come mostri coloro che diedero l’assalto al cielo nei Sessanta e Settanta e come dittatori sanguinari, i presidenti di democrazie popolari come quelle bolivariane e di cui il Venezuela, seconda patria di Geraldina, ne è l’esempio più emblematico e il più sottoposto ad attacchi di ogni tipo.
Lo spazio dei dinosauri può essere usato per una buona lettura di svago. Ma ai più attenti e curiosi, non può sfuggire l’insieme di spunti storiografici tutti da seguire come piste che si dipanano nella storia della nostra Repubblica e della lotta rivoluzionaria al di qua e al di là dell’oceano Atlantico. Il romanzo ci parla di un punto di vista, non si adegua a piste neutre di eventi che si limitano alla pistola, all’assassino e al maggiordomo, ma si interroga e spinge il lettore a porsi delle domande: dalla fiction di una storia di pura fantasia appare comunque la realtà, con tutti i suoi risvolti ed epiloghi possibili e attendibili.