Alter Ego, Viterbo 2023, pagg. 168 euro 16

di Paola Rambaldi

È una morte misteriosa quella di Simone T, lo studente siciliano fuori sede, trovato nudo sul marciapiede, sotto la finestra della sua stanza in affitto con una scritta in rosso sulla pancia. Viveva nel quartiere San Lorenzo, zona universitaria di Roma, un mondo popolato di personaggi scaleni, aspiranti scrittori, giornalisti, pusher, partigiani e studenti combattenti. Un luogo affollato di pub, ristoranti, birrerie, club, associazioni culturali, pizzerie, bar, negozi e murales, tra la Basilica di San Lorenzo, luogo di sepoltura di santi e papi, e il cimitero del Verano.

Simone T. aveva scritto Palle scassate edito dalla sconosciuta casa editrice Bacheca Bianca, un libro che aveva lasciato il segno, o forse no. Un ritratto dell’epoca strutturato in tre parti, dove se la prendeva con operai, politici e banchieri. In vita sua gli avevano dedicato due articoli di giornale: uno riferito al libro, che parlava della riscoperta di un genio perduto, dove Simone veniva presentato come un eroe, l’altro dedicato al suo presunto suicidio che parlava del ventisettenne laureato precipitato nudo dalla finestra al Prenestino con una scritta rossa sulla pancia che citava le stesse parole di un biglietto trovato in casa sua.

Per quanto riguardava Simone lo incolpavano di una vita dissoluta, si diceva che l’avessero fatto fuori per questioni di spaccio o che fosse stato ucciso da un serial killer di scrittori alcolizzati.

Simone beveva e fumava di tutto. Parlava sciolto e lo si vedeva con l’eterna sigaretta in bocca e una birra in mano. Diceva di farlo a scopo terapeutico per gestire le emozioni e vincere la depressione. I suoi non avevano notizie di lui da anni e non si erano stupiti della sua fine, era sempre stato un figlio problematico. E lui, che aveva desiderato morire lontano dalla famiglia, c’era riuscito. Anche se i suoi non sapevano che avrebbe voluto essere seppellito al Verano.

Simone aveva un solo amico, Rodolfo, e un grande amore, Silvia. Aveva scritto Palle scassate nelle due settimane in cui si era innamorato di lei. Seppure presissimi l’uno dell’altra, si erano lasciati per un malinteso. Ma per quel che era durato, lei si era sentita la musa di un grande artista e lui per dimenticarla aveva provato a drogarsi a morte.

Un giorno che Rodolfo si era recato da Simone per restituirgli dei soldi, in prossimità del palazzo aveva visto un crocchio di gente sul marciapiede attorno al corpo nudo dell’amico. Quando era salito nel suo appartamento aveva trovato la porta aperta e la stanza a soqquadro. Qualcuno aveva rubato la droga dal cassetto e lui aveva raccolto quaderni e diari dell’amico, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine. Sul comodino c’erano ancora una copia di Palle scassate e un biglietto d’addio.

Una volta a casa, Rodolfo prese un plico di fogli rilegati che teneva sotto le maglie invernali. Si fece una canna e andò in bagno. Leggeva il manoscritto una pagina alla volta, che poi strappava in due o tre pezzi per bruciarli. Lo fece per una ventina di pagine. Poi uscì dal bagno. Ritornò con in mano il foglio su cui era scritta la frase incisa sullo stomaco: “Ho provato a fare la mia parte, ma ne ho avuto abbastanza. Spettegolate pure, ‘sticazzi. Il nemico è invisibile, è invincibile”. Lo lesse più volte, confuso, blaterando: “Ricorda… non dimenticare… dimentica di ricordare… non dimenticare di ricordare… ricordare di dimenticare, di non dimenticare… chi… cosa… perché… non dimenticare… ricordare… dimenticare… non ricordare…

I carabinieri sapendo che Simone si drogava non avevano dubitato che si trattasse di suicidio. Ma come erano andate esattamente le cose?

Vite di traverso è una storia che comincia dalla morte del protagonista e ripercorre gli avvenimenti a ritroso come in Viale del tramonto, e non necessariamente rispettando un ordine. È un romanzo particolare, spiazzante, che non lascia indifferenti, che si ricompone solo a fine lettura.

Originale la pensata del pusher: quando la droga non paga più come un tempo, medita di arrotondare le entrate pubblicando libri di autori emergenti a pagamento. Un’idea sicuramente illuminante. Si sa che la pubblicazione porta dipendenza…

Per conchiudere, a pag 72 tra le letture dell’eroe spunta anche Carmilla, ma…

Simone T. era tra coloro che non leggevano i vivi. Aveva provato a seguire il nascente dibattito letterario che muoveva i primi passi in rete, ma lo annoiava. All’università aveva sentito due ragazzi parlare di Nazione Indiana e Carmilla, ma si stufò presto. Preferiva non tradire gli affezionati Balzac, Camus e Gide. Per un periodo aveva letto con piacere Scrittori Precari, ma poi aveva smesso perché non gli avevano risposto a una mail in cui proponeva la pubblicazione di un racconto.

(Gianluca Liguori è nato a Battipaglia nel 1982 e vive a Roma. Ha fondato il sito Scrittori precari, è stato redattore di Frigidaire, del Nuovo Male ed è direttore della rassegna La letteratura al bar e in boutique. Ha pubblicato racconti in riviste online, cartacee e antologie. Vite di traverso è il suo primo romanzo.)

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