di Luca Cangianti

C’era una volta in Italia è un film documentario sulla distruzione della sanità pubblica, ma si apre con le immagini del colpo di stato in Cile. La seconda parte del titolo, inoltre, contiene una minaccia: Giacarta sta arrivando. Si riferisce all’assassinio, da parte dell’esercito indonesiano sostenuto dal governo Usa, di circa un milione di civili nell’ambito della politica di contrasto al locale partito comunista. Il motivo di tale abbinamento bizzarro è che quei crimini servirono a imporre una svolta neoliberista al capitalismo mondiale. Questa stessa politica economica oggi è responsabile di nuove stragi di civili, per esempio nella sanità.

Federico Greco e Mirko Melchiorre sono due dei tre registi che nel 2017 hanno diretto PIIGS – un fortunato documentario in cui il cinema veniva messo al servizio della divulgazione economica per svelare i meccanismi perversi dell’austerità europea.
Nella nuova pellicola, in sala in questi giorni, raccontano la storia della chiusura nel 2010 dell’ospedale di Cariati, un comune della provincia cosentina, per rispettare uno dei tanti piani di rientro dal debito sanitario. In seguito a quel provvedimento e agli effetti moltiplicatori della pandemia, le conseguenze non si fanno attendere: la sanità locale collassa, i tempi di attesa per una visita specialistica o un’analisi diagnostica crescono a dismisura, inizia la migrazione verso le strutture del Settentrione e la necessità di accedere ai servizi privati a pagamento – almeno per coloro che possono permetterselo, gli altri aspettano e spesso muoiono. Ecco la Giacarta della sanità pubblica italiana.

C’era una volta in Italia è però anche la storia di coraggio, tenacia e speranza di un gruppo di cittadini che occupano l’Ospedale Vittorio Cosentino chiedendone la riapertura con flash mob, blocchi stradali e ferroviari, e il coinvolgimento di personaggi pubblici come Roger Waters, il fondatore dei Pink Floyd, e Gino Strada. Il cinema di Greco e Melchiorre diventa così voce di un popolo umile, eroico e ribelle in lotta per la vita e la dignità; ma non si ferma a questa cronaca empatica, narrata dalla voce di Peppino Mazzotta, vuole afferrarne le ragioni e le cause.

Le vicende degli attivisti di Cariati sono quindi accompagnate dalle analisi di esperti del mondo sanitario (tra cui Vittorio Agnoletto e Ivan Cavicchi, direttore di Farmaindustria alla fine degli anni ’90), dal sociologo svizzero Jean Ziegler, da Ken Loach, oltre che dai già citati Roger Waters e Gino Strada. Ne emerge un panorama in cui un sistema sanitario pubblico – frutto delle lotte degli anni sessanta e settanta e secondo a livello mondiale solo a quello francese – è stato progressivamente definanziato per rispettare i trattati europei e per creare nuovi mercati nel settore della sanità privata. Come in altri campi, da quello degli interventi militari a quelli della flessibilizzazione del lavoro, i responsabili di questa distruzione sono stati principalmente i governi del centrosinistra.

C’è un passaggio di grande impatto emotivo in cui i cittadini di Cariati simulano una danza sognante. Nelle pieghe dei loro volti segnati dalla fatica della lotta, Greco e Melchiorre sono riusciti a immortalare la speranza in un mondo migliore.