di Edoardo Todaro

Ryan Gattis, Il sistema, Guanda, 2022, pp. 402, € 20,00.

Spesso accade che in una città degli Stati Uniti esploda una rivolta, una sommossa. Quando ciò avviene in tanti si domandano e si pongono la, legittima,  domanda: perché? Sociologi, analisti, giornalisti ecc … si scambiano opinioni e punti di vista, a volte anche in contrasto l’uno con l’altro. Un aiuto per capire e conoscere cosa accade nelle periferie statunitensi, è portato sicuramente da quegli autori che, attraverso i libri da loro scritti, ci fanno leggere di  avvenimenti che riempiono, per qualche giorno, le cronache giornalistiche.

Da citare, dimenticando qualcuno di sicuro: da Mc Brain, per quanto di interessante ha prodotto , a Mullen con il suo “ La città dei bianchi “; da John Wanwright “ Anatomia di una rivolta “ a, perché no, Winslow e ovviamente a Ryan Gattis. Sì, Ryan Gattis ci aveva già parlato sia delle rivolte e della vita nei ghetti, con le proprie leggi, che di Los Angeles, una città che ti alleva e poi ti divora, lo aveva fatto con i romanzi “ Giorni di fuoco “ ed “ Uscita di sicurezza “. Oggi abbiamo la possibilità, da sfruttare di sicuro, di aggiungere tasselli a quanto letto fino ad ora.

Partire dal titolo, “ Il Sistema “ ci permette di entrare direttamente nel contesto di Los Angeles, e del quartiere di Lynwood e degli effetti collaterali prodotti dalla rivolta che avvenne a fine aprile del 1992, dopo l’assoluzione di quattro agenti accusati di uso eccessivo della forza nell’arresto e nel pestaggio di un nero, Rodney King. SEI giorni di vera e propria rivolta con saccheggi, incendi dolosi, omicidi, 63 furono le persone decedute a causa dei disordini.” NO Justice, no peace “ ha riecheggiato nelle strade di Los Angeles, e non solo. L’ordine fu ristabilito solo e soltanto con lo schieramento della Guardia Nazionale. Oltre 12000 gli arrestati. I disordini coinvolsero tutti coloro che abitavano a Los Angeles: afroamericani; ispanici …. Tutto quanto descritto in modo molto sintetico, ci fa capire il perché film, brani musicali abbiano la rivolta di Los Angeles come riferimento, ad esempio, uno su tutti, “ Malcom X “ di Spike Lee.

Per tornare all’ultimo di Gattis: possiamo dire che ci troviamo di fronte ad un noir che mette in luce i risvolti che stanno dietro al controllo e la gestione delle attività criminali, alle persone che in realtà sono o solo e soltanto o alibi da usare oppure rifiuti umani. “ Il Sistema “ a cui si riferisce Gattis, e che troviamo descritto, è quello giudiziario, marcio e corrotto, e quanto si muove in riferimento  ed attorno ad esso. Gattis, come dicevamo ci fa conoscere, attraverso una capillare descrizione, il contesto dei meccanismi che producono gli avvenimenti. In tale contesto non poteva mancare la descrizione dei comportamenti che vengono tenuti dai tossici, che non hanno nulla da perdere; cosa produce l’assunzione, oppure l’astinenza, di sostanze alteranti, il “ terremoto dentro “: Ma non solo: la descrizione della vita in galera, del finirci anche se sei innocente, per qualcosa di non fatto, in un luogo in cui tutti hanno bisogno di protezione e dove nessuno è solo e ti devi solo adeguare ai tempi imposti …. appunto: la concezione del tempo con le sue abitudini.

“Il Sistema “ è di fatto un’indagine sul campo, una inchiesta vera e propria, che evidenzia i pregiudizi razziali dei poliziotti bianchi nei confronti dei malcapitati che devono fare i conti con soprusi, arroganza, e corruzione di coloro che dovrebbero tutelare la sicurezza collettiva, che invece si pongono, armi e bagagli, al servizio del malaffare per costruire prove che devono incastrare il malcapitato di turno. Questo, diviene l’obiettivo da raggiungere, visto che la polizia può usare ogni mezzo a propria disposizione per far parlare la gente . Uno degli aspetti interessanti, del libro scritto da Gattis è il descrivere quanto avviene attraverso soggetti che hanno ruoli diversi, opposti, conflittuali, antagonisti; da Philip Petrillo, agente di libertà vigilata, conoscetelo e ve ne farete una ragione … sulle rivolte, a Jacob Safutu con la bocca foderata di moquette prodotta dall’assunzione di sostanze e che ha un proprio imperativo categorico: tenere la bocca chiusa; da Omar Tavira, detto Wizard, a Nick Park che sveste gli abiti  di difensore d’ufficio per assumere quelli di paladino della giustizia. Una vera e propria guerra tra gang, da quelle ispaniche a quelle nere … a quella della polizia. Sentimenti che si accavallano con la lealtà che funziona da afrodisiaco, da riferimento come la parte migliore di chiunque, guatemaltechi o samoani che siano.

Il ghetto assume le leggi di mercato: il numero dei delitti sale e quello degli arresti scende;  sceriffi sempre pronti a svuotare la loro piccola galera per riempirla di nuovo, una legge di mercato che era inesistente fino agli anni ’80 con neri e messicani che convivevano A Los Angeles l’emergenza sicurezza ha fatto sì che si sia costituita una sezione apposita di intervento ed investigazione: la sezione bande e criminalità organizzata anche se allo stesso tempo si adottano misure per limitare i danni per non incarcerare e riabilitare e recuperare dalle tossicodipendenze. In questo noir ci vengono descritti due connubi stretti e collegati tra loro: carcere/strada, elemento significativo da considerare perché la realtà sono le strade e le strade sono gestite dietro le sbarre, sbarre che ti fanno sentire come un rasoio: vita breve, usato, distrutto, buttato via; e carcere/sistema visto che la gerarchia interna  del primo riferimento anche per il secondo. E se la conflittualità, i pregiudizi sono elementi costitutivi non solo dello scontro razziale, ma anche della considerazione nei confronti dei gay o delle donne,  le dichiarazioni dei presidenti che si sono succeduti, da Reagan a Bush, lo sono verso il ruolo che deve, anzi dovrebbe, avere la giustizia. Le sommosse hanno prodotto qualcosa, questo è certo, hanno prodotto un cambiamento nelle bande che ora adottano modalità più articolate e complesse, intraprese per fronteggiare i metodi investigativi; ad esempio evitare che i membri più giovani si facciano tatuaggi rendendosi identificabili e poter negare qualunque affiliazione. Un noir con una  doppia direzione: il processo e la quotidianità. Dopo aver detto tutto questo, non ci resta che dire: alla prossima rivolta; al prossimo noir di Gattis.