Alter Ego, Milano 2021, pagg. 440 € 18

di Paola Rambaldi

«Il sole virava al rosso, avvicinandosi all’acqua. Presto l’aria sarebbe diventata scura come il vino. Si fermò a osservare le tracce delle bestie sulla soglia. Bussò sul legno della porta il solito richiamo. Attese qualche secondo e bussò di nuovo. Andò alla finestra e sbirciò, con una mano sulla fronte per ripararsi dal riflesso. La cucina era vuota. Seguì il perimetro della casa verso il retro, dove il terrazzo s’allungava nel vigneto. Si fermò allo spigolo e sbirciò oltre. Una donna minuta stava china sulle piantine di Albarola. Aveva una blusa con una fantasia colorata allacciata in vita da una cintura di stoffa, pantaloni gialli a sbuffo stretti alla caviglia, scarpe da ginnastica. Aveva una sigaretta che le pendeva dalle labbra, facendole stringere gli occhi e aggrottare la fronte, un foulard in testa che le scendeva su una spalla. Camilla si ritirò, rifece il tragitto a ritroso e scoprì che il portone era aperto. Suo padre stava dietro al battente, guardando verso la strada… “Scusa mi ero addormentato sulla branda. Hai visto tua madre?»

L’ora muta. La scelta del titolo è volutamente oscura. L’ora muta è l’ora della sospensione, il momento prima di addormentarsi, quello in cui raccontiamo favole ai bambini. L’ora del crepuscolo in cui convivono vivi e morti. L’ora dell’affetto tra padri e figli, della coesistenza tra reale e irreale e tra fantasia e realtà. L’ora che precede la ribellione, il momento in cui lasciamo che la rabbia prenda respiro. È la storia di un rapporto padre-figlia, con protagonisti non sempre facili da interpretare, come del resto non siamo facili da interpretare nella realtà. Un intreccio di esistenze e conflitti dove l’elemento autobiografico è finalizzato alla creazione della storia e dove lingua, struttura e trama non tolgono spazio all’autenticità delle relazioni. 431 pagine dove Simone Cerlini ci sorprende usando diversi registri di scrittura narrativa e teatrale.

La storia si apre con un padre, Giorgio Doveri, manager di successo, che salva la sua bambina, Camilla, dopo averla messa in pericolo in una grotta sotterranea guidandola a nuoto attraverso un sifone. E come non la salvaguarda in quella grotta, non la salvaguarda nemmeno nella vita, appena i guai finanziari lo spingono a ridefinire vita e affetti, e a ritirarsi in un paesino della costa ligure. Giorgio si limita a passare alla figlia il necessario per proseguire gli studi.

Camilla Doveri, dopo un’infanzia segnata dall’abbandono della madre, bullizzata dai ragazzi del quartiere e schivata da tutti, vive male anche il periodo universitario. Dimostra più della sua età, veste sciatto e sfoga le tensioni nella boxe, isolandosi sempre più, convinta che sia meglio essere spietata che compatita. Le cose vanno male fino a che non conosce Luisa Salvati. L’amica con tanti gusti in comune con cui finalmente uscire e socializzare.

«Luisa le dava molti vantaggi. Faceva tutto il lavoro. Era capace di fagocitare l’attenzione di gruppi di maschi nelle tavolate, diventarne l’epicentro, trascinarli a spettacoli di cui loro ignoravano completamente l’esistenza, per poi sbarazzarsene con promesse fasulle e scambi di numeri di telefono inesistenti. A volte, alienata da qualche sostanza, dava sfogo a una carica erotica con azioni temerarie. Selezionava la sua preda occasionale nelle scorribande notturne, poi consumava un rapporto sessuale presso i Bancomat, meglio se all’interno di stanzine con vetri blindati e luci accecanti… “Tutto viene registrato dalle telecamere: mi istiga al crimine” rivelava con un gran sorriso.»

Camilla lascia lo studentato ogni venerdì per raggiungere il padre. Trova quei fine settimana rassicuranti fino a che non ricompare sua madre. Un incontro che la mette a disagio, tanto che non ha il coraggio di chiedere perché l’abbia abbandonata. Al contrario di lei, Luisa, mostra sicurezza e si butta in tutto nella vita. Non è bella ma è sfacciata e la inizia a eccessi, droghe e trasgressioni. Camilla pone sempre la sua fiducia nelle mani sbagliate. E dopo tanti insuccessi rifugiarsi nelle droghe diventa consolatorio. Terminata l’università e intrapreso un lavoro da donna in carriera, dieci anni dopo il fallimento del padre, si trova al centro di un altro crack finanziario. Qualunque strada intraprenda si scontra con una realtà che la delude. Cosa lega i due eventi? L’apprendistato la porterà alla resa dei conti in famiglia. E a scoprire i segreti che uniscono passato e presente.

L’ora muta denuncia i guasti del capitalismo, ripercorrendo le fasi del disastroso fallimento del 2010 di una delle più importanti aziende di abbigliamento italiane. Un dramma che ha segnato un’intera generazione tra trame di potere, drammi personali e famigliari, proteste e dure contestazioni. Un romanzo suddiviso in sei parti che scandiscono il tempo dove niente è per sempre e poco rimane, ma dove vale comunque sempre la pena di rimboccarsi le maniche per ricominciare.

(Simone Cerlini, esperto di politiche del lavoro, vive a Reggio Emilia e lavora a Milano. La sua ultima raccolta di racconti La ragazza che ballava sui cornicioni è stata pubblicata da Feltrinelli. Fa parte del gruppo letterario Gli Imperdonabili.)