di Stefania Guidi

Livorno, 4 luglio 2061
“E’ in uno stato di sopore, semincoscienza, sente quello che dite, è sensibile al tatto, agli odori” “Dottore, ma per quanto durerà, io dovevo partire oggi con la mia famiglia per le vacanze, se devo rimanere devo saperlo.” “Non glielo so dire, non chiamate il 118, chiamate l’impresa di pompe funebri quando non respirerà più. Non cercate di svegliarlo in nessun modo e nel caso lo facesse da solo va sedato per evitare i deliri.”
“Margherita tu vai, allo zio ci penso io, è mio fratello, vai con i ragazzi che da solo tuo marito non li sa tenere, tanto tu allo zio non eri legata.” “No, mamma, rimango qua, anzi la notte la faccio io. Devo solo uscire per qualche minuto, devo comprare l’acqua dell’Elba” “Ma che vai a comprare, che ti viene in mente?”

Viareggio, 4 luglio 2021
“Sentito l’assessore comunale di Brandelli d’Italia? Sono tutte troie e tua figlia la prima.” “Ma che dici, Giorgio, che dici?” “Dico che non fa nulla, è stata rimandata in latino, esce con gli amici a giornate e va in quel Luna Park vicino al Pontile del Lido dove c’è stata la rissa domenica scorsa. E c’era il coprifuoco e lei è arrivata ben dopo le undici.” “E’ l’adolescenza, lasciala in pace” “Ma che pace, ma che adolescenza, esce con gli short infilati nel culo, l’ombelico di fuori, e le puppone strizzate nei toppettini che le compri. E’ un miracolo che non l’abbiano identificata”
Nel caldo afoso dell’appartamento vicino al mercato, nel trambusto del traffico cittadino del dopo covid, Margherita si presentava con un falso pearcing all’ombelico e una falda di capelli azzurra, il trucco nero sulla pelle ancora bianchissima. “Tesoro, al mare non vai?” “Non mi rompere, stronza, non mi cagare il cazzo, faccio quello che voglio, ho sedici anni.” “Guarda che io questo linguaggio non lo voglio sentire, hai capito? E questi short tu non te li metti più, e vedi di trattare tua madre come tutte le figlie perbene delle persone perbene, come il consigliere comunale che la sua è sempre vestita con la gonna lunga il giusto, i capelli in messa in piega, e tu giri con una zazzera e mezza nuda che ci fai sfigurare di fronte a tutti. Tutti dicono che sei un animale e non una ragazza.” Il padre aveva assunto un colorito rosso sanguigno e gli occhi emettevano raggi laser. Rivolto alla madre e tra i denti la incalzava: “Dove va quando esce? Con chi esce? Questa si fa di hashish, non studia nulla, risponde, è un affar serio. Ci vuole una psicologa” “No, ti prego Giorgio, poi la nomea della matta ce l’ha per tutta la vita, la psicologa no, la togliamo da Viareggio per un periodo, la mandiamo dalla mia mamma a Livorno, mio fratello le darà le lezioni di latino.”
“Luis, qui è un casino, urlano perché l’altra sera c’è stata la rissa e un coglione ha detto che la colpa è di noi che abbiamo gli short e il culo di fuori, il padre della racchia, quella sgobbona che ora è all’università. Mi mandano qualche giorno dalla nonna. Tu sei nella lista di quelli che sono stati segnalati, se scoprono che scopiamo sono finita. Ascolta devo fare il test e volevo farlo con te” “Muoviti, oggi al muraglione.”
“Esco mamma, dammi quindici euro, svelta prima che quell’uomo che hai voluto sposare per non restare zitella cominci a rompere.”
Le onde si increspano di fronte al muraglione e il bagno quando è mosso è pura adrenalina. “Tuo fratello l’altro giorno non riusciva a tornare agli scogli, gli gridavamo: “Devi morire” ma poi ce l’ha fatta “Peccato, se no avrei avuto per me tutta l’eredità” Andiamo in pineta, poi passiamo dalla farmacia.

Livorno, 4 luglio 2061
“Ha sempre vissuto da solo, nel suo appartamento, in pieno centro sopra il mercato, grande, scriveva, di saggi ne ha pubblicati a non finire ma non ha mai guadagnato un soldo. Ora mi dicono che sta morendo, così, di punto in bianco, capisci Magda? E io devo comprare l’acqua dell’Elba, può sentire gli odori, deve sentire che io sono lì”
“Ma che ne so perché è precipitata la situazione, fino a ieri mangiava in poltrona e commentava la partita con mio fratello, ma che ne so che è successo, sbrigatevela da voi, i ragazzi sono grandi, io vi raggiungerò, è mio zio, gli voglio bene.”

Livorno, 5 Luglio 2021
“Ciao nonna, qui fa un calco pazzesco e papà mi ha tolto gli short perché è amico di un coglione che ha detto che le risse tra minori sono colpa di noi ragazze. E allora tutti quelli del partito hanno detto che dove ci sono pantaloncini corti e culi di fuori non c’è cultura e io ho solo latino perché dopotutto ho studiato” “Sì, boiadeh, te tu hai studiato tutto l’inverno, o come ti vogliano questi genitori? E poi guarda il tu’zio che ha studiato anco di più, non guadagna una sega nulla. Boiadeh, tutto il casino del sessantotto, tutte le passere di fuori e ora ci si deve ricoprire, la storia è un copri scopri delle donne: a Fiume nude, nel fascio vestite, coi figli dei fiori nude, ora di nuovo vestite, mah, lo sai te? Ora arriva zio e ti fa lezione di latino, poi ti porta a prendere il gelato.”
“E zio arrivò, bassino, tarchiato con gli occhi trasognati e spalancati, le mani lunghe e affusolate e il naso pronunciato come Luis. “Dobbiamo vedere che cosa non hai capito” e presto si rese conto che io capivo tutto ma che non avevo mai aperto un libro e io le declinazioni non le sapevo e non avevo intenzione di saperle.
La nonna tutti i giorni andava ai bagni “Pancaldi” , uno spettacolare panorama di cemento a perdita d’occhio dove tutti si conoscevano e chiacchieravano per ore. Il bagno lo facevi subito nell’acqua alta buttandoti dal moletto. “Fa schifo, non ti ci vengo più nonna, fa schifo, non conosco nessuno e c’è un caldo cane” “Via su, Margheritina, ci si mangia sotto l’ombrellone che te sei bella e magra e ti guardan tutti e non lo diciamo a nessuno che sei rimandata”
Con Luis ci si messaggiava di continuo ma lui piano piano rispondeva sempre più lentamente, e visualizzava sempre più raramente.
Non mi restava che andare a casa dello zio, due camere fronte mare con un bel riscontro. Lui scriveva al computer, un libro, un saggio, non lo ricordo.
Faceva caldo e io mi mettevo in mutandine e reggiseno, ma avevo sedici anni e l’avevo già fatto, il mese prima, tra i rovi della pineta che quando venne giù il sangue non si capiva se erano le more spiaccicate o io che non l’avevo mai fatto.
E lo zio mi guardava, sorrideva e guardava ancora, finché non mi cominciò ad abbracciare e la sua lingua non penetrò nella mia bocca. Non lo respinsi, del resto era sicuro ma docile. Non respinsi mai nulla, le sue mani che mi accarezzavano, i baci che mi facevano vibrare, e annusavo il suo odore di pipa.
“Noi si fuma l’hashish, perché la pipa?” “Lo faceva il mio professore, e ho cominciato anch’io” “Tu sei vecchio, sei più vecchio ancora dell’età che hai, ma tu una donna, perché non hai una moglie e una fidanzata? Perché? Perché vuoi me?” “Mi fai impazzire, il tuo corpo non mi lascia libero” “E il latino me lo insegni?” “Fai quello che ti pare, io ti voglio così, nuda, con l’odore dell’acqua dell’Elba.”
E nel bagno trovai una confezione regalo, con il bagno doccia, eau de toilette, la crema corpo, la crema mani, l’asciugamano ricamato.
E ogni giorno andavo da lui e lui scriveva il suo libro e io studiavo il mio latino poi mi penetrava senza mai stancarsi e non c’era più Luis, non c’erano mamma e papà, né gli short, i capelli celesti e quant’altro. C’era il suo corpo robusto e la sua lingua che vagava sul mio. E non smettevamo mai di fare l’amore finché settembre non invase le nostre vite, fresco, pungente.
“Dobbiamo dirlo a tutti, ci dobbiamo fidanzare, avere bambini, sposare” “Se vuoi dirlo, mi prenderò le mie responsabilità, ma non staremo mai insieme, tu puoi venire sempre, io ti soddisferò.” E chiuse la porta
L’esame fu facile, bastava imparare a memoria le declinazioni e i verbi. L’università di lettere mi attendeva, avrei recuperato tutto il greco che non si studia allo scientifico.

5 luglio 2061
“Margherita, ma che cosa spruzzi nella camera, hai capito o no che lo zio deve morire.” “So che gli piaceva. Dormo qui, accanto a lui, dai mamma, vai a riposarti, dai”
“Magda, quell’uomo aveva ottantasei anni ed io ero stata da lui quando ne avevo ventidue e mi aveva lasciato il fidanzato e trenta poco prima di sposarmi. Lo avevo desiderato un giorno, ne avevo quaranta, mi ero chiesta come fosse diventato, avevo bussato e lui aveva sorriso. Ma doveva stare lontano da tutto il mio mondo, vedere il meno possibile i miei bambini e mio marito, un lontano parente”
Lo presi tra le mie braccia, ed era freddo, respirava rubando l’aria accanto a lui, e gli sussurrai “Ti amo” per tutta la notte, ancora una volta nuda vestita dell’acqua dell’Elba.