di Edoardo Todaro

Bruno Morchio, Voci nel silenzio. Dalla quarantena, Bacci Pagano e gli spettri del passato, Garzanti, 2020, pp. 192, € 17,00.

Aprile 2020: l’Italia è immersa nel silenzio agghiacciante del coprifuoco sanitario decretato dal governo per contrastare la diffusione della pandemia. All’improvviso, il trillo del telefono sorprende Bacci Pagano e una telefonata inaspettata lo fa ripiombare negli anni più bui della sua esistenza: quelli trascorsi in carcere a seguito di un’ingiusta condanna per terrorismo. A cercarlo è la figlia di un ex brigatista, Beppe Bortoli, che l’investigatore genovese anni prima ha scagionato dall’accusa di omicidio. Di lì a poco, la ragazza gli fa pervenire in busta chiusa una lettera del padre, di cui ignora il contenuto, e sulla quale gli chiede di investigare. E mentre la vecchia indagine riprende vita, una nuova ne scaturisce, improbabile perché condotta senza uscire di casa (o quasi). Ad aiutare Bacci, con informazioni e consigli, le voci degli amici di sempre – il vicequestore in pensione Totò Pertusiello e l’ex guardia carceraria Virgilio Loi – e della sua nuova fiamma, la maestra elementare Giulia Corsini. Ma un silenzio ancora più inquietante lo attende: quello esalato da una memoria frammentata e confusa, popolata dagli spettri del passato. Le losche macchinazioni di un presunto rivoluzionario che a Pagano è sempre sembrato un baro, un «uomo mediocre», l’epifania d’una breve storia d’amore consumata in una piantagione di Cuba, le ferite d’un passato a cui neanche l’oblio può recare sollievo, porteranno l’investigatore a misurarsi con un tragico dilemma: raccontare quello che ha scoperto, e liberarsene, o reggere fino in fondo l’insostenibile peso della verità?
Con Voci nel silenzio Bruno Morchio scava nell’intimo del suo personaggio più amato, l’investigatore dei carruggi Bacci Pagano. Presente e passato si intrecciano magistralmente a disegnare il ritratto, lucido e spietato, non solo di alcune pagine mai dimenticate della storia del nostro paese, ma soprattutto di chi, con quei giorni, non è riuscito a fare pace.

Di nuovo Genova, e non poteva essere diversamente. Quando abbiamo a che far con Bruno Morchio e con il “suo “ BACCI PAGANO “ , è Genova. Una Genova che, come tutto il paese, e non solo, sta cercando di tirare avanti nonostante i limiti imposti dall’emergenza sanitaria e dall’emanazione dei ”  DECRETI PRESIDENTE CONSIGLIO MIINISTRI “ i famosi DPCM. Bar, negozi, università, luoghi di aggregazione: tutto chiuso, e condurre un’indagine senza uscire di casa non è impresa da poco. Ma una telefonata, cambia la routine imposta e/o obbligata: dal crollo del muro di Berlino dell’89 ai  mondiali dell’98, vinti dalla Francia, a quanto Genova ha vissuto, subito, digerito e metabolizzato. Genova cosa? Il conflitto sociale e politico degli anni ‘70/80 ( e non solo ) che ha investito l’Italia. Da quanto ho letto, e da quanto sono a conoscenza degli avvenimenti accaduti in quegli anni non posso non dire che Voci nel silenzio non ci riporti a un periodo importantissimo della storia del nostro paese. Presa di distanza; dissociazione; leggi speciali; pentitismo, “ come forma per riparare “, il perdonismo come atto dovuto  e benefici di sconto pena; ” l’area del silenzio “: tutti termini, che possono risultare sconosciuti a molti ma che Morchio riporta all’oggi non potendo sottacere e/o sottastre ad alcun negazionismo, rimozione o “complottismo “. BACCI PAGANO, il nostro “ investigatore “, ha avuto 2 condanne ( 1° grado ed appello ) e si è ingoiato 5 anni di carcere speciale/massima sicurezza, nonostante non aver “ commesso il fatto “ a Novara, e dire Novara in quegli anni non era poco, verso poi Palmi e quindi è sicuramente “informato dei fatti “. E quindi ci narra del Brasile/Bolivia, con anni in contumacia, per chi cerca una via di uscita da quel conflitto e sostenuto economicamente dalla comunità degli esuli politici; oppure dell’ impiccagione alle inferriate delle celle del carcere di Marassi di “ chi non regge “. Genova che ancora non ha fatto i conti con la sua storia ( e con la nostra );  i “ ragazzi con le magliette a strisce”  che nel ’60 impedirono il congresso del MSI;  da Guido Rossa a Bernardi; e la “ colonna genovese”;   l’assalto delle forze operative in Via Fracchia e l’abbandono dello stato di diritto, optando per la “ macelleria messicana “ al G8 del 2001 con l’assassinio di Carlo giuliani e le torture di quei giorni; l’ avvocato “Ansaldi”/ Arnaldi….; l’Italsider, il generale Dalla Chiesa.  Date e fatti che si sovrappongono ma che sono  accomunati da  un minimo comune denominatore: la verità e la giustizia. Quanto ho scritto non è andare “ fuori tema “ rispetto a “ Voci nel silenzio “ perché in quelle pagine troviamo tutto questo. Ma anche  le trenette al pesto, annaffiate dal Granaccia; o il Corochinato ( l’aperitivo genovese…. dei vecchi tempi ); la mafia che fa girare l’economia e che è vincente rispetto a chi ha perso ponendo “ i bastoni fra le ruote “; ai servizi segreti hanno il loro spazio legittimo e dovuto. Morchio, attraverso BACCI PAGANO ci mette a confronto con disquisizioni geopolitiche che a partire dalla caduta del muro di Berlino ci porta a ragionare sullo stato delle multinazionali, all’ideale comunista …. mettendo al primo posto una priorità: quanto è accaduto nel secolo scorso, e che da poco ci ha lasciato, è stata una guerra necessaria, e fare i conti con il passato è sempre una brutta pagina; ma perché non citare Cuba ed il “ Buen Retiro “ di Hemingway. Comunque Morchio mette in campo, attraverso Bacci Pagano, un’operazione non facile, ragionare a proposito dell’esperienza della lotta armata in Italia, è argomento  da trattare con cautela e quindi speriamo che Morchio/Bacci Pagano dia ancora il suo importante contributo, come in  questo caso,nell’ affrontare questioni  non secondarie, per conoscere e capire, attraverso il/un noir una pagina della storia di questo paese che non può essere rimossa.  E questo lo fa anche e soprattutto attraverso le caratteristiche specifiche che emergono dai protagonisti.