di Daniela Bandini

Tersite Rossi, Gleba, ed. Pendragon, Bologna, 2019, pp. 393, € 18,00.

La Scuola Internazionale Banno, protagonista del romanzo, “è stata liberamente tratta da Principles: Life and Work di Ray Dalio, il reale fondatore del più ricco fondo d’investimento al mondo, Bridgewater“.

La direttrice dell’Istituto, Laura Miniati, lei che incarna i tre principi fondamentali della Scuola Internazionale Banno, quali Trasparenza, Verità e Intensità. Laura, asservita alla più spietata logica capitalistica di sopraffazione e selezione naturale dei forti e dei deboli, lei oggetto di una esegesi ideologica fino a rappresentare l’obiettivo definitivo delle Nuove B.R. Lei, che tra misticismo e capitalismo crede dell’annullamento dell’amigdala, quale “centro di controllo celebrale sulle emozioni”.

Tutto questo nella sintesi della “Operazione 5 giugno”.

Gli esecutori, i mandanti, le vittime, coloro che incrociano tutto questo, inconsapevoli di avere comunque un ruolo paradigmatico.

Paolo, che giocherà probabilmente il ruolo più rivoluzionario. Un po’ dire “la chiave delle felicità è la disobbedienza in sé. A quello che non c’è “. Paolo che prende la moto, e corre verso un Easy Rider con lei, “per non cercare mai più quel minuto”, un minuto nel quale si annaspa per emergere, per tenersi un lavoro, un minuto per affermarsi, un minuto per aggrapparsi a qualcosa o qualcuno e illudersi. “Noi quel minuto non lo cercheremo più – le disse battendosi il pugno sul cuore – Mai più.  Presto sarebbe scesa la notte. E loro amavano viaggiare nell’oscurità.  Alla ricerca del giorno. Per negazione”.

Amina ed il fratello Kemal. Tra integralismo reazionario e adolescenza. Fra contraddizioni e libertà di gestire i due mondi. Kemal che fa una scelta che ritiene estrema, degna di purificare se stesso, principalmente. Kemal che ha ancora negli occhi quel camion che no, non sta scherzando, ci viene proprio addosso, loro fermi per un picchetto, e quello non rallenta, fino a travolgere e uccidere il padre.

Valeria, brigatista. Personaggio coerente all’estremo con il personaggio. La Makarov da imparare a usare, la stessa degli omicidi D’Antona e Biagi. Valeria che sfrutta il lavoro insulso ma dannatamente metodico, tale da renderle più facile odiarlo. E con esso tutto il sistema. Massimo della disciplina, i comunicati B.R l’unica interposizione. Gli abusi sessuali, il suo capo, tutto finisce mettendo i piedi in casa. Metodica, disciplina, addestramento. E soprattutto il risultato: se il nemico da abbattere è quello, quel risultato deve essere portato a termine. Si può uccidere un uomo con un colpo in fronte anche dopo fatto l’amore, se rientra nei compiti da assolvere.

Non sto a elencare altri personaggi, sono tantissimi. Anche perché questo libro, leggendolo, mi ricordava la scala di Escher: sembra tutto coerente, poi una scala sbuca in un’altra scala e un omino si ritrova nella precedente che sbuca nella successiva ecc.

Non riesco a immaginare la fatica di elaborare tutto questo: certo ogni singola pagina è di un rigore assoluto, tranchant. Da leggere e amare assolutamente.

[Mi permetto di raccomandare a mia volta questo romanzo, non privo di difetti (qualche lungaggine di troppo), ma terribilmente avvincente e costruito con maestria. Forse il testo più originale uscito negli ultimi tempi. Tersite Rossi, nome collettivo di una coppia di sutori, è apparso sulla scena narrativa per restarvi, a colpi di intelligenza. Valerio Evangelisti]