di Alessandra Daniele

Matteo Salvini è il prodotto finale del berlusconismo, di quella politica-spettacolo nella quale le due categorie s’identificano completamente. Più che alla famiglia sovranista, Salvini appartiene alla famiglia Kardashian del reality omonimo. È una Kardashian barbuta.
Il suo fallimento in Emilia Romagna non è un incidente di percorso, è l’effetto inevitabile del suo limite strutturale.
Capace d’una sola modalità espressiva, Salvini è quello che si definisce “one-trick pony”, un cavallo da circo che sa fare un solo numero, un solo trucco.
Quindi, se il suo trucco fallisce, se il suo numero davvero ha rotto i coglioni, il suo declino è irreversibile, perché non sa e non può cambiarli senza cancellare la sua stessa identità.
Un Salvini “moderato” è impossibile, com’è impossibile una Kardashian sobria e riservata.
E un Salvini perdente alla destra non serve più. Fratelli e Forzisti stanno già affilando i lunghi coltelli, se il Capitone dovesse perdere anche Toscana, Puglia, Campania, sarà lui a finire sul menù.
Se Matteo Salvini è in crisi come acchiappavoti, è però ancora efficiente come spaventapasseri, come spauracchio. La sua campagna elettorale in Emilia Romagna è stata infatti molto efficace nello spingere la maggioranza degli astensionisti, degli elettori grillini superstiti, nonché di quelli berlusconiani a votare il renziano Bonaccini, aggiornando il classico appello di Montanelli in un “Tappatevi il naso e votate PD”.
La reazione di Salvini finora è stata cercare di usare l’epidemia in Cina contro i migranti africani.
È irrecuperabile.

L’effetto Salvini-citofono-casa però non basta a spiegare la totale disfatta del Movimento 5 Stelle, sparito anche dalla Calabria dove nel 2018 aveva superato il 40%.
Perché è strutturale anche il crollo del M5S, un castello di carte costruito su iperboliche false promesse di cambiamento epocale completamente tradite, e ormai ridotto a una poltiglia trasformista annidata negli interstizi del potere, a sostegno dell’ennesimo governo PD.
Meno di due anni dopo le elezioni politiche del 4/3/18, della “grande ondata sovranista” è rimasta solo una risacca catramosa, che sta riportando a galla proprio quei polpi renziani e berlusconiani che prometteva di affondare.
Buon due febbraio, il Ģiorno della Marmotta continua.