di Fiorenzo Angoscini

Ottone Ovidi, Salvatore Ricciardi, Bordeaux, Roma, maggio 2018, pagg. 118, € 12,00

Questa agile pubblicazione è una biografia circoscritta (1960-1980) realizzata sotto forma di intervista, con domande e risposte, condotta da Ottone Ovidi, redattore romano della rivista «Zapruder-Storie in Movimento» ed autore di una premessa sociale-storico-politica di quel periodo, a Salvatore Ricciardi, militante politico-proletario della borgata popolare della Garbatella.

Già iscritto alla sezione Psiup (Partito Socialista di Unità Proletaria), nato da una scissione a sinistra del Psi, sciolto per non aver raggiunto il quorum alle elezioni politiche del 1972 e i cui dirigenti, dopo questa debacle, confluirono massicciamente nel Pci. Tra i più in vista: Lucio Libertini, Dario Valori, Tullio Vecchietti, della borgata. Nonostante un diploma di Perito Industriale, inizia l’attività lavorativa e politica tra gli operai edili, con i quali partecipa alle energiche lotte del 1961-1963 che culmineranno con gli scontri (130 arrestati) di Piazza Santi Apostoli a Roma. Dopo aver vinto un fatidico concorso, entra nell’apparato delle Ferrovie dello Stato: ufficio tecnico. Inizialmente aderisce allo Sfi-Cgil, successivamente se ne stacca (espulso, insieme ad altri, quando se ne erano già andati) e, nel 1971, fonda l’organismo autonomo Cub-Ferrovieri di Roma, che ‘organizzava’ (contava) 1500 lavoratori. Poi, l’incontro con gli studenti:

“Quando cominciarono le prime avvisaglie del 1968 dalle parti della stazione Termini dove ci sono diverse scuole e licei in cui cominciavano a fare assemblee, i fascisti che venivano dalla zona di Corso Italia le attaccavano. Noi andavamo in permesso sindacale, spesso insieme a quelli del Pci e ci siamo trovati fianco al fianco nel respingere queste aggressioni fasciste”.

Quasi contemporaneamente (1969-1970) i primi contatti con i Compagni del Collettivo Politico Metropolitano di Milano (uno degli organismi che darà vita alle BR).
Il suo percorso di evoluzione (senza nessuna intenzione apologetica) politica culmina (1976) con l’adesione alle Brigate Rosse. Il vecchio (nato nel settembre del 1940, senza nessuna intenzione offensiva, bensì per sottolineare la significativa differenza di età con quella media del corpo militante. Solo Renato Curcio -anno di nascita 1941-può essere considerato suo ‘coetaneo’. Prospero Gallinari era di 11 anni più giovane; un altro reggiano, cofondatore delle Br e, poi, del Partito Guerriglia, ‘innominabile’ per molti degli ex-compagni, ne aveva 7 meno; Ario Pizzarelli aveva 14 ‘primavere’ meno; Walter Alasia, addirittura, era distanziato di ben 16 anni) come veniva chiamato dai suoi compagni di militanza nell’Organizzazione Comunista Combattente, per la sua attività nel ‘Partito armato’ colleziona 30 anni di carcere:

D.: “Ti ricordi della prima azione che è stata fatta a Roma?”
R.: “Un magistrato che firmava gli ordini di sfratto e gli sgomberi, proprio per i motivi che avevano fatto nascere la colonna romana, che fu ferito. Un’altra azione di quel periodo, che ci fece molta pubblicità perché riguardava un personaggio particolarmente odiato dal proletariato romano, fu l’uccisione di un palazzinaro, soprannominato “Jack lo sfrattatore”, molto attivo nello sfrattare e chiamare la forza pubblica contro gli inquilini morosi, che poi erano tutte famiglie popolari in quartieri periferici”.1

Di questi 30 anni, Ricciardi ne trascorre “…20 chiuso, e 10 in semilibertà e libertà condizionale”.2
In questo libro, non nello scritto-intervista, tanto meno nella breve autobiografia, Ricciardi non ricorda il suo grave stato di salute. Per rispetto della sua persona e volontà, non l’avremmo fatto nemmeno noi, ma ci sembra un comportamento di dignitosa coerenza che vale la pena sottolineare.
Dopo gli anni della galera, Ricciardi, rientra nel consesso civile (?), si interessa ed occupa di carcere, detenuti e diritti. Il libro, preceduto da un post scriptum di Ottoni, imperniato sulla metodologia storica, si chiude con un suo intervento proprio su quest’ultimo tema.

Senza vis polemica, solo un paio di annotazioni relativamente a sviste ed errori.
Giangiacomo Feltrinelli non muore nel 1971 (pag. 43) bensì il 14 marzo 1972. Ancora, a proposito di Luigi Longo, ex segretario del Pci dal 1964 al 1972, sostiene:

“Tra l’altro nel partito stava avvenendo una mutazione, avvertita ‘in primis’ da Luigi Longo nel 1975-1976…che mise in guardia il resto della dirigenza dalla perdita di iscritti di estrazione operaia a favore dei ceti medi. Ed è per me il risultato di un’azione politica rivolta a privilegiare questi ceti piuttosto che altri”.

Ma già Palmiro Togliatti, segretario generale nazionale del partito, il 24 settembre 1946, al teatro municipale di Reggio Emilia, sviluppò un ragionamento in tal senso, dal titolo: Ceto medio ed Emilia Rossa.
Anche “L’Unità” (prima pagina del 25 settembre) riportò la notizia: “I ceti medi hanno interessi comuni a quelli di tutti i lavoratori”3. Pochi giorni dopo, letteralmente, venne pubblicato un opuscolo con lo stesso titolo dell’iniziativa-convegno.4.
Tanto era l’interesse a pigiare su questo tasto.

Ricciardi ha realizzato un paio di pubblicazioni a firma propria: Cos’è il carcere. Vademecum di resistenza5 e Maelstrom. Scene di rivolta ed autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 19806.
Nel gennaio del 2013, insieme a molti altri Compagni, e non solo ex militanti delle Brigate Rosse, partecipa ai funerali del Comunista reggiano, Prospero Gallinari7 e per questo, con Sante Notarnicola, uno dei primi detenuti politici ad abitare le patrie galere, Loris Tonino Paroli, ex militante dell’organizzazione e Davide Mattioli, attivista No-Tav di Reggio Emilia, viene indagato per istigazione a delinquere.
Tutto si sarebbe poi chiuso con un’archiviazione.

A Lidia
Questo è il primo scritto che ‘tento’ di elaborare dopo che, il 20 gennaio, mi hai lasciato per sempre.
Purtroppo, non ho potuto fartelo leggere, come solito, prima di divulgarlo.
Non ho nemmeno potuto usufruire dei tuoi preziosi consigli e suggerimenti, delle tue critiche.
Mi manchi tanto.
Mi manchi anche per questo.

(Fiorenzo, 30 giugno 2018)


  1. pag. 46  

  2. pag. 47  

  3. L’Unità, pag. 1, 25 settembre 1946  

  4. Palmiro Togliatti, Ceto medio ed Emilia Rossa, Tipografia popolare, Reggio Emilia, 1946  

  5. Salvatore Ricciardi, Cos’è il carcere. Vademecum di resistenza. Prefazione di Erri De Luca, DeriveApprodi, Roma, 2015, pag, 128  

  6. Salvatore Ricciardi, Maelstrom. Scene di rivolta ed autorganizzazione di classe in Italia dal 1960 al 1980, DeriveApprodi, Roma, 2011, pag. 400  

  7. 1 gennaio 1951-14 gennaio 2013