di Pee Gee Daniel

freakshow-di-pee-gee-daniel_cover-prova[Freakshow di Pee Gee Daniel, alias Pierluigi Straneo, è il vincitore del premio Kipple 2016. Ne proponiamo l’incipit, un invito e una sfida al lettore].

PRELUDIO ALLO SPETTACOLO

Fenomeno, participio presente medio del verbo greco φαίνομαι: ciò che viene esposto.
Mostro, dal latino monstruum: ciò che va mostrato per la sua eccezionalità.
Fenomeni da baraccone, prodigi umani, anomalie, mutanti, scherzi di natura, o in una parola: freaks. A partire dall’antica piazza del mercato di Babilonia, prospiciente al sontuoso ziqqurat eretto in onore della dea Ishtar, giù giù attraverso i secoli, dall’epoca augustea alle secentesche corti iberiche, per giungere infine alle fiere vittoriane e alle esposizioni pubbliche di Coney Island, mai è mancato un momento di evasione collettiva durante il quale qualche impresario spregiudicato non credesse opportuno alzare un po’ di soldi esibendo di fronte a spettatori paganti i rappresentanti più sfortunati della società umana: esemplari deformi alla nascita, dalle sembianze animalesche o mostruose, portatori di handicap rarissimi e a loro modo speciali.
Chiusi dentro gabbie larghe appena un pollice in più dell’estensione delle loro spalle, tenuti alla catena, obbligati a ciondolare come elefanti in marcia dalle esigenze di scena, convinti a far mostra di sé e delle proprie disgrazie per pochi spiccioli sopra un’apposita berlina camuffata da proscenio, essi hanno lungamente richiamato platee di bambini coraggiosi e genitori costretti a scortare la propria prole per poi infestare i sogni degli uni e degli altri e gonfiare le tasche buche dei loro tutori artistici.
Tuttavia non giudicate con eccessiva severità l’intraprendenza di questa sottospecie di agenti teatrali. Costoro non fanno che conciliare l’eterna legge commerciale della domanda e dell’offerta. Perché è la gente, prima di tutto, a esigere questo tipo di spettacoli. Padri timorati d’Iddio che si accalcano in interminabili code pur di munirsi del biglietto che permetta loro, insieme all’innocente figliolanza, di assistere quanto più da vicino possibile ai tanti abomini raccolti sotto le apposite tensostrutture.
Professori cattedratici che, a naso insù, fingono interesse prettamente scientifico per quelli che con un distacco asettico e professionale designano quali soggetti affetti da ipertricosi generalizzata terminale, casi di acondroplasia armonica o disarmonica, idrocefali, sirenomelici, persone affette da questa o quell’altra sindrome, ma che segretamente trasudano anch’essi la voglia matta e indicibile di contemplare quella che altri direbbero una pletora di donne barbute, nani bagonghi, tizi dalla testa a pera, storpi, sfortunati e via cantando.
Ma che cos’è in effetti, ovvero quale regione oscura del nostro animo da sempre ci spinge a sovvenzionare e richiedere implicitamente l’esistenza del freakshow?
Quale parte della nostra perversa natura ama vedere finalmente incarnata nella pelle e nelle ossa di un infelice la figura grottesca e orripilante del babao, alla cui sola idea ci rigiravamo tutta notte nei nostri lettini senza trovare pace? Questa risposta attendo alla fine da voi, solerti lettori, che ora, al prezzo più stracciato sulla piazza, vi apprestate a oltrepassare frementi le tende svolazzanti che immettono al conturbante intrattenimento, con l’intento di accedere al cospetto delle vostre più recondite paure, che prenderanno vita e respireranno con sguardo dimesso davanti a voi, permettendovi tuttavia di rifuggirle liberamente non appena i vostri cuori anche solo minacceranno di non assistervi più.
Animo, gente, entrate tutti mentre il sigillo del tendone si scioglie. Accedete senza tema e distribuitevi a casaccio lungo le panche in legno, e quando queste siano già ingombre disponetevi per i corridoi, ai limiti della transenna finché posto ce n’è. Finché non vengano riempiti sino all’orlo, simili a un grosso intestino costipato e palpitante, gli ambienti scarsamente illuminati entro i quali si intraprende l’hybris circadiana dell’uomo figlio dell’uomo che, dietro l’esborso di una modica cifra, si arroga il privilegio di sovrastare e irridere il proprio fratello, o prossimo, o conspecifico – da cui lo divide appena un sottile boccascena in cartapesta – credendo di distinguersene da che la natura infierì peggio sul fisico del dirimpettaio che sul proprio.

Pee Gee Daniele, Freakshow, Kipple Officina Libraria 2016, pp.200, € 15,00 (€ 1,95 eBook)

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