di Sandro Moiso

funerali 1“In alta uniforme?”
“Sì, in alta uniforme”
“Ma lì in Valle sarebbe scomoda…poco pratica…”
“De Gennaro…non mi faccia incazzare…questi sono gli ordini! Punto e stop!”
De Gennaro girò i tacchi ed uscì dall’Ufficio, trattenendosi da ulteriori commenti.

Da quando c’era Half Nano ai vertici, gli ordini fioccavano sempre più assurdi mentre al cantiere i lavori di scavo non procedevano di un centimetro.
L’agente scelto a tratti non ricordava nemmeno più da quanto tempo ormai prestasse servizio tra quei monti e quei boschi. La sua carriera, però, non era avanzata di un millimetro e spesso si trovava a tracciare strani paralleli tra la sua vita e il tunnel. Sì, la sua vita gli ricordava sempre più un tunnel senza sbocco.

Intanto, però, sulle labbra gli affiorò un sorriso.
“Sì, sì noi saremo ridicoli in alta uniforme… “pensò tra sé e sé “ ma li voglio proprio vedere i colleghi carabinieri tutti impennacchiati….”
E con questo pensiero si avviò verso la baracca della sua squadra dove avrebbe dovuto convincere gli altri agenti ad indossare la divisa delle grandi occasioni.

Qualche ora dopo erano tutti più o meno impeccabilmente schierati all’ingresso principale, nei pressi della centrale elettrica. I carabinieri no. Li avevano schierati, chissà perché, all’ingresso del tunnel geognostico. Impettiti e infiocchettati. Scarpe lucide, bandoliere bianche, pennacchi al vento. Con la banda in testa.
Ma che cazzo doveva succedere? Nessuno aveva parlato. Top Secret. Segreto di Stato. Silenzio assoluto e acqua in bocca.

Di certo non si doveva trattare di una manifestazione No Tav. Non sarebbe stata quella la tenuta più adatta e, d’altra parte, più nessuno andava da tempo nemmeno a battere contro le reti. Sarebbe stato, d’altra parte, come andare a bussare sulla bara di un morto nella speranza di richiamarlo in vita. Il Tav era morto e lo sapevano tutti, a parte qualche ostinato senatore del PD piemontese.

All’improvviso si iniziò a sentire un rombo, prima lontano e poi sempre più vicino.
“Minchia! Ma questi sono elicotteri…” mormorò l’agente La Russa appena tornato da una vacanza premio di quindici giorni per compensarlo delle radiazioni assorbite nel tunnel1. Non fu l’unico a riconoscere il rumore, ma nessuno poteva muoversi. Tutti schierati in bell’ordine sotto lo sguardo avvoltoiesco dell’ispettore capo.
“Fatemi fare brutta figura e il tunnel a picconate velo faccio scavare…fino in Francia…anzi no! Dritti fino alla Manica!” li aveva minacciati proprio quella mattina.

Poi arrivò l’odore di incenso e il suono di un canto gregoriano mentre petali di rosa iniziavano a cadere sulle due ali di agenti schierati.
“Ecco lo sapevo…Sono impazzito…come il sogno delle pecore2 mi aveva già rivelato” pensò De Gennaro.
La Russa invece era caduto in ginocchio “Miracolo! Miracolo! Sta arrivando la Madon…” non finì la frase perché due robusti alpini lo agguantarono per le braccia e lo tirarono via sotto lo sguardo disgustato dell’ispettore capo. “Troppe radiazioni fanno male alla psiche” fu il suo unico e distaccato commento.

Ma intanto il rumore e la dimensione mistico-psichedelica si andavano ingigantendo sempre più.
Sul ponte cominciarono ad affluire decine e decine di chierichetti. Tutti impettiti e tutti compresi dal far dondolare davanti a sé decine di incensieri da cui proveniva l’intenso profumo che aveva danneggiato definitivamente la mente del povero La Russa. Dietro di loro apparve una schiera di prelati.
Tutti rivestiti con i paramenti viola delle più funeree occasioni.

Di seguito veniva uno stuolo di suore, di frati, di diaconi, di prefiche e di flagellanti che precedevano, e questo strabiliò nuovamente anche De Gennaro, una carrozza nera e dorata tirata da dodici cavalli neri.
“Cazzo! Dracula…” mormorò l’agente alla sua destra, immediatamente zittito dallo sguardo spietato dell’ispettore. Poi apparve il coro, formato da almeno cento cantori di ogni tonalità e registro.

Mentre sul tutto volteggiavano tre elicotteri Chinook da trasporto che distribuivano milioni di petali di rosa che scendevano turbinando sulla strada, sul ponte, sugli agenti, sugli alberi, che manco un film di cappa e spada di Hong Kong avrebbe potuto far di meglio.

E poi la folla: immensa, contrita, il cui silenzio era interrotto ritmicamente da applausi scroscianti, urla da stadio, preghiere incomprensibili di cui a tratti si riconoscevano spezzoni di frasi come: “…li hai dominati tutti come il Re dei Re”
“…come ti abbiamo rispettato qui, ti baceranno le mani anche di là”
“…dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Man mano che la folla penetrava attraverso il cancello del cantiere la preghiere diventava sempre più incomprensibile, mentre alcuni iniziavano ad emettere urla strane: “ Aaargh! Cthulhu! R’lyeh! Gnarl, ugh, ph’nglui mglw’nafh wgah’naglfhtang!” Oppure recitavano deliranti versi cadenzati : “Non è morto ciò che può vivere in eterno, e in strani eoni anche la morte può morire”.3

Gli agenti di servizio stavano collassando psicologicamente, anche se il solito Manganelli continuava a chiedere a destra e a manca: “Ma che è? Il funerale di Massimo Boldi? Oppure di Pippo Baudo? Chi è, il Cavaliere? Mamma mia, poveretto non sapevo che fosse morto!”
“Stai zitto” gli mormorò De Gennaro “ non può essere Lui, non vedi che non c’è nemmeno una escort!”

“Chiudete la bocca, immediatamente!” ordinò l’ispettore, ma poi si rese conto che per allentare la tensione qualcosa andava detto.
“E’ il funerale di un boss della’ndrangheta…”
“ E qui lo dovevano proprio fare?” chiese una voce indistinta nella truppa.
“Sì, perché se no a Roma il Papa si incazzava…e allora…”
“E allora cosa?” chiese a quel punto De Gennaro, reso audace dal fatto di vedere per una volta tentennare il suo superiore.

“E allora gli dobbiamo dei favori. Loro ci han chiesto di poterlo seppellire qui. Anzi di poterli seppellire qui in futuro, tutti. Boss e padrini. Di fare del tunnel il loro Pantheon, come quello di Roma per i Re d’Italia…”
“E gli è stato concesso?” chiese ancora l’agente scelto.
“Sì, visti anche i danni che le loro imprese hanno subito dalla chiusura delle cave operata dai magistrati qui in Valle e, soprattutto, dal fatto che si sa che qui non si farà più un cazzo. Addio affari con le coop. Allora tanto valeva accontentarli…”

“Ma come è possibile?” chiese ancora, incredulo, De Gennaro.
“E’ possibile, è possibile…altrimenti minacciavano di ritirare tutti i loro investimenti dalle banche italiane e nei titoli di Stato…in fin dei conti sono stati loro a bloccare la risalita dello spread. Altro che manovre di Draghi e della Banca Centrale!”

Sul paesaggio, ormai reso indistintamente rosa a causa dei petali accumulati, scese un silenzio mortificato. Mentre in lontananza si sentivano già echeggiare gli spari a salve di decine di fucili a canne mozze e le prime note di un Requiem intonato dalla banda dei carabinieri.


  1. Si veda Là nella Valle 5 – Area 51, 20 agosto 2012  

  2. Là nella Valle 11 – La vita è sogno, 19 aprile 2014  

  3. Con un sincero omaggio ad Howard P. Lovecraft e ai suoi miti di Cthulhu  

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