di Sandro Moiso

nurse

“No! Il Grande Vecchio no!!”

“E invece sì!”

“Non voglio e non posso farlo!”

Questa volta l’agente scelto De Gennaro sembrava proprio intenzionato a non mollare. Capi o non capi.

“Senti De Gennaro – iniziò il superiore con voce finto-suadente – lì ormai è un casino. Quel cazzo di tunnel non lo finiranno mai. Quindi restare là nella valle non è solo inutile, ma, prima o poi, finirà anche col diventare dannoso”.

“Sì Signore, lo so. Ma anche quello che mi propone presenta dei rischi…forse anche più grossi”.

“Stai tranquillo, penserà a tutto Half Nano”.

“ Sì, certo… come per quelli che sono stati silurati dopo aver rimandato a casa i dissidenti di Tonga!”

“Questa volta la situazione è diversa e per te sarebbe un compito di grande rilevanza…roba da farci carriera…”

“Sì, in Libia o in Siria tra i militanti di Al Qaeda travestiti da nuova polizia…”

“Eddai! Smettila di essere così sospettoso, fidati di me…e, comunque, c’è poco da discutere questo è un ordine!”

L’operazione “Mobilità istituzionale lunga” (in codice MIL) aveva avuto inizio così. In un ufficio della questura di una città del Nord.

Il vecchio era ormai andato fuori dal tracciato affidatogli. Si era montato la testa. Con tutti. Pretendeva di essere chiamato Sua Maestà e riceveva i membri del governo mentre si trovava seduto sul water. Diceva che, in fin dei conti, le sedute di gabinetto avevano preso vita così, presso le corti francesi tra il XVI e il XVII secolo.

Sì, vallo a spiegare alle ministre. Accampavano scuse per non doversi presentare alle riunioni: famiglia, shopping, impegni assunti in precedenza. Così Lui si incazzava, minacciava, insultava…insomma rendeva la vita difficile a tutti.

E ciò che all’inizio era sembrato un vantaggio e una garanzia di stabilità si era trasformato in un guaio; in un grosso casino, dannatamente e fottutamente grosso.

Poi, su suggerimento del Nano DOC, Half Nano aveva proposto una messa in mobilità lunga del Vecchio. Destinazione l’Austria. Era sembrata una buona soluzione. Per tutti, tranne per chi avrebbe dovuto portarla a termine.

E proprio per questo la scelta era caduta su De Gennaro, uomo per tutte le stagioni. Che alla fine, come sempre, accettò. In fin dei conti sembrava una cosa semplice, pulita. Roma – Vienna, andata e ritorno. Fine dei giochi e del reato di lesa maestà.

Con la scusa delle vacanze istituzionali estive, De Gennaro si presentò così alla residenza ufficiale il primo giorno di agosto. La pattuglia, in alta uniforme, informò il Vecchio che, per motivi di sicurezza, le ferie non si sarebbero potute svolgere nella solita località balneare, ma in montagna. In Austria.

“Perché? – chiese il vecchio, che già era sceso in strada con secchiello, pinne e maschera – Non sono mica Pertini!?”.

“Fa troppo caldo e sono previsti picchi sopra ai quaranta gradi, perniciosi per le persone anziane” rispose De Gennaro.

“Ma, dimme guagliò, è buono questo hotel in cui mi portate o è na fetecchia? I tagli delle spesa van fatti per i lazzaroni mica per le autorità…”

“Non si preoccupi, è ottimo. Al top, secondo i giudizi di Trip Advisor”.

“E dimme nu poco, come si chiama ‘sto hotel?”

“Lainz, Signore, ed è famoso per le attenzioni riservate agli anziani”

“Ma il personale com’è? E’ gentile e rispettoso?”

“Gentilissimo e Lei avrà a completa disposizione le signorine Wagner, Gruber, Leifold e Mayer, molto esperte…dei veri angeli”

“Bene, bene…iamme!”

Partirono e la pattuglia tornò a Roma due giorni dopo. Ma una cosa che, prima del ritorno,  aveva colpito l’agente scelto era stata la frase sibillina con cui alla reception era stato accolto il Vecchio: “No Alpi Tour? Ahiahiahaii!!”

In ogni caso, appena tornato,  De Gennaro si presentò a rapporto: ”Missione compiuta!”

“Sì, bene De Gennaro. Il Lainz di Vienna è stata la soluzione migliore…e quelle quattro ne hanno sistemati quarantanove come lui, in sei anni. Brave, professionali, esperte proprio come te De Gennaro!”

“Grazie…ma per quel discorso della mia carriera, che..”

“De Gennà… purtroppo è sorto qualche problema…”

“E con chi?”

“La Ministra degli Esteri. Dice di non essere stata avvertita per tempo di un’operazione che avrebbe dovuto interessare anche il suo Ministero, visto che coinvolgeva uno stato straniero…”

“E allora?”

“E allora niente… per ora torni in Clarea. Dietro front! Avanti marsch!”

Notarella a margine

Tra il 1983 e il 1989, quattro infermiere dell’ospedale Lainz di Vienna ( Waltraud Wagner, Irene Leifold, Maria Gruber e Stephanija Mayer) tolsero la vita a quarantanove anziani pazienti in cura presso la clinica in cui lavoravano, per “porre fine alle loro sofferenze” come ebbero a dire al processo. La Wagner, che aveva coinvolto le altre tre dopo aver soppresso una paziente di 77 anni, disse di aver provato un brivido con quel primo omicidio e di essersi “sentita come Dio”. Nel corso del processo  emerse anche il criterio utilizzato dal gruppetto per scegliere le vittime: quelli che russavano, quelli che bagnavano le lenzuola, quelli che rifiutavano di prendere le loro medicine o che facevano innervosire le infermiere. Non appena un paziente si lamentava, gli angeli della morte iniziavano a pianificare il suo omicidio.

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