di Alessandra Daniele

CentroCarmilla è stata in coma (o forse indietro nel tempo) per due settimane, durante le quali è successo di tutto.
Prima delle elezioni, l’Italia era presieduta da Giorgio Napolitano, regista d’un governo di Grossolana Coalizione, vincolato all’agenda economica dettata dalla BCE.
Il PD si sentiva la vittoria in tasca. Ma non era la vittoria. E non era in tasca.
Dopo un risultato elettorale beffardo, e giorni grotteschi di laceranti convulsioni, tutto è cambiato: oggi l’Italia è presieduta da Giorgio Napolitano, regista d’un governo di Grossolana Coalizione, vincolato all’agenda economica dettata dalla BCE.

Per la verità, milioni di italiani avevano chiesto un cambiamento alquanto diverso, il M5S ha però svolto con grande efficienza il suo compito di raccoglierne accuratamente la maggioranza dei voti, e scaraventarla nel cesso. Consentendo al PD – quel che ne rimane – di recitare ancora una volta la parte di costretto all’inciucio.
Il governo Letta – o meglio Napolitano bis – è nella sostanza persino più democristiano del precedente, benché ringiovanito nell’immagine: è un Monti col lifting. A difference which makes no difference. Come per Monti nel 2011, la versione ufficiale è che Napolitano stia servendo il bene del paese. È ancora il Tao dell’Acqua di Lao Tzu: «Il modo più efficace per dominare qualcuno è fargli credere di volerlo servire».
Coi suoi modi felpati da maggiordomo androide, che lo accomunano allo zio berlusconiano Gianni, Enrico Letta è un interprete ideale di questa filosofia. La nascita del suo governo, considerata la fine della fase di stallo, in realtà la cristallizza. La Grossolana Coalizione viene infatti oggi spacciata non solo come unico governo possibile, ma anche come unico governo giusto.
Quasi che, a prescindere dai numeri, fosse sempre eticamente obbligatorio, ”per il bene del paese”, accordarsi fra opposti, e inevitabilmente convergere al centro, com’è inevitabile precipitare nel pozzo gravitazionale d’un buco nero, con l’ultimo istante che diventa eterno.
«Il loop temporale nel quale siamo ancora prigionieri sta collassando in una spirale discendente. Ad ogni reiterazione infatti l’orbita temporale decade, restringendosi, e avvicinandoci all’implosione finale» scrivevo in Italia.gif (13/2/2012) sul nostro Giorno della Marmotta.
Oggi il timeloop è collassato. Siamo ormai bloccati, freezati in un solo fotogramma che si ripete all’infinito.
I mercati sono soddisfatti.
Uno shock socio-economico potrebbe forse spezzare il frame che ci paralizza, ma non l’avremo: la stessa finanza che ci ha imposto il governo Napoletta impedirà all’Italia di fallire,  gli serve solvibile per la stabilità dell’Euro.
Siamo come i personaggi dell’angosciante capolavoro di Harlan Ellison “I Have No Mouth, and I Must Scream” (1967) la stessa macchina che ci tormenta ci mantiene in vita, per continuare a tormentarci, in eterno.
Non abbiamo più voce: votare è diventato completamente inutile. Il governo è predeterminato, e l’opposizione è occupata da un baraccone nato apposta per drenare il dissenso verso forme di protesta innocue per il potere. Grillo se n’è anche vantato: ”Dovete ringraziare me, che tengo calma la gente”.
I media sono diventati un rumore bianco di fuffa pseudo-giovanilista surreale come il ritorno di Carosello.
Non abbiamo bocca.
E dobbiamo urlare.