di Filippo Casaccia

beppG.jpgNell’autunno 1998 ho avuto l’occasione di intervistare Beppe Grillo grazie all’aiuto di un caro zio, suo conoscente. Beppe era stato molto gentile e s’era subito messo a disposizione per un lungo colloquio che poi avrei pubblicato nel numero di dicembre di Intervista, la versione italiana di Interview. In quel periodo era reduce dalla feroce polemica coi vertici Rai che avevano rifiutato con motivazioni varie un suo ritorno sulla tivù pubblica (dopo lo straordinario successo della rentreé del 1993, in piena Mani Pulite). Nei suoi spettacoli Grillo era passato da un generale discorso ambientalistico a una più ampia controinformazione sui generis che spaziava dalla macroeconomia, alle politiche energetiche e del lavoro, all’alimentazione e alla medicina alternativa, in un travolgente calderone di grande successo mediatico. Dopo che sulle pagine di Carmilla ci si è già espressi esaurientemente qui, qui, qui, qui e qui, ci sembra interessante riproporre questa intervista e una, ulteriore, del 2004. A voi le considerazioni del caso sui cambiamenti (o meno) avvenuti nel frattempo.

FRAGOLE & TRUCIOLATO
Quando mi accoglie sulla porta della sua villa a Sant’Ilario, Beppe è sorridente e ospitale e mi fa subito accomodare nel salotto a fianco del suo studio, zeppo di videocassette e libri accatastati ovunque. Gli consegno una videocassetta contenente Roger & Me di Michael Moore: penso possa interessarlo. Un caffè, il pianoforte, le foto con De André, la vista spettacolare sul riverbero accecante del mar Ligure. Accendo il registratore.

Partiamo da Internet: che fine ha fatto il tuo sito?
Scomparso per overdose di stronzate, ma adesso lo riprendo e mettiamo uno che selezioni… perché ricevevo troppe cose e non avevo neanche il tempo per distinguere quelle utili, interessanti, curiose, appunto dalle stronzate. Il problema di Internet è questo. Io son partito due anni fa mettendo subito il mio spettacolo, trascrivendolo quasi in diretta, mentre lo facevo. Lo mettevo perché credevo in questa cosa, poi man mano ho visto sfiorire tutto… ho cominciato a vedere passaggi pubblicitari, videate di marchi, marchietti, personaggi strani che se ne occupavano… si chiamano provider (fa la faccia misteriosa), stranissimi, pronti a balzare su qualsiasi cosa pur di fare il grano… Allora mi sono un po’ depresso e adesso preferisco la comunicazione a gesti, come mio nonno, a uno a uno, capisci? Perché diventa sempre più difficile fare una vita senza questi marchietti addosso. Credo che il primo che inventerà una cosa anonima farà guadagni miliardari perché la gente non ce la fa più…
Ne sei proprio sicuro?
Nel senso che la gente non ce la fa più a vivere una vita normale: i costi di una pubblicità sono 10.000 miliardi di lire e se li dividono 30 milioni di consumatori, ignari. È questo il problema. Quando questo tipo di gabella, di tassa occulta, fosse pagata direttamente e si avvertisse la gente, si desse la possibilità di scegliere, beh, crollerebbe la pubblicità. Pensa: paghi 5000 lire il giornale e, a parte, 5000 la pubblicità: chi la comprerebbe? Invece è obbligatoria e tutto ciò che è obbligatorio mi fa incazzare. Non mi fa incazzare la pubblicità, ma che sia obbligatoria, come in Cecoslovacchia dieci anni fa.
La gente: la sensazione è che molti vedano i tuoi spettacoli e si divertano ridendo di se stessi…
Sì, ma dopo un po’ la consapevolezza viene fuori. Vai a far la spesa e ti ricordi una cosa. Paghi una bolletta, fai una telefonata… alla fine la gente se ne rende conto, ma quando è troppo tardi! E poi non è detto che io sia il verbo, la verità assoluta. Io cerco di instillare un dubbio, un sano dubbio sulle cose… ormai non dubita più nessuno! M’infastidisce pensare di essere nel giusto, la verità è sempre un po’ più in là. Chi ha ragione? Cazzo ne so! La realtà non esiste, dipende da come la percepiamo.
Tu metti in crisi proprio quel buon senso comune che fa un sacco di danni…
Il vero buon senso, oggi, è mettere in dubbio le cose scontate. È drammatico: muori o vivi a seconda di un’informazione giusta o sbagliata. Se non hai più la percezione di cos’è l’informazione giusta vivi male e poi responsabilizzi di questa malvagità le persone sbagliate, questa clinica per malati mentali che è la nostra politica. Tutti si scagliano contro questa gente che è tenuta in vita da uno che gli chiede: “Come andiamo?”. Se non ci fosse quello lì, sparirebbero. Le streghe sono scomparse quando hanno smesso di bruciarle, lo stesso per questi politici: se smetti di intervistarli e mandarli in onda, muoiono; non esistono perché non sono mai esistiti. Invece chi sono i veri responsabili? I grandi poteri senza volto, dietro delle sigle… VTO, GATT, FMI, BCM, BME, cose di cui nessuno sa niente; Codex Alimentarius… (occhi feroci) nomi latini! È questa la mia curiosità: a questa gente che fa danni all’umanità voglio dare un volto, un nome. Vorrei andare a una riunione del Codex Alimentarius: è un organetto in un ufficio di 70 mq., vicino a Roma, che decide la qualità e la tossicità dei prodotti, la tua vita, la tua salute. Decide la tolleranza ai veleni di tutti i cibi del mondo, del mondo! In settanta metri quadri! E noi: la bicamerale, la destra, la sinistra, il proporzionale, il maggioritario… hai capito? Questa politica è una clinica mentale. Io sono un malato che per un attimo è uscito e s’è reso conto della sua malattia. La politica è altra, è il Re del Belgio che va in televisione a dire che se la Shell affonda la piattaforma petrolifera nel Mare del Nord, lui non compra più quella benzina. Lo ha detto tre, quattro volte: i profitti della Shell sono crollati e non hanno più affondato la piattaforma.
Esistono modi per arrivare a una informazione libera?
No, non è possibile. Attraverso i mezzi normali di comunicazione non si può. Forse è ancora possibile con Internet, con una sua parte… Non c’è una televisione, una radio, un giornale che non venda merce. I pochi tentativi editoriali senza sponsor sono andati malissimo perché non c’è questa cultura della scelta. Forse con la televisione digitale cambieranno le cose: ognuno pagherà per quello che vuol vedere. E poi pagherai mentre guardi veramente, non quando vai al gabinetto, mentre lavi, mentre esci, che cazzo ne so. Il libero mercato…
Pian piano sta nascendo anche in Italia…
Sì, dopo un progetto devastante: la posa delle fibre ottiche costata 13.000 miliardi di lire, sapendo di fare un bagno di sangue. Se ti colleghi succedono due cose strabilianti: che la fibra ottica che ti porti in casa è pagata dalla Stream, che ne rimane proprietaria, quindi diventa un condomino! Poi, per qualsiasi decisione del palazzo, dovrà essere interpellata in quanto co-proprietaria di una parte dello stabile. E poi, digitando il numero di telefono, ti verrà mandato un film, ma il responsabile è il telefono: cioè chiunque, dal tuo telefono, si può programmare i film a casa sua e paghi tu. È una trappola: sai, quella lì è gente che ha precedenti penali, falsi in bilancio… sono andati due anni fa a New York per quotare la Telecom in borsa e gli han detto: “O togliete questi duecenti miliardi di utili fasulli o non se ne fa nulla”. Sono dei ragionieri andati a male.
La tua storia con la Stet, com’è andata a finire?
Beh, la mia storia continua: il primo processo l’ho vinto, adesso ne ho un altro e vinco di nuovo, ma non è una grande soddisfazione, perché si stanno già disintegrando per l’arrivo della concorrenza, delle multinazionali…
Già, le multinazionali. Ti hanno paragonato alle Brigate Rosse per il tuo attacco alle multinazionali…
Non sono più multinazionali, sono transnazionali, che vuol dire che oggi la General Motors fattura come il bilancio della Danimarca. Ormai metà del prodotto interno lordo del mondo è in mano a 100 finanziarie, 100 gruppi transnazionali che decidono… Guarda gli accordi: chi decide il grado di potabilità della tua acqua? Mica la tua USL. Lo decide un’associazione a mille chilometri, sempre in un ufficio di settanta mq. Chi decide quanta atrazina puoi bere è chi l’atrazina la produce ed è proprietario del tuo acquedotto, la stessa società. Adesso sta avvenendo una cosa stupefacente: gli inglesi, che sono i zerbinacci degli americani, si stanno mettendo d’accordo per fare questo trattato che si chiama AMI, un accordo multilaterale sugli investimenti: proteggere al massimo un investimento, ovunque sia. Proteggerlo anche da sommosse popolari…
Una mafia a livello mondiale…
È la mafia, questa è la “Totò Riina” dell’economia mondiale… È già successo un precedente in Canada. Una multinazionale ha messo un additivo nella benzina che fa venire il cancro e distrugge i motori: sommosse popolari, scioperi e il governo canadese rimborsa la multinazionale per i danni prodotti dai suoi cittadini. Rimborso del contratto e rimborso del profitto. L’altra cosa stupefacente è l’accordo tra società farmaceutiche, le aziende chimiche e quelle alimentari: sta nascendo la nutriceutica, la fusione del nutrizionale con la farmaceutica. Ci sarà il cibo venduto su ricetta medica: il medico ti consiglierà di mangiare penne al sugo Barilla, da prendersi solo in farmacia. Sta avvenendo. Come la sottrazione delle parole: naturale e artificiale, il confine tra le parole non c’è più. Gli aromi “naturali” sono fatti dalla Ciba Geiger. Un’azienda, la IFF, che fattura un miliardo e duecentomila dollari, ha 5000 dipendenti e nessuno da dov’è: ha il solito ufficio di settanta mq. all’angolo tra la ventisettesima e la cinquecentoventiquattresima di New York e fa “sapori”, gli aromi. Oggi imiti qualunque cosa, con un danno stupefacente: fa assaggiare una fragola artificiale – che è fatta con un truciolato australiano tutto marcio — ad un ragazzo e poi fagli assaggiare la fragola normale. Ti dirà che è più buona quella artificiale, perché è dieci volte fragola. Però, quando mandi giù un componente che sa di fragola ma fragola non è, il tuo corpo, che ha milioni di anni, si aspetta la fragola vera. I succhi gastrici si mettono lì, pronti, e avvisano l’enzima: “Arriva la fragola!”. Gli arriva giù il truciolato d’albero australiano e allora i succhi si dicono: “Cazzo è? Tu lo conosci? Mai visto!”. Il cervello lo inganni, il corpo no. Non assimila e finisci che hai ancora fame. Poi, con l’ingegneria genetica, il corpo diventerà brevettabile: uno arriva, ti cava il sangue, trova un’antitossina che può essere la cura contro il cancro e se la prendono, se la rubano. La mettono in frigo e la brevettano. È la tua, ma non ti danno una lira! Non te lo dicono ed è diventata loro. E come se Mendelev, quando ha fatto la tabella degli elementi, avesse detto: “L’ossigeno: è mio!”. Lo brevettava e chiunque respirava gli doveva pagare una royalty. Uguale. Questa gente dice di perfezionare la natura, capisci dove siamo?, perché la natura è tossica, si deteriora, non è perfetta. Siamo in via di trasformazioni totali e parliamo di Bertinotti… Siamo come quelli del Titanic che, mentre affondava, guardavano la pulsantiera dell’ascensore e dicevano: “Guarda che pulsantiera, io la cambierei!”. Noi ci preoccupiamo della pulsantiera sul Titanic. Questo è quello che succede… andiamo alla catastrofe, ma con ottimismo! È la speranza che te lo mette nel culo. Se tu pensi ancora di sperare sei rovinato, perché fai una vita da bestie. I danni non li fa la disoccupazione, i danni veri li fa l’occupazione! Produciamo cose del cazzo e partoriamo persone del cazzo: lo diceva già Marx. È già stato detto tutto…
Il programma in Rai: perché non l’hai fatto?
Io volevo darlo gratis il mio spettacolo alla Rai, avevo già fatto la tournée, cazzo me ne frega? Però non si può regalare nulla se no è evasione fiscale. Allora ho detto: prezzo simbolico, due milioni. Scegliete voi il prezzo. E loro: duecento milioni. E io: va bene, quindici. Capisci? Al contrario! Sembravamo dei menomati mentali! Era un bel pezzettino di servizio pubblico… Non era una diretta, era una cassetta. Avevano dei problemi e io gli dicevo, va bene, togliamo quelle cose lì. Niente. Poi ‘ste cose le ho date integralmente a TelePiù, in Germania, in Svizzera, in Francia. Io le mie soddisfazioni me le prendo, ogni tanto ne azzecco qualcuna, come il Mago Otelma.
E infatti ti accusano di fare il santone…
Ma sai, io andavo in televisione a far vedere un formaggino, era la prima volta che lo vedevano: “Ma cosa dici?”. Capisci: il formaggino… (diventa circospetto) …Mio! “Ma è pazzo?”. Sono abituati a sentire insulti al presidente della Repubblica, ma uno che parla di formaggini fa più paura, capisci?, era terrificante. Dopo anni e anni di una televisione bieca la gente si autocensura… I commenti erano: “Ti fanno dire questo?”, come se ci fosse un censore della morale, la Rai… “E adesso come mai non vai più in televisione?”. Si chiedono perché, capisci? Allora io insisto con il mio fondamentalismo: quando ci sarà una televisione che non vende, io ci andrò.
Come scrivi i tuoi spettacoli? Come ti documenti?
Non li elaboro con nessuno. Vabbeh, una volta mi aiuta un chimico, un economista, un fisico, ma la maggior parte delle informazioni le prendo da libri, saggi. Ne traggo qualcosa e cerco di renderla ridicola, l’aspetto — come difficoltà — più devastante. Io non ho un testo, non improvviso, ho una scaletta mentale. Delle cose mi vengono una sera sì e quella dopo no. La mia creatività è tra quello che mi dimentico, Alzheimer che avanza, e quello che mi ricordo… Un tempo lavoravo con Benni, fantastico, poi ho fatto uno spettacolo con Serra. Ho collaborato con Bagnasco, però ti ripeto, è difficile scrivere per me…
E sei passato dal cabaret alla satira…
E lo credo bene! Avevo vent’anni, ora ne ho cinquanta, se non fossi cambiato sarei un deficiente, belin!
Hai mai pensato di entrare in politica?
Io sono già in politica, sono uno dei più veri politici in circolazione, te lo giuro, parlo di tecnologia… faccio della vera politica e la mia forza è nel non dirlo. La gente presume che faccia il comico, io cerco di farlo perché non voglio prendermi tanto sul serio, ma dentro di me ci credo. Faccio veramente dei comizi, a pagamento. Se li facessi gratis, sarei un Bossi leggermente più informato. Siccome deve pagare un ingresso la gente ci cade. Sai, il potere non ce l’ha Clinton, ce l’hanno Bill Murdoch, Ted Turner, Bill Gates, chi detiene l’informazione. Clinton cosa vuoi che faccia? Si fa fare queste pompe scarsissime… le chiama “rapporto improprio senza gratificazione”, poveraccio! La Lewinski gli diceva: “Devo andare!” e lui, lì… Ha fatto due guerre!
Perché hai attaccato il premio Nobel Murray Gell-Mann?
Ma figurati se, come hanno scritto i giornali, vado a contraddire un Nobel, uno che ha scoperto i quark… Però quando vengono in Italia, questi Nobel sono gestiti da dei gruppi editoriali o bancari, per gratificarsi e farsi delle pippe. Finisce la conferenza e mi invitano a dire qualcosa e io sono normale, neanche troppo incazzato… magari c’ho il tono un po’ veemente, ecco. È che m’incazzo quando un Nobel per la fisica dice che in fondo il problema è demografico. Quando diciamo che siamo troppi, sono sempre gli altri, troppi. Gell-Mann è di New York e consuma come 35 cinesi: cominciamo a sfoltire un po’ la gente di New York… non mi spaventa l’aumento demografico delle persone, ma delle automobili. Ne abbiamo 35 milioni in Italia e mi devo preoccupare se nasce un bambino? Ma che cazzo dice, questo? I figli li fanno quelli che, come unica risorsa, possono dare due cicciolate… vogliamo impedirgli anche quello? Questo è un discorso che, belin… dàì! Hai settant’anni, puoi dire quello che vuoi, mandarli tutti a cagare, e a vederlo fare marchette, ci sono rimasto male. L’energia rinnovabile, la crescita, la crisi del petrolio… ma le sappiamo già ‘ste cose, dagli anni Settanta: le ha scritte Dennis L. Meadows in I limiti della crescita, tradotto da un italiano – facendo un danno memorabile – come I limiti dello sviluppo, che è una cosa diversa…Se uno, invece, poi parla seriamente, lo prendono in giro: ho sentito Jeremy Rifkin al Maurizio Costanzo Show e ho dato una testata nella porta perché Rifkin è uno dei miei idoli, ha scritto La fine del lavoro, e belin, Costanzo, stupefatto, sentiva queste cose e gli diceva: “Ma dài! Catastrofico! Ci terrorizzi!”. Capito? Lo si mette in burletta.
E il caso Di Bella? Hai detto che sembrava uno onesto ed è scoppiato un putiferio…
Figurati, ho detto che complicava le cose. Avere un tumore oggi, per meglio dire sei mesi fa, era peggio di quando non c’era ‘sto miraggio. Ho giudicato una persona che diceva cose per me di buon senso, ma sulla terapia non mi sono mai espresso. Figurati. La ricerca sui tumori dovrebbe essere informazione su come evitarli, perché per la maggior parte sono ambientali. Mangi, bevi e respiri. Il tumore allo stomaco è stato pressoché debellato negli Stati Uniti, ma mica con un farmaco, ma dicendogli cosa mangiare e cosa no, consigliando. Sai qual è quella malattia che si propaga con l’atto sessuale e conduce inevitabilmente alla morte? La vita.
E noi come possiamo reagire?
Guarda: il villaggio globale sta già franando e si vede. Quello che funziona è il piccolo. La strategia del bradipo… il ghepardo corre un minuto e mezzo a 110 all’ora, poi tira una patta lì e non si muove più. Il bradipo, invece, per fare un metro ci mette un’ora e mezza e poi scopa per quindici giorni. Si diverte. Le cose cominciano così: ricomporre la famiglia, partendo dal piccolo e rifiutando il pensiero unico. Ha ragione Ignacio Ramonet: o sei azionista della tua vita o ce l’hai in quel posto, eh.

Nel luglio 2004, ancora lontani da Meet Up e V-Day, ho avuto l’occasione di intervistare di nuovo Grillo, stavolta per Rolling Stone: un’intervista più veloce e scanzonata ma non meno rivelatrice di quella del 1998. Nel frattempo — tra 1999 e 2000 — ci eravamo incontrati altre volte per progettare alcuni documentari mai realizzati: uno di questi prevedeva l’entrata in politica di Beppe per scombinare gli schieramenti, salvo poi ritirarsi l’ultimo giorno di campagna elettorale. In qualche maniera, poi, questo lo ha realizzato da solo, anche se con finale diverso… Questa volta l’intervista era telefonica e Grillo s’era dimenticato dell’appuntamento.

HANNO ASFALTATO TUTTO
Beppe, ci sei, allora?
Veramente adesso starei prendendomi una vacanzina…
Guarda, per rispetto della privacy ti avverto che sto già registrando…
E allora spara!
Una mia curiosità infantile: secondo te, almeno sulla Luna, ci siamo stati?
Mah! E il discorso non è mica se ci siamo stati o no, è cosa ha comportato. Doveva essere un piccolo passo per un uomo e un enorme balzo per l’umanità e da quell’investimento di migliaia di miliardi ci abbiamo ricavato il teflon. Hai presente cosa fa un uovo quando lo butti in un tegame di teflon? Cerca di scappare, scivola! E con le pentole in cui non si attacca il cibo scomparirà anche l’arte culinaria, che è quella dell’attenzione… Son queste le ricadute della grandi scoperte. Come per Marte: ci mandiamo tre sonde, come i carabinieri… una sonda che va, un’altra che guarda e una terza che controlla le altre due. Hanno speso qualche miliardo di dollari per guardarsi tra sonde.
Beh, anche per qualche gallone di petrolio in più…
Eh, l’energia. È che s’è spenta l’energia vitale del cervello: io sono in un momento storico mio di grave disagio. Mi sembrava che le energie rinnovabili fossero la soluzione, poi mi dico: e se avessimo l’energia gratis, cosa faremmo? Produrremmo dieci volte più automobili! Sono in una situazione di panico mentale. Non so dove stiamo andando… Poi accendo la tivù e vedo Terna, Alessandro Volta che ci vende le azioni dell’Enel e nessuno informa la gente che quelle azioni lì, tra un po’, non varranno più nulla, perché quando verranno fuori gli atti pubblici del Garante si dimostrerà che l’Enel è l’unica responsabile del blackout del settembre 2003 e allora sai le cause…
A te che produci energia elettrica in proprio, il blackout t’ha preso?
Ero a Roma: Veltroni aveva deciso di tenere tutto aperto, Roma accesa per tutta una notte… Una sfiga che neanche Saddam Hussein! Sono uscito all’una, sono andato al cinema e poi son rimasto chiuso dentro un ascensore: ho provato il panico, ma della mancanza di energia! Guardi una spina, una presa, e capisci l’importanza di quei due buchi, anche se hai sempre pensato che fossero altri, i due buchi più importanti del mondo…
Manchi dalla tivù da dodici anni: non ti vogliono loro o non vuoi tu?
È una cosa che hanno iniziato loro e poi mi hanno convinto! Ora sono felice e lo è anche la mia famiglia: quando guardano un programma e io non ci sono, mi fanno i complimenti! Io non ne farei una catastrofe… sono censurato, capisco perché sono censurato e sono d’accordo che mi censurino perché sono io che non voglio avere rapporti con questa gente.
E le querele, non sono una forma di censura?
Eh sì, c’è questa specie di querela intimidatoria… l’ultima me l’ha fatta la Fininvest per un articolo che ho scritto per Internazionale. Una menata: devi prenderti un avvocato, fare una memoria, andare all’udienza. Fa parte del mio lavoro, l’ho messo in preventivo, va bene, ma sono rimasto malissimo perché chiedono solo 250mila euro di danni. Anche in casa si sono incazzati perché eravamo abituati ai miliardi… Biagio Agnes voleva 22 miliardi di lire, adesso invece una miseria!
È un periodo che funziona un certo tipo di controinformazione, rilanciata da Michael Moore… Certe volte anche un po’ complottistica e dietrologa, un po’ modaiola…
Me l’hai fatto conoscere tu, Michael Moore, ti ricordi?
Sì e non mi hai mai reso la videocassetta di Roger & Me!
Eeh, chissà dov’è finita! Comunque, la controinformazione è come l’affare del biologico, nasce in reazione a qualcosa e non è detto che diventi peggio, un business, anche se non è il caso di Michael Moore. Adesso per dare verità fanno il finto dilettantesco: prima ci s’è messa Al Jazeera con quelle riprese ballonzolanti, poi i professionisti hanno copiato i dilettanti come nel filmato di Saddam Hussein quando gli guardano in bocca per vedere se ha delle armi di distruzione di massa. E Michael Moore ci vince l’Oscar con questo linguaggio, un linguaggio che si portava dietro, però, dai suoi primi lavori, con questo linguaggio “sporco”, mosso.
Una volta mi hai detto di essere un “Bossi informato”: la gente paga per ascoltare i tuoi comizi… perché la politica ufficiale non è “informata”?
Ma perché la politica ormai si aggira su se stessa. Si basa su cose meschine, piccole: la risposta, la ripicca… Siamo fermi al dibattito sulla destra e sulla sinistra, con la gente che crede ancora che la politica sia la ricerca di un leader… Non abbiamo fatto la fine dell’Argentina solo perché eravamo già nell’Euro, se no eravamo tutti con la svalutazione del cinquanta per cento, per strada a battere le padelle e i coperchi. Ma di teflon, eh.
Tu hai una famiglia splendida, una villa lussuosa, un bel conto corrente: perché sei così incazzato?
Mio malgrado, ma con grande piacere, sono diventato un punto di riferimento delle proteste di migliaia di persone: e-mail, telefonate, lettere, biglietti. Vengo a conoscenza ogni giorno di situazioni terrificanti, truffe coi telefoni, porcate bestiali. Come fai a non incazzarti? Dopo il caso Parmalat sono diventato un consulente finanziario, mi chiamano i pensionati per sapere che fare con le Pirelli e io gli dico che Tronchetti Provera è indebitato nove volte quello che era indebitato Tanzi o che la Fiat ha il doppio dei debiti della Parmalat. Comunque poi, la gente, quando ha uno spiraglio, allora si muove, reagisce, come i campani a Montecorvino che vanno sui binari e s’incatenano. Il gesto è l’Intifada, la reazione contro l’ingiustizia prendendo un sasso e lanciandolo. Perché da noi non si fa? Perché hanno asfaltato tutto!
E alla fine di tutto, qual è il senso della vita?
Ma l’immortalità! Attraverso i figli… io ne ho sei e me la sono garantita, l’immortalità!