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Con chi si sarebbe schierato Pier Paolo Pasolini nel giorno di Sant’Anna a Taranto? Con i giovani ambientalisti e con le nuove generazioni che si battono per una Taranto smarcata finalmente dai veleni o con i lavoratori dell’Ilva che lottano per il pane e il diritto alla fatica?
Cosa avrebbe detto il friulano, l’ultimo intellettuale italiano, dei politici con la bava alla bocca incapaci di governare un giocattolo che gli è sfuggito di mano; degli imprenditori ai domiciliari; dei magistrati che non hanno creduto a una legge regionale approvata alla scappona a Bari; dei poliziotti e del prefetto Ferrante calato nella contesa come un re di denari in un mazzo di carte carbonizzato?
Taranto ricorderà il giorno di Sant’Anna del 2012.

I sigilli all’impianto a caldo dell’Ilva, gli operai sui ponti della città e i mandati di arresto ai vertici dell’azienda con capi di imputazione da far impallidire Al Capone sono il capolinea di una vicenda cresciuta e sviluppatasi nell’inerzia mal cablata del mondo politico impegnato nella caccia ai voti con gli assessori pronti a organizzare la sagra dell’orecchietta e gli imprenditori distratti dalle strategie pro evasione fiscale e dalle vicende del club calcistico locale.
Con l’Ilva muore un sogno malato, anche se temo che la vicenda non sia finita qui. Da una parte i posti di lavoro, dall’altra grappoli di tumori e morti durante i turni.
A chi dare ragione? Il pane, si sa, vale più di brioches e a volte più di polmoni e cellule che impazziscono nel fegato. Bisognerebbe domandarsi perché siamo arrivati a questo punto. Perché la direttiva Seveso è rimasta sulla carta; perché l’Arpa non è mai stata in grado di intervenire sulla questione delle polveri sottili e dei metalli pesanti.
Ma questa è storia.

Ormai qui c’è una resa dei conti che mette Taranto di fronte a una lotta civile: tarantini contro tarantini; irredentisti contro forzati dell’altoforno; guelfi ionici contro ghibellini tarantolati. E di contorno a tutto questo ecco che proliferano interviste ai cosiddetti intellettuali che usano le parole con diplomazia misurandole davanti a giornalisti affamati di esternazioni. Ma la verità è che Taranto non ha nemmeno un simulacro di Pasolini perciò spesso le dichiarazioni servono solo a confutare quello che ha detto il giorno prima il collega-rivale. Quindi? Per quanto mi riguarda dico chiudete ‘sta cazzo di Ilva, risarcite gli operai e fate pagare salato il conto agli imprenditori sciacalli e a coloro che li hanno coperti, rafforzati e blindati da un punto di vista giuridico-politico. Piazza pulita insomma e poi vediamo se Taranto sarà in grado di risollevare la testa.

Per approfondire, scarica e leggi, dall’ordinanza di sequestro degli impianti dell’Ilva, le conclusioni dei periti incaricati dal gip:
le conclusioni della perizia epidemiologica
I risultati delle indagini dei chimici