di Alessandra Daniele

Lunarossa.jpgLa profezia

«E io vidi la terra tremare, e le acque oscure travolgere i falsi dei. Essi che ora ci sovrastano, che ci costringono a vivere tra rifiuti e veleni, che ci negano ogni speranza, che ci perseguitano, ci opprimono, e ci schiacciano non per i nostri peccati, ma per la loro paura.
Essi, dai quali troppe volte siamo fuggiti, quando uniti potremmo abbatterli, e rovesciarli, urlanti e scalcianti nella loro agonia, che ripagasse la nostra.
Io li vidi cadere.
Bruciati dalla loro stesse fiamme, intossicati dal loro stesso veleno, li vidi cadere sotto le macere delle loro empie cattedrali luccicanti e sferraglianti.
Vidi le loro false luci spegnersi ad una ad una, le loro empie fornaci squarciate vomitare colonne di fumo che oscurarono il cielo, e vidi la terra e le acque scambiarsi la natura.
Vidi le rocce fondersi e scorrere come fluidi infernali, e le acque sorgere tempestose, ed ergersi come una montagna.
E vidi ii falsi dei trascinati nell’abisso.
Quel giorno verrà, su tutta la terra.
Le tenebre eterne si stenderanno su di loro come un sudario, ed essi vagheranno accecati, piagati, senza speranza, e i vivi invidieranno i morti.
Tutto ciò che toccheranno sarà veleno per loro e i loro servi, li brucerà e li dilanierà, e la loro agonia ripagherà la nostra.
L’abisso li inghiottirà. Il gelo li ricoprirà. Il Tempo ne consumerà le carcasse, e il dimenticherà.
Noi saremo liberi.
E la terra ci apparterrà in eterno».

Dalla prima lettera dello scarafaggio di Fukushima alle blatte germaniche.

Un buon partito

Cara Italia,
tu sei il paese che io amo. In questi ultimi tempi però t’ho vista cambiare, sento che, dopo tanti anni di vita insieme, ti stai allontanando. Mi sono chiesto se dipendesse da me, se avessi – in buona fede – sbagliato qualcosa, e ho concluso che non è così.
Sei tu che sei diventata una stronza.
Con la scusa dell’ufficio non fai un cazzo tutto il giorno, stai sempre a smanettare su internet con quei coglioni dei tuoi colleghi, il peggio del paese, e la casa è ridotta un porcile. Adesso basta.
Io mi ammazzo di lavoro per te, e quando torno voglio trovare la cena pronta, altrimenti ti spezzo un braccio. E non illuderti che arrivino i carabinieri a portarmi via, quelli sanno che sei un’isterica, con le tue denunce ci si puliscono il culo, e se anche si arrivasse in tribunale la farei franca, come sempre, perché ho gli agganci giusti. Non sperare di riuscire a liberarti di me così facilmente.
E non permetterti mai più di dare delle puttane alle mie amiche, sono ragazze serie e laureate, di ottima famiglia, che organizzano cene eleganti e raffinate. La puttana sei tu.
Ti piace quel Michele, eh? Scordatelo, non lo rivedrai più, e se cerchi di nuovo di contattarlo su internet, ti spezzo l’altro braccio.
Adesso tira fuori i soldi, lo so che ce li hai e te li nascondi, me ne fotto se ne ha bisogno tuo padre per i medicinali, che crepi quel vecchio parassita, a me servono i contanti. Perché io lavoro tutto l’anno per voi, e ho diritto alle mie distrazioni e alle mie comodità. E al tuo rispetto, perché per me la famiglia è sacra. Tu sei mia, e lo resterai, a costo di ammazzarti.
Perché io ti amo.