di Federico Mastrogiovanni

Spento.jpgL’incisione avviene lungo il lato destro del membro.
Perfetto.
Il bisturi affonda nella carne fredda senza nessuna esitazione.
Eccellente.
Sono trent’anni che queste mani compiono gli stessi gesti. Ma oggi è diverso. Oggi le sento più incerte, titubanti. Oggi il mio è un paziente speciale.
Il bisturi affonda nella carne stopposa.
Il corpo è già stato irrorato di formaldeide in precedenza dai colleghi. La reazione del corpo però è inaspettata. Sembra che siano già state effettuate iniezioni di materiale conservante. Sembra che questo corpo fosse già pieno di plastica. Sembra che non ci sia bisogno di aggiungere plastica alla plastica.
Ora però non posso distrarmi. Ci si concentra sui dettagli. E sui dettagli io non ho rivali. Per questo mi è toccato l’elemento più importante. Per questo ho l’incarico più delicato. Per questo mi si riempiono gli occhi di lacrime per l’onore e la gratitudine.


Ma devo rimanere concentrato.
Il taglio è profondo. Inizio a introdurre l’ovatta nella ferita. Entra facilmente. Si accumula nella cavità. Piano piano. Con calma ma con fermezza continuo a riempire. Ecco qui. Continuo a spingerla dentro finché il pene comincia a ingrossarsi. A gonfiarsi. A riacquistare l’antico turgore.
Ora le mie mani sono più agili. Mi sono ripreso dal momento di emozione di prima. Uff! Sono tranquillo adesso. Sì. Sono sempre io il migliore. Chi è il migliore? Sempre io! Salvatore Mangano è il numero uno! Non si batte! E infatti per questo Lui ha scelto me! Ha richiesto me nelle sue ultime volontà.
«Totò! La fai finita di borbottare? Rimettiti al lavoro che non abbiamo tempo da perdere!»
«Scusate Principale. Parlavo tra me e me».
«Ecco, parla di meno e riempi come si deve questo corpo».
Corpo? Come corpo? Qui stiamo scrivendo la storia con la esse maiuscola, Principale. Qui stiamo rendendo onore al più grande uomo che abbia posato piede su questo mondo di merda. Questa è arte!
«Certo Principale. Come volete voi».
L’ovatta gonfia. Riempie. Ormai ciò che era un vecchio cazzo è diventato più turgido del membro di un superdotato ventenne. La struttura di supporto in adamantio lo manterrà eretto. Per sempre.
Proprio come voleva lui. Proprio come questo grande Paese si merita di ricordarlo. A cazzo dritto!
Il Presidente a cazzo dritto!

***

Mi sento svuotato. Come se avessi appena finito tutte le forze che avevo in corpo. L’imbalsamazione del Presidente si è protratta parecchie ore. Sono sfinito. Prosciugato.
All’inizio è stata dura. Anche per noi è stato un colpo tremendo apprendere la notizia.
Nessuno poteva immaginare che proprio Lui potesse, diciamo, spegnersi.
Ora camminare per le strade deserte del centro mi riempie di tristezza, di dolore. Un dolore che non è possibile condividere con nessuno. Troppo personale. Troppo profondo.
La scorta fornitami dal Presidente mi segue da vicino ma con discrezione.
Ma oltre alla tristezza sento crescere l’orgoglio. Sono un privilegiato. Un eletto. Ho potuto toccare il Suo corpo. Ho potuto mettere le mani sulla Sua carne. Ho avuto modo di rendere un servizio all’umanità. Un privilegio che pochi uomini possono vantare. E rimarrò lo stesso nell’anonimato.
La notte è fresca. Erano anni che non ricordavo una notte così piacevole.
Lì in fondo a Piazza Venezia, vicino all’Altare della Libertà, dei ragazzi si divertono a seviziare una zingara. Mi ricordano la mia adolescenza. Gli anni dolci passati a imparare l’antica arte dell’inumazione. Nella bottega del Principale. Un grande uomo, anche lui.
E poi le serate spese a pestare a sangue comunisti e immigrati, insieme agli amici e agli ex camerati della Guardia delle Libertà. Che bei ricordi.
Oggi come ieri le sane tradizioni si trasmettono di padre in figlio. Il nostro grande Paese è un esempio di Libertà.
Il Ministero della Sottomissione ha svolto un lavoro importantissimo nel sedare ogni velleità di uguaglianza degli immigrati. E grazie alla pazienza e alla buona volontà di tanti italiani onesti anche le “donne” ora hanno ripreso a occupare il posto che spetta loro nella società. È servita anche la legge costituzionale del 2031 che bandisce la parola “donne” e la sostituisce con la più appropriata e semanticamente corretta parola “troie”.
La strada lastricata di sanpietrini è libera e silenziosa. Nessuno va in giro a quest’ora.
Stasera a Porta a Porta si parla di Lui. Come tutte le sere.

***

Mi sveglio di soprassalto. La mia Troia mi guarda stupita.
«Amore, che ti succede? Hai fatto un brutto sogno?»
«Sì, ho avuto un incubo. Non riesco a dormire».
«Vuoi che ti prepari un bel the caldo? Vuoi un pompino?»
«No, grazie. Ci penso io. Mi preparo una camomilla».
Le piastrelle del pavimento sono fredde. Non riesco a decidermi ad alzarmi dal letto, anche se non c’è verso di riprendere sonno.
Mi animo. Mi alzo. Vado in cucina. Metto a scaldare l’acqua nel pentolino. Non riesco ancora a credere a quello che è successo. Non mi tolgo dalla testa l’immagine del Presidente nudo sulla tavola di marmo. Le ferite sulle gambe, poco sotto al ginocchio, per inserire quei 30 centimetri di acciaio.
Le labbra cucite in un sorriso ripieno di silicone.
Gli occhi estratti e sostituiti con splendidi manufatti di porcellana.
I capelli posticci inseriti uno alla volta dalle nostre amorevoli mani. Capelli veri. Che avevano voluto donargli molti anni fa i bambini dell’Abruzzo.
E infine il capolavoro. L’enorme pene eretto. Quaranta centimetri di cazzo turgido e maschio. Nulla da nascondere. Il motivo dell’orgoglio nazionale. Il cazzo del Presidente.
Una statua di bachelite, silicone, plastilina, acciaio, poliestere, cerone, resine artificiali, vetroresina, ovatta medica, porcellana. Tutti i materiali che da vivo e da morto hanno reso quest’uomo un dio.
E ora il capolavoro. Imbalsamarlo ed esporlo nella Piazza della Libertà.
A cazzo dritto!
Bevo la mia camomilla. La tisana e i miei pensieri mi aiutano a rilassarmi.
Torna il sonno.
Torna il sorriso.
Mi accosto qui. A riposare. Su questa sedia nella cucina…

***

Come potete vedere dalle immagini trasmesse in diretta per voi sul vostro maxischermo che brilla in contemporanea in ogni casa italiana, il Presidente è in gran forma oggi. Come tutti i giorni del resto!
Le Troie che lo accompagnano sono davvero notevoli. Ha proprio buon gusto in fatto di Troie, il Presidente.
Oggi, ventinove settembre duemilasessantotto, viene inaugurata l’opera di un artista plastico, la statua raffigurante il Presidente a cazzo dritto.
Il dono è stato offerto al Presidente dalla famiglia dello scultore, la famiglia Mangano, in onore del centotrentaduesimo compleanno del Presidente. Il Presidente in persona taglierà il nastro… All’evento assisteranno il ministro dell’immigrazione, Flaccovio Rossetti, il ministro delle Troie e della famiglia, Amaranta Cardelli e l’arcivescovo di Milano, Garbanzo Gelidi.
Le immagini sono nitide. È proprio come se ognuno di voi fosse presente, ma rimanendo seduto comodamente nel proprio salotto di casa.
Ecco che arriva l’auto del Presidente. Il Presidente scende e si dirige verso la pedana…
«Hai fatto proprio un gran bel lavoro Totò, devo ammetterlo. Bravo».
«Grazie Principale. È stato un onore. Peccato che lo sappiamo in pochi. Solo noi della Famiglia…»
«Ma tu lo hai fatto per te, per noi, per la Famiglia, e per il Presidente. E questo ti basti Totò. Devi essere orgoglioso. Dopo tutti questi anni di onorato servizio. Poi guarda come è venuto bene il montaggio delle immagini che ha fatto tuo fratello Gaetano».
«Sì. Un vero artista delle immagini, Principale. Un vero artista. Il Presidente che taglia il nastro. Il Presidente che riceve gli applausi. Sembra proprio vero».
«Il cadavere rimarrà esposto lì per sempre. Nella Piazza della Libertà. E con l’archivio video di discorsi, presentazioni, gesti, sorrisi, battute del Presidente, che abbiamo a disposizione non ci sarà più bisogno di vederlo dal vivo. Nessuno si accorgerà della verità. E il Presidente potrà continuare a governare per sempre. Sotto la nostra guida, certo. Come quando era in vita, del resto. Nessuno potrà mai spegnerlo, Totò. Nessuno».
«Già. Mai nessuno, Principale».

Federico Mastrogiovanni è un giornalista romano e vive e lavora a Città del Messico. Collabora con la rivista Loop, Il Fatto Quotidiano, la rivista Galatea, il settimanale messicano Milenio Semanal. È autore del blog RadicalShock