dal sito di HUMAN RIGHTS WATCHgaza_by_latuff_mini.jpg

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[Traduciamo la presentazione del rapporto di frecciabr.gif Human Rights Watch Why They Died. Civilian Casualties in Lebanon during the 2006 War sulle sistematiche violazioni delle leggi internazionali messe in opera dalle Forze di Difesa d’Israele nel corso dell’invasione del Libano del 2006. Human Rights Watch, che aveva svolto un’analoga indagine sulle violazioni delle leggi internazionali compiute da Hezbollah e sull’uso delle cluster bomb, le bombe a grappolo vietate dalla Convenzione di Wellington (non firmata da Israele), raccomandava alle istituzioni israeliane, e specificamente alla Commissione Winograd, di indagare su questi abusi. L’appello è rimasto senza ascolto (g.d.m.)]

frecciabr.gif qui l’intero rapporto.

frecciabr.gif ISRAELE/LIBANO: LA MAGGIOR PARTE DEI CIVILI UCCISI DA INDISCRIMINATI ATTACCHI ISRAELIANI.
Nessuna prova di un generalizzato uso di “scudi umani” da parte di Hezbollah

5 settembre 2007

gaza_children.jpgGli indiscriminati attacchi aerei israeliani, e non la pratica dello shielding [=farsi scudo con i civili] da parte di Hezbollah, come sostenuto dai militari di Israele, hanno causato la maggior parte delle circa 900 vittime in Libano durante la guerra di luglio-agosto 2006 tra Israele ed Hezbollah: lo afferma Human Rights Watch in un rapporto pubblicato oggi [5 settembre 2007]. Human Rights Watch ha indagato su più di 500 morti.
«Israele ha agito illegalmente, comportandosi come tutti i civili fossero a conoscenza dell’ordine di evacuare il sud del Libano, pur sapendo che non era così, ed ha ignorato il suo obbligo legale di distinguere sempre tra obiettivi militari e civili», ha dichiarato Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch. «Gli attacchi indiscriminati non diventano legali con la mera messa in guardia delle vittime».

Il rapporto di 249 pagine Why They Died: Civilian Casualties in Lebanon during the 2006 War è la più approfondita indagine sulle vittime civili in Libano nel corso della guerra. In cinque mesi di ricerca, Human Rights Watch ha indagato su 94 casi di attacchi aerei, di artiglieria e da terra da parte delle Forze di Difesa d’Israele (IDF) per comprendere le circostanze in cui sono morti 510 civili e 51 combattenti, circa la metà delle 1109 vittime libanesi nel corso del conflitto. Dei circa 510 civili libanesi uccisi su cui Human Rights Watch ha indagato, almeno 300 erano donne o bambini. Human Rights Watch ha visitato più di 50 villaggi libanesi e ascoltato 316 vittime e testimoni oculari, oltre a 39 esperti militari, giornalisti, membri dei governi israeliano e libanese e funzionari di Hezbollah.

Human Rights Watch ha scoperto che un semplice movimento di veicoli o persone — come il tentativo di procurarsi cibo o il movimento nei pressi di abitazioni private — poteva essere una ragione sufficiente a determinare un attacco aereo che avrebbe potuto uccidere civili. Gli aerei da guerra israeliani prendevano di mira veicoli in movimento che trasportavano civili che cercavano di fuggire dalle aree di conflitto. Nella maggior parte dei casi documentati nel rapporto non c’è alcuna prova di un’eventuale presenza militare di Hezbollah che avrebbe potuto giustificare l’attacco.

«I combattenti di Hezbollah spesso non combattono indossando divise ufficiali o riconoscibili, il che rende difficile identificarli», ha dichiarato Roth, «ma questo non giustifica la mancata distinzione tra civili e militari da parte delle Forze di Difesa d’Israele (IDF), che nel dubbio sono tenuti a considerare le persone come civili, come richiesto dalle leggi di guerra.

gaza1.jpgL’indagine di Human Rights Watch mostra che la ripetuta mancata distinzione tra civili e militari da parte delle IDF non può essere spiegata come una semplice cattiva condotta della guerra o come una serie di errori. Le prove suggeriscono che i funzionari israeliani erano a conoscenza del fatto che la presupposta assenza di civili nel sud del Libano non corrispondeva alla realtà. I media avevano fornito cospicue prove del fatto che i civili continuavano a permanere nel sud del Libano, e la stessa esperienza delle forze armate israeliane, acquisita nei precedenti conflitti, dimostrava che non tutti i civili hanno la volontà o la possibilità di abbandonare le proprie case secondo la tempistica delle forze militari belligeranti. Di fatto, a dispetto della messa in guardia delle IDF, molti civili erano rimasti nel sud del Libano durante la guerra, benché le IDF non sembrassero aver preso in considerazione questa realtà nel determinare i propri obiettivi. Gli attacchi indiscriminati sono stati il più delle volte il risultato di questa prassi.

L’IDF ha preso di mira persone ed edifici civili in qualche modo riconducibili alle strutture politiche o sociali di Hezbollah, senza curarsi di accertare se i bersagli degli attacchi fossero obiettivi militari validi secondo le vigenti leggi di guerra, riconosciute come diritto umanitario internazionale. Secondo il diritto umanitario internazionale i membri civili di Hezbollah perdono il loro status di protezione solo quando prendono direttamente parte alle ostilità. Le strutture politiche e sociali di Hezbollah possono essere considerati bersagli militari solo se vengono usate per fini militari e se il loro attacco causa un «concreto e diretto» vantaggio.

L’indagine di Human Rights Watch dimostra che durante la guerra le IDF hanno colpito un gran numero di abitazioni private di membri di Hezbollah, come pure una serie di istituzioni di Hezbollah: scuole, uffici per l’assistenza sociale, banche, negozi e sedi politiche. Gli aerei da guerra israeliani hanno attaccato, nella periferia meridionale di Beirut ad alta densità di popolazione, gli uffici delle organizzazioni di assistenza agli indigenti di Hezbollah, i suoi deputati al parlamento, i suoi centri di ricerca, e palazzi residenziali edificati in aree considerate sostenitrici di Hezbollah. Le dichiarazioni di funzionari di Israele fanno senz’altro pensare che le IDF abbiano deliberatamente colpito interi sobborghi perché erano visti come insediamenti favorevoli ad Hezbollah, e non specifici obiettivi militari, come richiesto dalle leggi di guerra.

gaza3.jpg«Trattare ogni componente di Hezbollah come legittimo bersaglio militare da parte di Israele sfida apertamente le norme giuridiche internazionali e costituisce un pericoloso precedente», ha affermato Roth. «Accettare che ogni componente di Hezbollah possa essere identificato come obiettivo militare perché sostiene gli sforzi militari equivarrebbe ad accettare che tutte le istituzioni di Israele che aiutano le IDF possano essere identificabile come obiettivo militare: il risultato finale porterebbe all’inefficacia della protezione dei civili».
L’indagine sul campo di Human Rights Watch confuta l’affermazione dei funzionari israeliani che la maggior parte delle vittime civili libanesi sarebbe dovuta alla consuetudine di Hezbollah di nascondersi tra i civili e usarli come “scudi umani” nel corso dei combattimenti. Hezbollah ha talvolta lanciato razzi da aree popolate, e in esse ha nascosto armi, ed ha dispiegato le sue forze militari tra la popolazione civile, violando il suo obbligo legale di prendere ogni possibile precauzione per risparmiare ai civili i pericoli del conflitto armato. Ma solo in pochi casi documentati da Human Rights Watch queste violazioni di Hezbollah hanno causato la morte di civili. Tuttavia, nonostante questa illegale messa a repentaglio dei civili, Human Rights Watch non ha trovato prove di quella specifica violazione della legalità che la pratica dello shielding, consistente in un deliberato uso dei civili per proteggere i combattenti dagli attacchi. I diversi videoclip e le foto pubblicate dalle IDF e dai loro alleati non forniscono prove in tal senso.

Hezbollah ha anche sparato nelle vicinanze degli avamposti delle Nazioni Unite quasi ogni giorno, e questo ha causato i contrattacchi di Israele. Per poter esercitare l’attività di osservazione, gli avamposti dell’ONU sono in genere collocati in cima a colline, che offrono altresì ad Hezbollah posizioni strategiche per poter sparare contro Israele. Tuttavia, il fatto che i comandi o i combattenti di Hezbollah abbiano scelto queste località per lanciare attacchi in ragione della difficoltà per il contrattacco costituita dalla prossimità di personale dell’ONU costituirebbe shielding. Che tra i combattenti di Hezbollah ci siano state differenti motivazioni non impedisce di giungere a questa conclusione: a questo riguardo è necessario effettuare ulteriori indagini.

Con queste poche eccezioni, Human Rights Watch ha rilevato che Hezbollah ha nascosto i suoi razzi in bunker e nascondigli collocati in luoghi inabitati e vallate; ha ordinato ai propri e funzionari civili di allontanarsi dalla popolazione civile al più presto non appena sono iniziati i combattimenti; e ha sparato i propri razzi da posizioni precostituite al di fuori dei villaggi. Nella grande maggioranza dei raid aerei che hanno causato vittime tra i civili sui quali ha indagato Human Rights Watch, non c’era alcuna presenza militare o attività di Hezbollah che giustificassero l’attacco.
Nelle proprie indagini, i ricercatori di Human Rights Watch hanno condotto accurate interviste con molti testimoni, incrociato le testimonianze di persone che non avevano avuto modo di parlare tra di loro e comprovato spesso queste testimonianze attraverso dettagli che sarebbe arduo presupporre essere preordinati o inventati. I ricercatori hanno anche ispezionato in loco i siti degli attacchi, esaminandoli per cercare prove della presenza di Hezbollah e del tipo di armi usate. Per ogni sito visitato, i ricercatori di Human Rights Watch hanno fotografato il luogo, documentato ogni prova legale rinvenuta, e ripreso le coordinate GPS. Dove possibile, i ricercatori di Human Rights Watch hanno anche visitato i cimiteri dove sono stati sepolte le vittime degli attacchi israeliani, per verificare se le lapidi li identificavano come civili oppure come “martiri” o “combattenti” di Hezbollah o di altri gruppi armati. Dal momento che i familiari sono soliti apprezzare l’etichetta di “martire” o “combattente” per chi muore in battaglia, le lapidi hanno fornito importanti prove su chi era combattente e chi no.

Il rapporto fa le seguenti principali raccomandazioni:gaza2.jpg

– Israele dovrebbe rivedere le proprie politiche militari che in effetti considerano ogni individuo che rimane in un’area dopo l’ordine di evacuazione come combattente, affinché in futuro siano considerati bersagli da attaccare solo quelle persone o strutture che costituiscono un valido obiettivo militare secondo le leggi di guerra. La Commissione Winograd di Israele, in particolare, dovrebbe indagare su questo punto.
– Hezbollah dovrebbe prendere ogni possibile misura per evitare che le forze militari di Hezbollah non mettano senza ragione a rischio i civili o il personale dell’ONU dispiegando armi, aprendo il fuoco o nascondendo armi in aree popolate. Il governo libanese dovrebbe indagare su queste pratiche. (Anche il rapporto di Human Rights Watch sul deliberato e indiscriminato lancio di razzi su aree abitate di Israele da parte di Hezbollah chiede al governo libanese di indagare su queste pratiche).
– Gli Stati Uniti dovrebbero indagare sull’uso, da parte di Israele, sull’uso di supporti militari americani in violazione delle leggi di guerra, e sospendere l’invio di armi che sono state utilizzate illegalmente, come anche il finanziamento o l’aiuto tecnico per questo materiale bellico, finché non sarà certificato dal Dipartimento di Stato degli USA che Israele ha cessato l’uso di queste armi in violazione della legge ed ha mutato la dottrina militare che ha causato queste misure.
– Siria ed Iran non dovrebbero inviare ad Hezbollah alcun materiale che Hezbollah ha utilizzato in violazione delle leggi di guerra, inclusi razzi, finché Hezbollah non si impegnerà a non utilizzare tale materiale in modo illegale, e di fatto cessi di usarlo in questo modo.
– Il Segretario Generale delle Nazioni Unite dovrebbe istituire una commissione internazionale d’inchiesta per indagare sulle segnalazioni di violazioni delle leggi di guerra da tutte le parti in conflitto, compresi possibili crimini di guerra.

Questo rapporto è basato sul rapporto di Human Rights Watch del 2 agosto 2006 frecciabr.gif Fatal Strikes: Israel’s Indiscriminate Attacks Against Civilians in Lebanon. In un frecciabr.gif rapporto pubblicato la scorsa settimana [28 agosto 2007], Human Rights Watch ha denunciato il bombardamento indiscriminato e deliberato su aree abitate da parte di Hezbollah, in violazione delle leggi di guerra. In frecciabr.gif un prossimo rapporto, Human Rights Watch denuncerà l’uso illegale, da parte di Israele, di bombe a grappolo [cluster munitions] in Libano durante il conflitto del 2006.

Appendice 1: febbraio-marzo 2008

Estratto dall’articolo frecciabr.gif Israel: Gaza Ground Offensive Raises Laws of War Concerns pubblicato il 4 gennaio 2009 da Human Rights Watch.

La principale operazione militare condotta dalle forze armate israeliane in Gaza, dal 27 febbraio al 3 marzo 2008, ha causato la morte di 107 palestinesi, più della metà dei quali erano donne e bambini, e il ferimento di più di 200. Due soldati israeliani sono morti.
L’indagine sul campo su queste operazioni militari da parte di Human Rights Watch ha dimostrato gravi violazioni da parte dell’esercito israeliano, tra le quali: l’uccisione di un uomo ferito che veniva curato in ambulanza, l’uccisione a fucilate di due uomini su un carro trainato da un asino, e l’uccisione e il ferimento a fucilate di due uomini già catturati dalle IDF. In due casi, i carri armati hanno aperto il fuoco su civili disarmati. Tutti questi incidenti sono avvenuti in un’area controllata dall’esercito israeliano. I medici palestinesi e i conducenti delle ambulanze hanno subito limitazioni nell’esercizio del soccorso ai feriti e ai morti — civili e combattenti — e sono finiti sotto il tiro di armi da fuoco che ha ucciso un medico.
Le Forze di Difesa d’Israele hanno dichiarato a Human Rights Watch di non aver aperto alcuna indagine su possibili morti illegali nelle operazioni in Gaza cominciate nel marzo 2008 denominate Warm Winter, anche se avevano indagato su tre asseriti casi di furto ad opera di soldati israeliani.
«Non punire soldati responsabili di gravi abusi manda a quelli che stanno combattendo a Gaza il terribile messaggio che ogni futuro abuso sarà ignorato», ha dichiarato Joe Stork [responsabile del settore Medio-Oriente e Nord Africa di Human Rights Watch].

Appendice 2: gennaio 2009

Estratto dall’articolo: frecciabr.gif Gaza conflict: Who is a civilian? di Heather Sharp, pubblicato sul sito BBC News il 5 gennaio 2009.

interiormin_gaza.jpgI bambini insanguinati sono chiaramente civili; gli uomini uccisi mentre lanciavano razzi senza dubbio non lo sono. Ma che dire dei circa 40 giovani poliziotti di Hamas schierati in parata che sono morti durante la prima ondata di bombardamenti israeliani su Gaza?
E le armi nascoste sono chiaramente un sito militare — ma che dire del Ministero degli Interni, colpito [a sinistra] in un attacco che ha ucciso due lavoratori ospedalieri; o dell’ufficio del cambiavalute, distrutto la scorsa settimana in un attacco che ha ferito un giovane che abitava al piano di sopra?
Il portavoce delle Forze di Difesa d’Israele, Benjamin Rutland, ha dichiarato alla BBC: «la nostra definizione è che chiunque è coinvolto con attività terroristiche all’interno di Hamas è un obiettivo valido. Questa distinzione va oltre le istituzioni strettamente militari e include le istituzioni politiche che forniscono il retroterra logistico e le risorse umane ai terroristi armati».
Philippe Sands, docente di Diritto Internazionale all’University College di Londra, ha dichiarato che non conosce alcuna democrazia occidentale che abbia una così ampia definizione: «una volta estesa la definizione di combattente nel modo che le Forze di Difesa d’Israele sembrano aver fatto proprio, cominciate ad associarvi individui che sono solo indirettamente o marginalmente coinvolti… diventa una definizione aperta a qualsiasi interpretazione, che non stabilisce i reali obiettivi e scopi delle regole che si intendono applicare».