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di Wu Ming 1

Era ora che Serge Quadruppani, uno dei più vivaci e spiazzanti autori del polar (il “crime novel” francese), fuggisse dal sovraffollato ghetto delle collane da edicola e approdasse alle librerie, dove le tirature sono minori ma i libri rimangono reperibili più a lungo. I precedenti romanzi uscirono nel Giallo Mondadori, collocazione che garantisce non più di due settimane di esposizione e poi via, indietro tutta, al macero o negli arretrati da richiedere per posta. A noi capitò di segnalare titoli come La breve estate dei Colchici (Giallo Mondadori n. 2822, 8/5/2003) e La notte di Babbo Natale (Giallo Mondadori n.2863, 2/12/2004) quando ormai era troppo tardi e il lettore poteva solo cercarli per bancarelle. E’ merito dell’editore Marsilio se quel ciclo si è interrotto e oggi possiamo recensire senza frustrazioni In fondo agli occhi del gatto (Le Farfalle Marsilio, traduzione di Maruzza Loria, € 13).
Le opere di Quadruppani sono narrazioni filosofiche forsennate, meditazioni sul male e la sua “necessità”, vagabondaggi esilarati tra le macerie delle lotte di classe novecentesche. Qui seguiamo, minuto per minuto, la fuga di Michel, cinquantenne disoccupato che la polizia sospetta dell’omicidio del suo miglior amico. Vengono alla mente alcuni classici (cinematografici prima ancora che letterari), da Le Samourai di Jean-Pierre Melville (ma qui il tono è molto più scanzonato) a Fuori orario di Scorsese, passando per Tutto in una notte di John Landis e un altro film che menzionerò tra poco.

L’io narrante del braccato si alterna a quello di Emile, ex-sicario di imprecisati servizi d’intelligence, da tempo ritiratosi in una tenuta di campagna che è un capolavoro di domotica applicata alla sorveglianza, vero fortino tecnologico camuffato da locus amoenus. Sullo sfondo, un caso che turba l’opinione pubblica da diversi anni: la scomparsa di alcune donne a Nevers, in Borgogna.

In fondo agli occhi… è un raro (forse unico) esempio di conspiracy fiction non paranoica, che narra di complotti – perché “i complotti esistono” — ma intanto prende le distanze dai “complottisti”, evitando di glamourizzare il complotto, mostrandocene la banalità filosofica e concludendo che, ben oltre massonerie e società occulte, il vero complotto sta al fondo, è strutturale e “funziona in automatico”, risiede nella logica dei rapporti sociali.

Non sarebbe corretto svelare di più, ma possiamo anticipare che l’autore, per il tramite del fuggitivo Michel, ci trasmette questa morale surrettiziamente, con le frasi in apparenza più casuali, le osservazioni fatte en passant: anche mentre si sposta trafelato, con l’ultimo pelo della coda dell’occhio Michel continua a vedere e leggere il conflitto; ogni passo, ogni edificio, ogni episodio gli rammenta fatti di cronaca legati allo sfruttamento, alla disuguaglianza, alla ristrutturazione della metropoli, alle lotte sociali. E pare non possa proprio farne a meno: persino quando ha tutte le sinapsi occupate nello sforzo di fuggire/capire, cattura comunque qualcosa, un flash, un dettaglio: “passai vicino all’Hôtel-de-Dieu dove uno striscione reclamava qualcosa sulla sanità, non ho visto bene” (pag.157). Due pagine dopo, il modo in cui semina i propri pedinatori gli porta alla mente la vicenda di Cesare Battisti.

Ecco cosa distingue questo cinquantenne d’Oltralpe da certi suoi coetanei soixante-huitards delle nostre parti, quelli che nelle pagine di certa estenuata narrativa si crogiolano in non meglio precisate “crisi”, o nella vita reale s’imbozzolano nella gestione tecnocratica di questo o quel potere: nello sguardo di Michel la società non è scomparsa.

Quadruppani, il cui stile molto visivo è reso alla perfezione da Maruzza Loria, procede per “libere associazioni” che, del tutto inattese, “accendono” il cervello di chi legge (es. la similitudine tra le oche torturate per produrre il patè di fegato e i detenuti dell’IRA in sciopero della fame nutriti a forza dai secondini). Immagine dopo immagine, i due fili narrativi cominciano a intrecciarsi, finché non si arriva all’epilogo, dove si verifica un bruschissimo passaggio al narratore esterno, quello dei romanzi illuministi, mentre cadiamo verso un finale che rovescia le aspettative.
The End.
…ma un momento, c’è ancora qualcosa: in articulo mortis del romanzo (in “zona Cesarini”, per capirci) si apre un piccolo pop-up, “una frase, un rigo appena…”, e ci ritroviamo nel film I tre giorni del Condor, l’ultimo fotogramma, Robert Redford che si guarda alle spalle, urtato dal dubbio più violento della sua vita.

Da tempo Quadruppani — traduttore di Camilleri, Carlotto, De Cataldo, Evangelisti, Fois, Verasani e molti altri — s’impegna per diffondere in Francia la letteratura italiana; è tempo che quest’ultima s’impegni a far conoscere Quadruppani di qua dalle Alpi. Perché lo merita.

[Apparso su “L’Unità” del 20/09/2007]

CALENDARIO PRESENTAZIONI

3 ottobre, h. 21 – PIACENZA – Libreria Fahrenheit 451 via legnano 16. Presenta Alessandro Dosi

4 ottobre, h. 21:30 – BOLOGNA – Libreria Modo Infoshop, via Mascarella 24/b. Presenta Wu Ming 1. Sarà presente Valerio Evangelisti.

5 ottobre, h. 21 – RAVENNA – Festival “Giallo luna nero notte”, Casa Meandri

7 ottobre, h. 15 – MONTICELLO BRIANZA (LC), festival del giallo “La passione per il delitto”

LINK

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Il sito ufficiale di Serge Quadruppani

A cena con Serge Quadruppani – di Tommaso De Lorenzis

Quadruppani sulla rivolta nelle banlieues francesi, 2006

Considerazioni agitate di un sessantottino non pentito


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