di Ernesto Screpanti

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[La casa editrice Odradek riserva sempre liete sorprese. Una di queste è il libriccino di Ernesto Screpanti, economista e matematico all’università di Siena, pubblicato alla fine dell’anno scorso: “Un mondo peggiore è possibile” (pp. 128, € 12,00). Un tuffo nell’intelligenza e nell’ironia. Da esso traiamo un breve saggio scritto nel maggio 2000, subito dopo la vittoria elettorale di Berlusconi. E’ facile desumerne le ragioni scientifiche del prevedibile crollo del nascente Partito Democratico, e i rischi insiti in un sistema di voto bipolare che ormai la maggioranza degli italiani rifiuta, visti gli esiti.] (V.E.)

Alla base della passione dei liberali moderni per il sistema maggioritario c’è un teorema politico noto come teorema dell’elettore mediano.

È una cosa più banale e più subdola di quanto lasci pensare la sua eleganza formale. Ecco, in soldoni, di che si tratta. Si ponga che le opinioni degli elettori siano schierate lungo una vasta gamma di posizioni politiche, dall’estrema destra all’estrema sinistra. E si ponga che l’elettore mediano, cioè quello che si trova perfettamente al centro degli schieramenti, coincida con l’elettore modale, cioè quello che ha opinioni condivise dal più gran numero di persone. In altri termini, si assume che la massa moderata sia preponderante. La situazione è illustrata in figura 1, dove M è l’opinione di centro.
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Alla sua destra, lungo l’asse delle opinioni, ci sono le posizioni di destra e alla sua sinistra quelle di sinistra. Lungo l’asse verticale c’è il numero elettori che condividono ogni opinione. Come si vede, la curva di distribuzione degli elettori ha una gobba in corrispondenza di M. Ciò vuoi dire appunto che l’opinione di centro riscuote il maggior numero di consensi. In queste condizioni, dice il teorema, un sistema politico bipolare garantisce il massimo di stabilità.
Perché? Ovviamente perché i due partiti, nello sforzo di accaparrarsi il voto dell’elettore mediano, che è quello che garantisce il 50% + 1 dei consensi, si sposteranno al centro. Faranno programmi molto simili e di impostazione moderata. Ignoreranno l’astensionismo dei loro elettori estremisti, in quanto, ad esempio, un partito di sinistra che si sposta al centro acquisterà più voti dagli elettori moderati di quanti ne perderà da quelli estremisti. Questa è una conseguenza dell’ipotesi che la curva della distribuzione degli elettori ha una gobba in prossimità dell’elettore mediano (1).
Dunque il sistema bipolare garantisce una forte stabilità politica per due ragioni. Primo, perché i due poli avranno tendenzialmente gli stessi programmi. Secondo, perché la loro convergenza al centro indurrà all’astensione gli elettori estremisti. Ma c’è di più: garantisce anche una solida democrazia, nel senso del ricambio delle élites. Infatti basta un nonnulla, come uno spot pubblicitario o un lifting facciale, per decretare lo spostamento del consenso dell’elettore mediano da una parte all’altra. C’è dunque il massimo di stabilità politi-ca con il massimo di alternanza e il massimo di eutana-sia degli estremisti. Cosa si vuole di più?
Così sembra ragionare il leader Massimo. Però qualcosa non ha funzionato, visto che ripetutamente le sinistre – che si erano spostate al centro più delle destre – hanno perso le elezioni. Cos’è che non ha funzionato? Non chiedetelo a lui. Vi darà una risposta che forse è sbagliata. Vi dirà: Non ci siamo spostati abbastanza al centro. Dunque: italiani, “ancora uno sforzo, se volete essere repubblicani!”
Perché questa risposta potrebbe essere sbagliata? Perché esiste un altro teorema, che forse i professori si sono scordati di spiegargli: il teorema dell’elettore modale. Si ponga che ci sia una forte divaricazione tra gli elettori, con un grande addensamento a destra e uno a sinistra, e una debole massa moderata. La situazione è illustrata in figura 2, dove si vede che ora ci sono due elettori modali, uno che ha opinioni di destra, Md, e uno che ne ha di sinistra, Ms, mentre attorno all’elettore mediano, si addensa una massa piuttosto scarsa.
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In questo caso è evidente che il partito che si sposta al centro perde. Così ha fatto il leader Massimo, rincorrendo gli elettori moderati, demoralizzando e dividendo la sinistra, rinunciando alla carica solidarista che ha sempre rappresentato il patrimonio culturale migliore dell’opinione pubblica democratica e socialista. Invece il partito che cerca gli elettori estremisti vince. Così ha fatto Berlusconi, alleandosi con Fini e Bossi, titillando i più bassi umori dalla massa razzista e fascistoide, rispolverando slogan da guerra fredda.
C’è motivo di ritenere che la società italiana stia andando verso una divaricazione dell’opinione pubblica. Fenomeni come l’immigrazione, il ristagno economico, la disoccupazione, la precarietà, la povertà, le guerre, le missioni di pace e le difese integrate preventive creano le condizioni per un’acutizzazione dei contrasti sociali e politici e una polarizzazione dell’opinione pubblica. Si sta formando una massa di destra che riporta in auge i valori della “libertà” e della competizione, così come quelli della patria, del presepe, e del Dio Po, insomma il meglio delle nostre tradizioni nazional-popolari. Ma se ne sta formando anche una di sinistra che punta sulla libertà, il volontariato, la multiculturalità, il cambiamento e l’uguaglianza. Queste sono le condizioni di validità del teorema dell’elettore modale. Berlusconi l’ha capito. Vuoi vedere che il cavaliere è meno ignorante di quanto sembra? Senz’altro ha studiato bene la Teoria economica della democrazia di Anthony Downs (1988). O almeno lo hanno fatto i suoi consigliori.

(1) In realtà il teorema vale anche se la distribuzione delle opinio-ni non è normale. Basta che sia unimodale.