di Alberto Prunetti

[Approfitto di questo secondo post sulla scomparsa di J.J.L. per rettificare una inesattezza del primo post: Miguel Etchecolatz era un semplice commissario di polizia, il capo della bonaerense era il signor Ramón Camps. Il primo articolo di Carmilla su questo nuovo desaparecido si trova qui] A. P.

jorgeluislpez3.jpgJorge Julio López ha settantasette anni, la carnagione chiara, i capelli bianchi e corti e gli occhi azzurri. È alto un metro e settanta, la sua struttura fisica è ancora robusta. Sul suo addome ci sono le tracce di alcune cicatrici: le stigmate della tortura. Questo muratore argentino, con un passato di militanza nel peronismo rivoluzionario, ha una storia di tragici paradossi alle spalle. È desaparecido per la seconda volta. Ha costruito con le proprie mani uno dei luoghi della propria detenzione. È forse il più recente desaparecido argentino, scomparso nel giorno in cui doveva incastrare uno dei suoi torturatori.
López è stato sequestrato la prima volta il 26 ottobre 1976 e la sua detenzione è durata fino al 25 giugno 1979.

Nel circuito detentivo illegale ha soggiornato nel centro clandestino “Pozo de Arana” e nell’unità penale n° 9 di Olmos. Per una tragica coincidenza, López aveva partecipato agli inizi degli anni sessanta alla costruzione dell’edificio che sotto la dittatura è stato trasformato nel carcere clandestino in cui lui stesso è stato imprigionato. Questo gli ha permesso in seguito di descrivere in maniera minuziosa la struttura del carcere.
La testimonianza di López è stata fondamentale per il rinvio a giudizio di alcuni repressori, tra cui il commissario di polizia Miguel Etchecolatz. In particolare è stato un testimone fondamentale in merito alla morte di Alicia Dell’Orto e Ambrosio De Marco, scomparsi il 5 novembre 1976 e visti l’ultima volta dallo stesso Lopez nel Pozo de Arana: “…entrambi sono stati ammazzati con una pallottola in testa. L’ho visto attraverso lo spioncino della porta cella, li ho visti cadere a terra”. Ha anche dichiarato che nello stesso giorno le forze del terrorismo di stato hanno ucciso il detenuto paraguaiano Norberto Rodas e altri di cui non si ricorda i nomi.
López ha dichiarato ai giudici del processo Etchecolatz che i suoi sequestratori lo hanno condotto di fronte alla coppia De Marco, perché li riconoscesse. “Erano legati a un palo e portavano un cappuccio. La ragazza era stata violentata. Lui era stato bastonato e aveva la testa sporca di sangue”. López ha dichiarato anche di aver parlato con Alicia Dell’Orto prima della sua morte, e questa gli domandò, nel caso fosse stato liberato, “di dire a suo padre…di prendersi cura della piccola”, la figlia della coppia, che aveva 25 giorni al momento del loro sequestro.
Domenica 17 settembre 2006 López si è messo d’accordo con suo figlio perché l’accompagnasse il giorno successivo al palazzo municipale, dove doveva testimoniare contro Miguel Etchecolatz, accusato di averlo arrestato e torturato. Quando il figlio è andato a prenderlo a casa, non l’ha trovato. Jorge Julio López era scomparso, per la seconda volta.