di Sbancor

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Vedo Romano Prodi biascicare, confondere labiali e velate, nel bofonchio tipico del parroco campestre. E come gli antichi prelati della bassa, al tempo di agrari e fassisti, tentare di convincere il volgo minuto, gli interessi dei padroni essere la loro felicità. Mazzate comprese. Potere dell’omelia che nella retorica tutto annacqua e sbiadisce. Gorgogliare indistinto di chi i concetti e i numeri è aduso a ruminare più che a chiarire.
Resto affascinato. Dopo il “Rap” su Telecom non mi aspettavo che tale insania potesse per magia replicarsi in “Finanziaria”.
Finché la mia attenzione, assai venale, non è distratta dalla meditazione trascendentale sulle aliquote fiscali. Ebbene, confesso di far parte di quel 1,59% di italici abbienti che hanno redditi da lavoro, ahimé dipendente, e quindi soggetti a crudele tassazione ab origine, superiori a euro 70.000 lordi.

E però il conto non mi torna: dovremmo essere di più. Molti di più. Almeno a giudicare dalle auto posteggiate sotto casa mia e tutte invariabilmente più nuove e più belle della mia Ford Escort del 1998. Compresa quella del portiere del palazzo di fronte, dio lo maledica, che si aggira con un SUV stile carro armato israeliano e ogni volta mi frega il parcheggio.
L’appartenenza a tale nobile consesso stimo costarmi nei prossimi anni intorno a circa 2.000 euro l’anno. Cifra sottratta ai miei più innominabili piaceri, quali ad esempio 200 sigari cubani, di marca Partagas o Montecristo di medio formato. Colpito negli affetti più cari, sobbalzo, incurante degli assai più grandi problemi dell’economia nazionale. Incomincio a imprecare, alto vociante, contro un mio carissimo amico, d’indubbia competenza marxista, che nelle ultime elezioni mi convinse a votare. Solo la mia naturale predisposizione all’astensionismo anarchico e l’orrore delle file mi evitò, all’ultimo momento, il gesto inconsulto di votare a sinistra! Gli avevo pur detto che il fatto che Prodi portasse sfiga è certezza matematica: scienza e non fantasia!
Mai superstizione fu più fondata e materialistico-dialettica previsione talmente smentita!
Ancora vacillante dal colpo subito, cerco, sfogliando gazzette, chi trarrà beneficio dei miei duececento, dico duecento, sigari cubani.
Fossero poveri, barboni, che so io, migranti, o vedove prolifiche di molta e proletaria prole, me ne farei comunque una ragione. Qualcosa bisogna pur pagare per dirsi di sinistra. Fossero spese sanitarie o pensioni a operai incanutiti dagli eccessi di lavoro, che fra tutti i vizi sono i peggiori, o elargizioni a simpatiche vecchine, costrette a computar, fra bietole e uova sode, il magro reddito, felicemente mi separerei dai “puros”, in quel nobile slancio d’animo che ogni tanto mi consente di guardarmi allo specchio compiaciuto della mia operosa esistenza.
Resto però deluso. Nella finanziaria non vi è traccia non dico di reddito di cittadinanza, ma neanche di un qualche sussidio ai vizi e alle virtù dei malconci proletari, stressati dall’euro, anch’esso fatto per il nostro bene, s’intende. Uniche sussidiate sono le “famiglie” costituite per legge ai sensi di Santa Romana Chiesa o benedette dal sindaco, presumibilmente diessino, purché fertili di progenie, come si conviene a un popolo benedetto di fattrici e fattori. Ché questa è epoca per offrir figli alla patria in plaghe lontane e vicine.
Sospetto, inoltre, che molti evasori si nascondano nelle classi di reddito “basse” e che perciò siano, per legge, agevolati. Oltre il danno la beffa! Scopro poi, grazie al giornale della Confindustria, che gli unici a rimetterci saranno i lavoratori precari. Bell’affare!
Occhieggio innervosito a un documento governativo stilato dal cooperante Bersani, in cui si promettono soldi alle imprese che si mettono in rete (chissà cosa vuol dire in un paese privo di banda larga, mah!) e fanno innovazioni, nell’ambito di Progetti decisi dal CIPE – Comitato Interministeriale per la Politica Economica, sentiti tre ministeri, le Regioni, e suppongo anche il portiere di casa mia!
Innovazione tecnologica per Decreto Governativo Interministeriale, idea che neppure la senescenza di Breznev fu mai in grado di concepire. Il documento d’accompagno si chiama, chissà poi perché, Industria 2015. Un piano quinquennale in ritardo di sette anni!
Ma non sarebbe stato più equo e più semplice, che so, introdurre una detrazione fiscale per le fasce deboli pari al 30% dell’affitto versato ai venali affittuari? Si sarebbe così stanato un buon numero di affittacamere evasori, di proprietari immobiliari, insomma di redditieri che operano in “nero” e di cui, nerissime, sono anche le idee politiche!
E però l’Italico paese si bea di queste beghe. Fra un Governo che dice di difendere i poveri e una opposizione pronta a stracciarsi le vesti in difesa dei ricchi, la pantomima è assicurata. E tutto si risolve in discussione tra Fernandel e Gino Cervi. Confermando questo essere un paese di pessima letteratura, oltre che di ancor peggiore politica.