LOST HIGHWAY

di Danilo Arona

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Ricevo questa mail in data 11 settembre 2005. Me l’invia Paolo Toselli, responsabile del Centro per la raccolta delle Voci e delle Leggende Contemporanee.

Caro Danilo,
con gli amici del CeRaVoLC, sezione Nord-Est, ho fatto svolgere dietro tua richiesta una piccola indagine sulla leggenda dell’autostrada Bologna-Padova da quelle parti conosciuta come “Melissa”. Abbiamo raccolto questo plot (classico, ne converrai) che t’invio per farne gli usi che vorrai.

E’ un sabato sera di dicembre del 2003 quando Michele P. esce con i suoi amici soprattutto per assolvere alla funzione di autista dal momento che è l’unico della compagnia a possedere automobile e patente. La sua iniziale “febbre del sabato sera” sarà piuttosto impegnativa in quanto dovrà fare la spola due volte, andata e ritorno, per la discoteca Delirio di Montegrotto Terme. La combriccola è numerosa, tutti ragazzi di paese, ma la macchina a disposizione è una sola: la sua. All’inizio del primo viaggio di ritorno per il quale è previsto un breve tratto di autostrada, subito dopo avere scaricato i primi quattro amici davanti all’ingresso della discoteca, Michele scorge a poche decine di metri dal posteggio una ragazza bionda, jeans e giubbotto rosso, che fa l’autostop. Si ferma, tira giù il finestrino dalla parte del passeggero e le chiede dov’è diretta. La risposta che gli arriva dalla tipa — carina, pallida, forse dell’Est — suona come un roco sussurro, ma Michele intende con una certa sorpresa che la destinazione è proprio Masera, ovvero il suo paese. Incuriosito perché non l’ha mai vista in giro nella zona che più conosce al mondo, la carica.
Per quanto il tragitto sarà breve, avrà modo e tempo di approfondire, ma la bionda si dimostra chiusa in un impermeabile mutismo. Risponde solo quando le viene chiesto il nome, dicendo: “Mi chiamano Melissa” (mi chiamano? Ma che significa?), e per il resto o annuisce o nega esclusivamente con movimenti del capo. E’ solo all’ingresso in autostrada che la passeggera pare rianimarsi, dimostrandosi innervosita senza ragione. Pochi minuti ed ecco l’inesplicabile. La ragazza, in prossimità di uno svincolo, urla d’improvviso: “Attento! Attento! Stai per uccidermi!”. Michele si spaventa, scarta di lato e si blocca in corsia d’emergenza. Si volge alla sua destra per chiedere spiegazioni a “Melissa”, ma non vede più nessuno. Il cuore gli salta all’altezza della bocca: il suo primo pensiero è che la ragazza sia caduta fuori dall’abitacolo, rotolando rovinosamente al centro dell’autostrada. Guarda indietro, ma non vede nulla e c’è abbastanza traffico. Allora decide di chiamare la polizia stradale con il cellulare. Una macchina sta circolando nei paraggi e raggiunge il ragazzo in una ventina di minuti.
Avvertiti gli altri amici dell’intoppo che provocherà purtroppo un certo ritardo nei loro spostamenti, Michele segue gli agenti al comando poco dopo l’uscita di Padova Sud per la denuncia. Il sovrintendente che raccoglie la deposizione scuote la testa in un modo strano e guarda il suo collega all’altra scrivania, commentando: “Eccone un altro. Non è possibile che tutti abbiano la stessa esperienza”, e il secondo poliziotto risponde: “La descrizione però è sempre la stessa. Bionda, jeans e giubbetto rosso”. Quando lascia il comando tre quarti d’ora dopo il suo arrivo, Michele si sente sconvolto. Ha caricato un fantasma e un poliziotto della Stradale lo ha confermato!
Il caso di Michele non è isolato. Tralasciando su tanti altri eventi analoghi verificatisi a macchia di leopardo su tutto il territorio italiano (ci sono almeno trecento testimonianze raccolte da giornali e ricercatori), il fantasma dell’autostrada Bologna-Padova, conosciuto in gergo come “Melissa”, è già stato “denunciato” alla polizia stradale di Padova almeno una trentina di volte, un numero che verosimilmente non rispecchia forse l’effettiva quantità degli “incontri”. Il luogo predestinato alla “scomparsa” di Melissa dalla scena è sempre lo stesso, lo svincolo di San Pelagio presso il quale davvero una ragazza bionda, priva di documenti e per questo rimasta sempre sconosciuta, fu investita e uccisa la mattina del 29 dicembre 1999. La maggior parte dei casi in questione riguarda testimoni solitari e per questo lo scetticismo è d’obbligo. Ma esistono anche testimonianze di più persone contemporaneamente, come nel caso di quattro ragazzi che tornavano da un’altra discoteca la notte tra il 20 e il 21 maggio 2002 e all’ingresso in autostrada, una ventina di chilometri prima di San Pellegrino, caricarono la solita ragazza che chiedeva un passaggio.
Si trattava tra l’altro di una macchina con due porte soltanto e per questo fu necessario che qualcuno scendesse e ribaltasse un sedile per farle prendere posto dietro. Poi, poco più tardi, in prossimità dello svincolo, le urla improvvise e raggelanti e la stupefacente sparizione. Ma, in questo caso, la ragazza si trovava gomito a gomito con il più vicino testimone che praticamente la “toccava” sino a un istante prima del suo dissolvimento e che ebbe e rilasciare la seguente dichiarazione: “E’ sempre stata solida, su questo non ho dubbi, poi di colpo, quando ha preso a urlare, ho sentito dell’acqua colarmi addosso, come se fossi entrato in diretto contatto con una massa di nebbia umida e pesantissima. Quando è sparita, mi sono ritrovato zuppo d’acqua, letteralmente marcio, e avrò gli incubi finché campo.”
C’è infine da sottolineare che incontri ravvicinati del genere hanno luogo in tutto il mondo, e tutti più o meno con le stesse modalità. Questo è uno degli ultimi raccolti e proviene dall’altra faccia della Terra. La storia però è sempre quella e laggiù conosciuta come “il fantasma della Highway 104”:

Ghost Girl of Hwy. 104
“One late night in the summer of 2002, my husband and I were leaving from our friends’ house in Ararat, Virginia,” writes Betty H. “It was about 12 at night and it was raining and foggy. We were coming down Hwy. 104 toward the North Carolina-Virginia line, and I spotted a girl walking on the side of the road. I passed her by… but my conscience got to me. So I turned around. She was pale and tired looking with dark hair and thin. I calmly asked her, ‘Do you need a ride?’ And she replied, ‘Yes, to Mt. Airy.’ I said, ‘Ok. Let me turn my truck back around and I will be right back.’ She just nodded her head. My husband, who I thought was asleep, had roused about the time was I turning the truck around in the closest driveway. I started back in her direction and stopped right where I left her. She was GONE!”

Come vedi (ma lo sai da tempo…) siamo di fronte a eventi paranormali che si verificano ovunque nel mondo. Il sociologo li bolla come “leggenda metropolitana”, il ricercatore ha qualche dubbio in più, lo scrittore potrebbe servirsene per far morire di paura il suo pubblico.
Sempre a tua disposizione
Paolo Toselli
Bassavilla, 11 settembre 2005