di Beniamino Placido
[da “la Repubblica”, 17.1.1999]

madsen1.jpgVi piacciono le eresie? Si’, che ci piacciono i movimenti ereticali; medievali, moderni o postmoderni che siano. Sono cosi’ ingegnosamente articolati (che fatica reimparare ogni volta a distinguere tra arianesimo, neoistorianesimo, monofisismo). Sono (o ci sembrano) sempre cosi’ rigorosi e radicali, gli eresiarchi: si chiamino Catari o Albigesi (che sono poi parenti stretti).
Vogliono sempre riportare la Chiesa alle sue origini, povere e modeste. Che bravi. Sono sempre fra di noi e ben rappresentati. Specie gli gnostici: si pensi a Guido Ceronetti, per esempio. Che qualche anno fa parlo’ anche di un Leopardi gnostico. E mica aveva tutti i torti. Dicevano (dicono) infatti gli gnostici: ma davvero vogliamo continuare a pensare che questo mondo sia stato creato da un Dio? Ma non vedete quanto fa schifo? E’ stato inventato invece da un Diavolo cattivo, che del vero Dio e’ un nemico giurato.

Ho per le mani adesso, e sto leggendo con gran piacere, un avvincente romanzo inglkese che si intitola Memorie di un nano gnostico (Memoirs of a gnostic dwarf). E’ ambientato nella Roma (e nella Chiesa) del Cinquecento. L’ha scritto un certo David Madsen, che pero’ – avverte l’editore – e’ uno pseudonimo. Ho l’idea che dietro si celi un teologo coltissimo. Tanta e’ la dottrina e la passione narrativa che ci ha messo dentro.
Mette in scena un nano deforme (piu’ deforme ancora del nostro Giacomino da Recanati) che di continuo si chiede: come puo’ Dio, se e’ tanto buono quanto potente, aver messo al mondo un tale mostro di natura, irrimediabilmente infelice, quale sono io? Qui gatta ci cova. Mi sa che hanno ragione gli gnostici: E gnostico ti diventa, tra mille avventure, patetiche e scollacciate assieme.

MEMORIE DI UN NANO GNOSTICO: LA SCHEDA EDITORIALE
di David Madsen, Meridiano zero, Euro 14,00 – trad. L. Borgotallo e F. Patarino

Roma, 1496. In un palazzo di una famiglia dell’aristocrazia romana, si svolge uno strano rito di iniziazione gnostico. Pochi giorni dopo, l’inquisitore domenicano fra Tomaso della Croce penetra nella villa e fa arrestare la bella Laura de’ Collini. Ma non riesce a mettere le mani sul Maestro della confraternita.
Firenze, 1503. Nella città ancora scossa dall’esperienza di Savonarola e dall’esilio dei Medici, fa tappa la carovana di mastro Antonio: un triste baraccone itinerante di “scherzi di natura”, deformi esseri umani tra i quali si nascondono criminali, eretici e ogni sorta di sopravvissuti. Tra di loro il nano Peppe, la cui sofferenza fisica è mitigata dalla dotta conoscenza della verità. Peppe sa che il suo corpo storpio e sofferente non è che una produzione del funesto artefice Jaldabaôth, responsabile della creazione del mondo della materia in cui è imprigionata la scintilla divina. E una sera la misteriosa Barbara entra nella sua tenda, per riscattarlo al suo destino.
Qual è il filo nascosto che lega questi eventi?
Quando Giuseppe Amadonelli, al secolo Peppe il nano gnostico, si mette a scrivere le sue memorie, è ormai un habitué della corte pontificia. Passato indenne attraverso i cenacoli segreti dei palazzi rinascimentali e i ferri roventi degli inquisitori, è diventato il segretario e il confidente di papa Leone X: un papa grasso, fiacco e dedito ai piaceri carnali, ossessionato dal quel “monaco folle” di Lutero che va divulgando le sue tesi in una Germania ormai in ebollizione. E mentre con pungente irriverenza, racconta la dissolutezza e la corruzione del teatrino vaticano — in cui sfilano in gran pompa personaggi del calibro di Leonardo e del bellissimo Raffaello, di Francesco I e di Carlo V — Peppe tesse il filo del suo racconto: la storia di una complessa partita giocata sullo scacchiere dell’Italia, di una vendetta, del duello fra due grandi avversari, il Maestro e l’Inquisitore.
David Madsen, teologo e profondo conoscitore del Rinascimento, mescola sapientemente fiction e fatti storici, dando vita a un romanzo magico che illumina i sotterranei intrighi di un’epoca cruciale per l’Europa.