di Riccardo Valla

ClovisTrouille3.jpg
Riassunto. Parigi, estate 2005. Il nuovo conservatore del Louvre viene ucciso dal monaco Valjean. L’ispettore Fouché ne informa Robert Londong, professore americano esperto di religioni.

Capitolo secondo

«Come cittadino americano, voglio parlare con il mio avvocato» disse infine Londong, dopo parecchi minuti di ostinato silenzio.
L’auto era ferma al semaforo, prima di svoltare per il Louvre. Fouché si girò verso il suo passeggero e rise. «Perché? Crede che la ritenga colpevole?»
«Certo, il mio alibi…»
«No, sappiamo benissimo chi è l’assassino. Sommeillère ha fatto in tempo a scattargli una foto con il telefonino. Come dicono al suo paese, l’abbiamo preso con la pistola fumante. Si tratta di una mia vecchia conoscenza, un certo Valjean.»

«Jean Valjean?» chiese Londong, perplesso.
«No, ha sbagliato romanzo, non siamo nei “Miserabili”. André Val-Jean. Vent’anni fa stavo per arrestarlo per furto di arredi sacri, ma il canonico lo ha scagionato e poi lo ha preso con sé. Un certo Tonnorosa, adesso è vescovo. Ignoriamo però il movente, e pensavamo che lei potesse aiutarci.»
«Sarà qualche nuovo segreto del Priorato di Sion» ironizzò l’americano. «Al Louvre c’è il covo!»
«No, dopo quel maledetto libro, tutti volevano sapere. Lettori, deputati, sottosegretari… perfino la moglie del ministro degli Interni. Noi della Scientifica siamo stati costretti a cercare sotto le famose piramidi e adesso non ci sono più segreti.»
«Avete trovato le casse degli apocrifi? Non ho letto niente sulle ri…»
«No, c’era solo un barile vuoto, con tracce di vino e di frutta» spiegò Fouché.
«Allora, dunque…» rifletté Londong «…il sangreal era il vino della messa… che simbolicamente…».
«Dica un altro “simbolicamente” e l’arresto!» lo minacciò l’ispettore. «Comunque, niente messa. Quel libro non diceva che era un culto della Dea? Giri il tutto al femminile, e dal sangreal ha… la sangria
«Cos’è, uno scherzo?» chiese Londong, indignato.
«Certo. E ci sono cascati tutti. Prima i tre inglesi e poi l’americano. Ma tra tutti i libri che sono usciti, il nostro bollettino con la vera storia del Priorato non l’ha letto nessuno. Sa cosa abbiamo scoperto?»
«Quello che sanno tutti. che tra il Priorato e i Templari non c’è nessun collegamento e che con le società segrete si potrebbe spiegare qualsiasi cosa, compresa la fine dell’universo.»
«Certo, e che il Priorato di Sion inizia poco dopo il 1900. All’origine non era una setta religiosa, ma un’associazione di goliardi, come il Califfato di Al-Malik, il Sultanato di Allah-Ben-Dur e l’Abbazia dei Frati Gaudenti. Era stato il povero Saunière a inventarsi tutto, con la sua mania per i puzzle e le imitazioni, fin da quando era ancora studente. Siamo arrivati.»
«Ma siamo ancora lontano dalla piazza» osservò Londong.
«Be’, l’ingresso principale lo ha già descritto Brown, noi passiamo da quello laterale, facciamo più in fretta…»
*
Pochi minuti più tardi, i due uomini erano nell’ufficio di Sommeillère.
«…e nel barile» terminava l’ispettore «c’era un foglio in latino maccheronico. In alto l’intestazione del Priorato, e sotto: “Noi siderei fuori corso, magnifici anziani, famelici fagioli e matricole minus quam merdam dichiariamo di avere bevuto il sangue reale contenuto del presente recipiente con ripetuti brindisi ai nostri dei Bacci Tabacci Venerisque. Chi profanerà questa santa reliquia sia imprigionato e allontanato dal consesso umano. Gli siano lasciati solo gli occhi per piangere e le mani per li minuti piaceri. Il vescovo e nocchiero Saunière.”»
«E la data?»
«Be’, poco prima che terminassero la costruzione. Ha visto che bella stanza il Conservatore?» osservò Fouché, indicando la scrivania intarsiata, il trumeau e gli altri arredi.
«Vero, sembra mobilio italiano del Settecento. Piffetti, Maggiolini. Che stile è?»
«Luigi XX.» Lo pronunciò “icsics”.
«Via, sono numeri romani!» rise Londong. «Ventesimo.»
«No, proprio “ics-ics”. È opera dell’ebanista Luigi Garofalo, che era analfabeta e firmava i suoi mobili con una “ics”. Negli ultimi anni, dopo essere stato fatto nobile, firmava con due. La seconda “ics” era per “cavaliere”.»

(3-CONTINUA)